AUDRICH, Everardo
Nacque a Livorno il 19 sett. 1715 da Pietro, originario della Provenza, e da Livia Foschi, d'origine fiamminga. Entrato fra gli scolopi il 6 luglio 1733, vi compì i consueti corsi di studio e insegnò latino, poi filosofia e matematica nelle Scuole pie di Firenze, con un'interruzione dal 1740 al 1742, perché mandato a insegnare retorica nel collegio di Correggio. Continuò poi l'insegnamento sino alla nomina a rettore della casa professa di Firenze e successivamente a provinciale della Toscana, carica cui fu confermato per quattro volte consecutive dal 1772 al 1784. Nel 1793, eletto assistente generale dal capitolo del suo Ordine, si trasferì a Roma, dove rimase sino al 1799. Rientrato a Firenze, vi morì il 9 apr. 1801.
Insieme con il p. Pier Maria Soderini, pubblicò opere di Plauto, Terenzio e Seneca, con note: Comoediae et Tragoediae selectae ex Plauto, Terentio et Seneca, Florentiae 1748. Diede alle stampe l'anno dopo, anonimo, un oratorio per musica composto per la santificazione del Calasanzio: L'unione della pietà con le lettere...,Firenze 1749.
Nel 1751 prese ad insegnare matematiche, filosofia e scienze naturali. Frutto di questo suo interesse sono le egloghe filosofiche, che appaiono insieme con altri componimenti: Egloghe filosofiche ed altri poetici componimenti nei quali si spiegano varie delle più celebri opinioni della moderna fisica, Firenze 1753, con le quali l'A. tenta, secondo il gusto del tempo, di realizzare l'ideale, espresso nella introduzione, di una moderna poesia scientifica. Così illustrerà la propagazione della luce e la resistenza dei solidi, ma non disdegnerà motivi più duttili e apparentemente più suggestivi, come idilli sulle acque, canzoni sul fuoco, anacreontiche sull'eco, sulle acque minerali, ecc. Queste ultime composizioni lo resero celebre. Non v'è però nei metri e nel gusto dell'A. nulla che superi la sensibilità arcadica: più interessante, forse, il contenuto scientifico delle sue poesie, in cui appare vagamente gassendiano e gableiano, in armonia del resto con la tradizione del suo Ordine.
Interessato alle discussioni vive in quegli anni sulla "irritabilità" halleriana, fece esperimenti in materia.
Dal 1756 torna ai suoi interessì eruditi, scrivendo un trattato di numismatica, paleografia e cronologia, nel quale si trovano anche raccolte notizie sugli antichi calendari egiziani, ebraici, greci e romani: Institutiones antiquariae, quibus praesidia pro graecis latinisque scriptoribus nummis et marmoribus facilius intelligendis proponuntur...,Florentiae 1756.
Negli ultimi anni, insieme alla filosofia, insegnava antichità sacre e profane. Nel 1768 rifiutò l'offerta dei Du Tillot di dirigere il nobile Collegio di Parma. Nel 1779 si recò a Milano, dove aprì fra l'altro il collegio Calchi Taegi. In quest'occasione raggiunse Vienna, dove ottenne benefici da Maria Teresa ed ebbe occasione di conoscere il Metastasio.
Negli ultimi anni raccoglieva notizie sugli scolopi illustri.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753, p. 1231 (sub voce Audrichi); P. Pozzetti, Saggio sulla vita e sulle opere di E. A., Piacenza 1802; D. Moreni, Bibliografia storico ragionata della Toscana, I, Firenze 1805, p. 53; A. Checcucci, Commentario della vita e delle opere di Pompilio Pozzetti..., Firenze 1858, pp. 191-199; F. Pera, Appendice ai ricordi e alle biografie livornesi, Livorno 1877, pp. 95-101; T. Viñas, Index bio-biblíographicus..., I, Roma 1908, p. 136; Abd-el-Kader Salza, La lirica, Milano s. d., p. 253.