EVANGELISTI
. Sono gli autori dei quattro evangeli accolti nel canone neotestamentario: i tre sinottici (Vangelo di S. Matteo, S. Marco e S. Luca) più il Vangelo di S. Giovanni (v. vangeli).
La prima arte cristiana simboleggiò gli evangelisti nei quattro grandi fiumi del Paradiso (musaici e sarcofagi romani e ravennati), ma assai presto furono raffigurati anche dai quattro animali apocalittici visti da Ezechiele e da Giovanni (Mosaico di S. Pudenziana, S. Paolo fuori le mura a Roma, ecc.). Queste figure, che corrispondono agli avvenimenti principali della vita di Cristo (nascita, morte, resurrezione, ascensione), simboleggiarono gli evangelisti secondo che ciascuno trattò maggiormente uno di questi avvenimenti: Matteo è l'uomo, Luca il vitello, Marco il leone, Giovanni l'aquila. Hanno da due a sei ali, talora fornite d'occhi, e recano il Vangelo. In quest'aspetto sono quasi sempre intorno al Cristo o al suo simbolo; talora sono riuniti in un sol gruppo secondo la visione di Ezechiele (monatero di Vatopedi sul Monte Athos, sec. XII; pergamo in S. Giovanni Fuorcivitas a Pistoia, sec. XIII).
Come scrittori ispirati da Dio, sin dal sec. V gli evangelisti si trovano rappresentati in forma umana idealizzata, anche accompagnati dal loro simbolo (questo è raro nella prima arte orientale), seduti allo scrittoio o in piedi (musaici di S. Vitale a Ravenna, sec. VI; Monte Athos, Stavronikita, ms. 43; Luca della Robbia, porta di bronzo del duomo di Firenze, ecc.). L'arte occidentale nel Medioevo li raffigurò anche mostruosamente con la testa del loro simbolo su corpo umano (miniature irlandesi; battistero di Parma, sec. XIII; facciate delle chiese romaniche del Nord della Spagna): forma tralasciata dal sec. XIV in poi. Gli evangelisti diedero materia alle arti figurative come santi, con la loro leggenda.
S. Matteo non ha attributi speciali; viene rappresentato per lo più con un libro, talora con una lancia o un'alabarda in riferimento alla versione occidentale della sua morte, e, più raramente, con una borsa in mano a ricordo della sua professione di esattore. L'arte trattò alcuni avvenimenti della sua vita: la vocazione, il banchetto a Cristo, la morte (Carpaccio, Paolo Veronese, Caravaggio).
Assai più vasta e ricca è l'iconografia di S. Giovanni. Anche il Rinascimento italiano qualche volta lo rappresentò vecchio (Donatello nel duomo di Firenze), ma per lo più in aspetto giovanile. Profeta, è in luogo solitario, spesso in un'isola, a indicare Patmo, come apostolo fin dai secoli XII-XIV ha il calice col serpente nella sinistra, a ricordo del miracolo del veleno, e benedice con la destra; queste due rappresentazioni sono frequentissime nell'arte fiamminga e tedesca (A. Dürer, Luca di Leida, H. Memling, St. Lochner; in Italia Ercole De Roberti nella Galleria di Bergamo). Ma sempre e soprattutto va distinto per l'aquila e per il libro (Correggio in S. Giovanni in Parma). Largamente furono rappresentati nell'arte occidentale gli avvenimenti della sua vita in cicli o isolatamente (Roma, affresco in S. Giovanni in Laterano; vetrate d'Assisi; affreschi di Giotto a S. Croce, di Filippino Lippi a S. Maria Novella di Firenze, ecc.).
S. Marco, come evangelista, è invariabilmente accompagnato dal leone, per lo più alato. Già in qualche manoscritto greco si trova rappresentato con S. Pietro, che, secondo la tradizione, gli dettò il Vangelo. Patrono di Venezia, fu soggetto caro agli artisti veneti anche per i fatti leggendarî della sua vita (lavori supposti della cattedra del duomo di Grado; musaici in S. Marco di Venezia del secolo XII; dipinti di Gentile Bellini, del Tintoretto, ecc.).
Poco variata è l'iconografia di S. Luca. La rappresentazione più comune è quella in cui appare come pittore della Madonna. Il santo in questo aspetto si trova già rappresentato in miniature bizantine, poi largamente nell'arte occidentale, specie nel Medioevo e nel Rinascimento (dipinti di R. van der Weyden, del Memling, della scuola di Raffaello, incisioni, ecc.). È il patrono dei pittori. Un'altra tradizione lo dice medico, e perciò è anche rappresentato con una borsa di strumenti chirurgici. Come evangelista ha in mano il Vangelo e vicino il bue.
Bibl.: Ch. e G. Rohault de Fleury, Les Saints de la messe et leurs monuments, Parigi 1893-1900, voll. 10; P. Mayeur, Iconographie médiévale, in Revue de l'art chrétien, 1909, p. 102 segg.; O. M. Dalton, Byzantine art and archeology, Oxford 1911; Jameson, Sacred and Legendary Art, Londra 1911; K. Künstle, Ikonographie der Heiligen, Friburgo in B. 1926; id., Ikonographie der christlichen Kunst, Friburgo in B. 1928; A. M. Friend, The Portraits of the Evangelists in Greek and Latin Mss., in Art Studies, V (1927), pp. 115-47; VII (1929), pp. 3-29, Ch. Bréhier, L'art chrétien, 2ª ed., Parigi 1928.