EVANGELISTA da Reggio
Nato a Reggio Emilia, fu frate francescano; è documentato dal 1477 al 1494; l'unica notizia certa sulla sua famiglia è che ad E. sopravvisse il fratello ed erede Piero Zuane.
E. e il suo socio Iacopo Filippo de' Medici d'Argenta erano a capo del gruppo di miniatori attivi durante il ducato di Ercole I d'Este. La nostra conoscenza dell'attività di E. si fonda soprattutto sulla documentazione relativa ai ventuno grandi corali eseguiti per il duomo di Ferrara fra il 1473 e il 1535, ora presso il Museo del duomo.
Secondo una errata opinione risalente al Guarini (1621) queste miniature sarebbero state opera di Cosmè del Tura e sarebbero state commissionate da Bartolorneo Della Rovere, allora vescovo di Ferrara. Lo Scalabrini un secolo più tardi compiva un primo passo verso la correzione di questi errori trascrivendo i Libri della Fabbricae della sacrestia del duomo, ora perduti, in cui erano riportati i nomi degli artisti che parteciparono al progetto - fra i quali non compariva Cosmè - ed era indicato il vero committente, responsabile di tutte le spese, cioè il capitolo del duomo. Il Della Rovere, in realtà, ebbe solo un ruolo minore nell'iniziativa, malgrado la presenza del suo stemma in molti dei manoscritti. La veridicità della trascrizione dello Scalabrini fu confermata dall'Antonelli nel 1846, quando esistevano ancora i documenti originali. Tuttavia la pubblicazione dell'Antonelli contiene errori ed omissioni e solo nel 1982 lo studio del Lombardi ha apportato le necessarie rettifiche, utili particolarmente per capire la figura di E., che appare artista molto più importante di quanto fosse creduto in precedenza.
Nei documenti E. ed il suo socio lacopo Filippo de' Medici d'Argenta sono nominati come "conipagni" e sono pagati talvolta come bottega, talvolta singolarmente; risulta pertanto evidente la partecipazione di E. ad opere precedentemente attribuite solamente al Medici d'Argenta. Nel 1477-78 lavorò come amanuense agli antifonari 1, 2 e 3. Dal 1481, quando fu dato nuovo impulso al progetto, E. e il suo socio furono i più attivi nel gruppo dei miniatori che presero parte al lavoro, fra cui Andrea Dalle Veze (o Vieze), Giovanni Vendramini da Padova e Martino di Giorgio da Modena. E. usò occasionalmente un assistente, che pagò separatamente, Sebastiano, detto Batan o Bataino, un chierico della sacrestia. E. e il suo socio ebbero dal vescovo, come accadeva di frequente in quei tempi, una stanza da usare come bottega.
I corali di Ferrara a cui lavorò E. sono: l'Antifonario n. 1 (dall'avvento a Natale), del 1481, scritto e annotato da E. che, insieme col suo socio, contribuì a miniare il "principio" e molte delle miniature e delle lettere omamentali; l'Antifonario n. 2 (da Natale all'Epifania), del 1482, scritto e annotato da E. in cui sono di E. e del suo socio tutte le miniature più piccole e le lettere miniate; l'Antifonario n. 3 (dall'ottava dell'Epifania alla prima domenica di quaresima), del 1485, scritto da E. in cui sono di E. e del suo socio il principio, le miniature più piccole e le lettere; l'Antifonario n.4 (dalla prima domenica di quaresima alla domenica della settimana di Passione), del 1485, in cui i due principi e le miniature sono di mano di E. e del Medici; l'Antifonario n. 6 (da Pasqua alla festa della Ss. Trinità), del 1483, in cui le lettere sono di E. e del suo socio e lo sfondo d'oro di Bataino; l'Antifonario n. 11 (da Ss. Pietro e Paolo alla fine di agosto), del 1493-94, in cui E. fu autore della parte dorata del principio e delle sei lettere, ma la sua morte, avvenuta a Ferrara prima del 15 gennaio 1494, mise fine al lavoro.
In aggiunta a queste attività documentate, sono stati attribuiti a E. da Alexander (1969) altri quattro manoscritti sulla base dello stile e dei rapporti con l'ambiente ferrarese. Si tratta di breviari: Londra, (ex) Abbey Collection, cod. J.A. 7209 (1475-90 circa; passato sul mercato); Londra, British Library, cod. Add. 17294 (con le armi di Ercole I, dopo il 1474); gli altri due si trovavano un tempo rispettivamente nelle collezioni, oggi disperse, Yates Thompson di Londra e Dyson Perrins di Malvern. La critica è generalmente concorde nell'affermare che E. fosse il socio minore del Medici e che nei lavori dove erano pagati insieme l'opera sua, in generale, si limitasse alle parti ornamentali, mentre il suo socio eseguiva le scene figurate; tuttavia lo Hermann (1900) e il Salmi (1961) attribuiscono al solo E. il principio dell'Antifonario n. 3.
Nelle figure il suo stile, come quello del suo socio de' Medici, deve molto a Cosmè del Tura, come si nota nei drappeggi rigidi e angolosi, nell'uso di colori aspri, nei volti spigolosi, dominati da occhi infossati. Gli ornati di E. sono tipicamente ferraresi: spirali di acanto su fondo d'oro, piccoli medaglioni con uccelli, scimmie, cervi e medaglioni più grandi con busti di santi.
E. fu un abile esecutore di questo tipo di ornamenti, ma, come la maggior parte dei suoi contemporanei, non raggiunse il livello estetico della precedente generazione di miniatori ferraresi, attivi durante il regno di Borso d'Este.
Fonti e Bibl.: Ferrara, Bibl. Ariostea, CI. I, 447: G. A. Scalabrini, Memorie della cattedrale di Ferrara (ms. XVIII sec.), I, ff. 37v-44v (trascritto in Lombardi, 1982, pp. 397-411; Ibid., CI. I, 456: Id., Le rendite e le spese della sacrista della Metropolitana di Ferrara; M. A. Guarini, Compendio historico... delle chiese e luoghi pii della città e diocesi di Ferrara, Ferrara 1621, p. 15; G. A. Scalabrini, Memorie istoriche delle chiese di Ferrara e dei suoi borghi, Ferrara 1773, pp. 14, 40; G. Baruffaldi, Vite de' pittori e scultori ferraresi, I, Ferrara 1844, p. 65; G. Antonelli, Documenti risguardanti i libri corali del duomo di Ferrara, Bologna 1846, pp. 8 s., 13 -25; L. N. Cittadella, Notizie amministrative, storiche, artistiche relative a Ferrara, Ferrara 1868, pp. 69 s.; Id., Documenti ed illustrazioni riguardanti la storia artistica ferrarese, Ferrara 1868, p. 641; G. Campori, Notizie dei miniatori dei principi Estensi, in Atti e mem. della R. Deputaz. di storia patria per le provv. modenesi e parmensi, II (1872), pp. 16, 245; G. Gruyer, L'art ferrarais, II, Paris 1897, pp. 78, 437 ss.; A. Venturi, La miniatura ferrarese e il Decretum Gratiani nel secolo XV, in Le Gallerie nazionali italiane, IV (1899), p. 194; H. J. Hermann, Zur Geschichte der Miniaturmalerei am Hofe der Este in Ferrara, in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen des allerhöchsten Kaiserhauses, XXI (1900), pp. 202-208, 263 ss.; K. ChIedowsky, Der Hof von Ferrara, II, Berlin 1910, p. 521; P. D'Ancona-E. Aeschlimann, Dictionnaire des miniaturistes du Moyen Age et de la Renaissance, Milano 1949, p. 68; C. Padovani, La critica d'arte e la pittura ferrarese, Rovigo 1954, pp. 596-601; M. Salmi, Pittura e miniatura a Ferrara nel primo Rinascimento, Milano 1961, pp. 41, 43, fig. 36; M. Salmi, La miniatura, in Tesori delle biblioteche d'Italia. Emilia e Romagna, a cura di D. Fava, Milano 1962, pp. 351 s.; J. J. G. Alexander-A. C. de la Mare, The Italian manuscripts in the Library of major J. R. Abbey, New York-Washington 1969, pp. 137 ss., tavv. LXIb-LXIV; Libri manoscritti e a stampa da Pomposa all'umanesimo (catal.), Venezia 1982, pp. 161, 177 s.; T. Lombardi, I corali del Museo del duomo, in La cattedrale di Ferrara, Ferrara 1982, pp. 356 s., 369 s., 383; B. Giovannucci Vigi, Iacopo Filippo d'Argenta, il maggior miniatore dei corali della cattedrale di Ferrara, in Libri manoscritti e a stampa da Pomposa all'umanesimo. Atti del convegno. Ferrara 1982, a cura di L. Balsamo, Firenze 1985, pp. 107 s., 110, 113; C. M. Rosenberg, Eigteenth-century North Italian painting and drawing, Boston 1986, p. 206; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, pp. 95 s.