Schorm, Evald
Regista cinematografico ceco, nato a Praga il 15 dicembre 1931 e morto ivi il 14 dicembre 1988. Insieme a Pavel Juráček e Jan Němec ha rappresentato negli anni Sessanta il filone del cinema della Nová Vlna caratterizzato da ironia e disperazione esistenziale. Dopo la fine della Primavera di Praga, per il suo cinema di riflessione attraversato da un senso religioso dell'esistenza, fu allontanato dai circuiti produttivi e dovette accontentarsi, sino alla fine della sua vita, di qualche lavoro televisivo e di regie liriche in provincia. Con il film d'esordio Každý den odvahu (1964, Il coraggio d'ogni giorno) vinse nel 1966 il Grand prix al Festival di Locarno; l'anno successivo, sempre a Locarno, ricevette una menzione per Návrat ztraceného syna (1966, Il ritorno del figliol prodigo).
Con il suo film di diploma alla FAMU (la Facoltà di cinema dell'Accademia delle Muse) intitolato Turista (1961), S., proponendo la storia di un operaio dalla vita infelice, scelse un cinema di scavo che approfondì con i successivi cortometraggi documentari Helsinky (1962), Stromy a lidé (1962, Alberi e uomini), Železničáři (1963, Ferrovieri) e Žít svůj život (1963, Vivere la propria vita). Successivamente, dopo Proč? (1964, Perché?) e Zrcadlení (1965, Riflessi), la critica iniziò a parlare di 'realismo critico schormiano': i due cortometraggi trattavano, rispettivamente, il tema della vita (l'alto numero di aborti stava provocando nel Paese un processo di denatalità) e della morte, analizzando il modo in cui vivevano i malati fisici e mentali, gli anziani, gli scampati al suicidio. Negli stessi anni S. esordì nel film a soggetto realizzando Každý den odvahu, storia di un operaio comunista (un grande Jan Kačer) in crisi politico-esistenziale nonché sentimentale (l'insoddisfatta fidanzata era Hana Brejchová); con questo lavoro S. introduceva nel cinema ceco cifrati rimandi alla filosofia di J.-P. Sartre e A. Camus, mentre, sul piano formale, nelle scene iniziali in fabbrica citava Alain Resnais attraverso un particolare uso del carrello. L'anno seguente partecipò al film collettivo Perličky na dně (1965, Perline sul fondo) tratto da B. Hrabal, con l'episodio Dům radosti (La casa della gioia), una riflessione esistenziale giocata tra realtà e surrealtà. Con il premiato Návrat ztraceného syna offrì l'analisi del difficile rapporto di una giovane coppia durante i frequenti soggiorni di lui in un ospedale psichiatrico e firmava un apologo su sanità e 'normale' follia.
Successivamente, in Pět holek na krku (1967, Cinque ragazze sul collo) il regista mostrò una mano felice anche nella commedia dai risvolti amari, raccontando storie di amori giovanili ambientati in provincia e affrontando il tema dell'invidia con alcune insospettate soluzioni che ricordano i film di Miloš Forman. In questo stesso genere colse ottimi risultati con Farářův konec (1968, La fine di un parroco) che, tratto da un racconto di J. Škvorecký, ripercorre la storia di un sagrestano di città (l'insuperabile Vlastimil Brodský) che si finge prete in campagna e, scoperto, si uccide; nel film il sottile umorismo surreale di tutta la vicenda viene improvvisamente bruciato da uno dei più amari ed espliciti finali del cinema della Nová Vlna, la scena del suicidio in chiesa. Il film successivo, Den sedmý, osmá noc (1969, Il settimo giorno, l'ottava notte) ambientato in un villaggio della campagna boema, è una sferzante parodia contro l'ipocrisia politica, il ridicolo di una cultura imposta dall'alto, i rapporti umani falsati dalla paura: il film fu giudicato 'offensivo verso il socialismo' e vietato.
Nel 1988, grazie alla timida apertura politica seguita alla perestrojka sovietica, pur stanco, malato e deluso, tornò alla regia, dopo più di vednt'anni, con Vlastně se nic nestalo (Tutto sommato non è successo niente). Il film, storia di una madre che soffoca la figlia per troppo amore, risentì della lunga inattività del regista per i tempi teatrali e per la psicologia troppo deterministica. Nello stesso anno S. firmò per la Laterna magika anche l'eccellente spettacolo teatrale Odysseus, un misto di balletto, cinema, fotografia, recitazione, esperimenti audio. Particolarmente interessante il postumo Zmatek (Confusione), un documentario di grande impatto sull'invasione di Praga dell'agosto 1968, girato appunto in quell'anno, ma montato soltanto nel 1990.
P. Hames, The Czechoslovak new wave, Berkeley 1985, passim; Nová Vlna, a cura di R. Turigliatto, Torino 1994, passim.