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eutrapelia

di Andrea Mariani - Enciclopedia Dantesca (1970)
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eutrapelia

Andrea Mariani

Il termine greco era noto nel Medioevo per il tramite dell'Etica di Aristotele, che elencando le undici virtù nominava, appunto, l'e. (da εὐ + τρέπω, " mi volgo bene ", " mi comporto piacevolmente ").

Il passo di Aristotele (Eth. nic. II 7, 1108a 23-24), " Circa delectabile autem, quod quidem in ludo medius quidem eutrapelus, et dispositio, eutrapelia [εὐτραπελία] " (cfr. IV 8, 1128a 9-10 " Moderate autem ludentes eutrapeli appellantur, puta bene vertentes ") è ripreso da D. in Cv IV XVII 6, e l'E. viene come decima virtù: La decima [virtù] si è chiamata Eutrapelia, la quale modera noi ne li sollazzi facendo, quelli usando debitamente. Questa virtù, dunque, che i Latini chiamavano iocunditas, comitas, o meglio ancora urbanitas, consiste nella capacità di vivere in compagnia, e nel saper godere debitamente del piacere di stare con gli altri, in cambio offrendo agli altri un atteggiamento cordiale e affettuoso.

Vocabolario
eutrapelìa
eutrapelia eutrapelìa s. f. [dal gr. εὐτραπελία «comportamento piacevole», comp. di εὖ «bene1» e τρέπω «volgere»]. – Secondo Aristotele, virtù che consiste nel tenere il giusto mezzo riguardo al godimento dei piaceri: La decima [virtù morale]...
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