EUTICHIO
Non si conoscono né l'anno di nascita, né le origini di questo vescovo attestato a Faenza nella prima metà del sec. XI. Incerta risulta anche essere, l'esatta grafia del suo nome, che nella scarsa documentazione contemporanea sino a noi pervenuta compare nelle varianti "Eticus, Euthicus, Eutychius" e altre ancora; mentre nei cataloghi episcopali della diocesi - il primo certamente composto a Faenza è quello compilato intorno all'anno 1610 dal notaio Bernardino Azzurrini - si trova sempre registrato un certo vescovo Eticone vissuto nel sec. XI.
E. viene ricordato per la prima volta nel marzo (16 o 18) dell'anno 1032 nell'atto con cui Bonifacio, marchese di Toscana, aggiudica alla Chiesa di Ravenna numerose terre situate nel Ferrarese e occupate da certi Buccolone, Guido e Guarino. Un secondo documento, datato 23apr. 1045, è relativo all'atto con cui E., essendo andati distrutti tutti i documenti dell'archivio della cattedrale di Faenza nel corso di un furioso incendio, che aveva divorato buona parte della città, confermò al capitolo della cattedrale, alla presenza di autorevoli testimoni ed enumerandole, tutte le donazioni fatte dai suoi predecessori.
Tale pergamena, che riveste una notevole importanza per la storia della Chiesa faentina, viene tradizionalmente indicata come la "Carta d'Eutichio": su questo atto si basano tutti i privilegi poi concessi a quel capitolo da autorità religiose e civili, ai quali ben presto si aggiunsero ulteriori donazioni di privati. In quest'atto inoltre, tra i numerosi testimoni figurano un "Aldebrandus de Rainerio Grammatico", un "Indebrandus Scolasticus" e un "Rusticus Scolasticus": per alcuni storici locali, tali presenze sono una prova sicura dell'esistenza, a Faenza, di una scuola vescovile allora attiva presso la cattedrale.
Qualche anno dopo, nel mese di ottobre del 1052pare che E. fosse a Bamberga al seguito del papa Leone IX, il quale, prima di recarsi in Germania, era passato per la Romagna. Il 6 novembre dello stesso anno, ad ogni modo, E. si trovava a Tribur, dove sottoscrisse insieme con parecchi vescovi germanici e con il vescovo di Verona la bolla con cui Leone IX confermò i privilegi che erano stati concessi dai suoi predecessori alla Chiesa di Bamberga. Tali privilegi erano già stati letti il 18 ottobre alla presenza dell'imperatore Enrico III e di molti vescovi, tra cui lo stesso E., il quale tornò in Italia sempre al seguito di Leone IX, passando per Worms (25dicembre) e per Augusta (2febbr. 1053) e giungendo a Ravenna il 13 marzo successivo. Pertanto, anche se non si hanno ulteriori testimonianze in merito, si può senz'altro ritenere che E. si fosse allora schierato dalla parte dei movimento riformatore promosso dalla Chiesa romana, movimento che assunse rilievo proprio in questi anni con il pontificato di Leone IX, un papa che si prodigò in viaggi missionari attraverso l'Italia ed i regni di Francia e di Germania allo scopo di promuovere personalmente la convocazione di sinodi per la restaurazione della vita morale e religiosa del clero e del popolo cristiano.
Inoltre, risulta abbastanza verosimile (come ebbe ad affermare il Lanzoni, sulla scorta dello Strocchi) che lo stesso vescovo E. abbia favorito le fondazioni, fatte poi da Pier Damiani - altro eminente predicatore della riforma - nel territorio della diocesi faentina tra il 1050 e il 1060, del monastero di S. Giovanni di Acereto e dell'eremo di S. Barnaba di Gamugno.
Il 23 genn. 1056 E. fece una donazione ai chierici ostiari della cattedrale, assegnando loro tutte le rendite che un tal Ugone degli Ubaldi e la di lui moglie Imelda avevano precedentemente donato alla sua Chiesa. Questo risulta essere l'ultimo atto di governo compiuto da E. di cui si ha memoria. Infatti, al suo posto, in quello stesso anno - secondo i cronisti faentini - appare gia eletto un nuovo vescovo nella persona di Pietro.
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