EUTICHIDE (Εὐτυχίδης, Eutychides)
Conosciamo quattro scultori greci di questo nome. Il primo, E. di Sicione e scolaro di Lisippo, fu attivo verso il 300 a. C. Tre opere in bronzo, certamente di lui, sono ricordate da scrittori antichi: la Tyche (personificazione) di Antiochia sull'Oronte, di proporzioni colossali, la figura dell'Eurota, e la statua di Timostene eleo, dedicata in Olimpia per una vittoria nella gara dei fanciulli allo stadio. Soltanto la Tyche s'è potuta identificare in piccole riduzioni d'età romana, perché riprodotta sulle monete: copie più fedeli sembrano alcune figurine in bronzo e un torsetto marmoreo del museo di Budapest; un po' variata la statuetta del Vaticano (v. antiochia, III, p. 510, figura). Nella costruzione dei volumi e nello schema del drappeggio E. appare qui uno dei più felici artisti del primo ellenismo; il documento è prezioso per la scuola cui appartiene e per la datazione sicura, in rapporto alla fondazione della città, sul principio del secolo III. Copia romana in marmo dell'Eurota potrebbe essere la mezza figura acefala d'un giovane, al Vaticano, in atto di nuotare, poco diverso dall'Oronte che è sotto la statua della Tyche, cinto alle anche da erbe che vogliono indicare le ripe d'un fiume: l'attribuzione è tuttavia assai discussa. Plinio menziona di E. un Bacco marmoreo nella raccolta di Asinio Pollione (Nat. Hist., 36, 34) e una Vittoria che guida la biga, dipinta su tavola (ibid., 35, 41), ma potrebbe trattarsi di omonimi. L'artista ebbe uno scolaro, Cantaro, suo concittadino, che collocò statue d'atleti in Olimpia.
Il secondo fu probabilmente ateniese: la firma su un frammento di base, trovata all'Acropoli, si data per la paleografia nel sec. II a. C.
Del terzo abbiamo nove basi di statue onorarie con la firma, trovate a Delo: lavorò intorno al 100 a. C., e non sembra identificabile con il precedente, benché possa ritenersi suo concittadino e, con probabilità, suo consanguineo.
Il quarto fu figlio di Zoilo, da Mileto: un epitafio in versi d'età romana, già conservato a Venezia, ci fa sapere ch'egli morì a 16 anni, e vanta con iperbole retorica l'eccellenza artistica del defunto che sarebbe stato una sorta di enfant prodige nella scultura
Bibl.: W. Amelung, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XI, Lipsia 1915, p. 93 segg.; G. Dickins, Hellenistic sculpture, Oxford 1920, p. 33, ecc. W. Klein, Vom antiken Rokoko, Vienna 1921, p. 100, ecc.; H. Stuart Jones, The sculptures of the Palazzo dei Conservatori, Oxford 1923, p. 147.