EUSTAZIO di Sebaste
Vescovo di questa città (metropoli della provincia romana Armenia prima) circa il 356, da giovane fu discepolo di Ario, in relazione con Eusebio di Nicomedia, e condannato per varie eccentricità. Poi divenne uno dei capi del partito omousiano (v. arianesimo), seguendone la sorte e prendendo parte attiva a concilî e trattative con la corte imperiale e con la chiesa di Roma. Ma E. fu soprattutto l'introduttore dell'ascetismo nell'Armenia romana e nel Ponto: benché con esagerazioni (disprezzo per lo stato coniugale, uso di digiunare la domenica anziché nei giorni stabiliti, celebrazioni liturgiche particolari, astensione assoluta dalle carni, affermazione della superiorità o almeno parità degli asceti di fronte ai martiri, ecc.) nelle quali non è difficile scorgere l'influsso del dualismo manicheo e che provocarono la condanna sua e dei seguaci nel concilio di Gangra (di data incerta tra il 340 e circa 365; i più sono per la prima). Tuttavia E., che si sarebbe sottomesso, esercitò grande influenza su san Basilio di Cesarea, spingendolo verso la vita ascetica, tanto che alcuni attribuivano a E. la paternità della stessa regola di Basilio. I rapporti tra i due rimasero buoni finché Basilio, incerto sull'ortodossia delle opinioni di E. circa la divinità dello Spirito Santo, volle fargli firmare una formula di fede, per concretare la quale trattò con avversarî di E.; questi pubblicò allora un'antica lettera di Basilio ad Apollinare di Laodicea. Ne nacque un'incresciosa polemica epistolare, il cui ultimo documento è del 377, e che probabilmente contribuì a sospingere E. tra i cosiddetti pneumatomachi.
Bibl.: F. Loofs, E. v. Sebaste, ecc., Halle 1898; id., in Realencykl. f. protest. Theol. u. Kirche, 3ª ed., V, Lipsia 1898, s. v.; Hefele-Leclercq, Histoire des conciles, I, ii, Parigi 1907, p. 1029 segg.; F. Zucchetti, Il sinodo di Gangra e uno scritto pseudo-atanasiano, in Ricerche religiose, I (1925), p. 548; id., E. di S. e Basilio di Cesarea, ibid., II (1926), p. 17 segg.