EUSTAZIO (Εὐστάϑιος, Eustathius) d'Antiochia
Originario di Sidia in Panfilia, intervenne al concilio di Nicea (325) come vescovo d'Antiochia, al quale seggio era stato eletto un anno o due prima. Fu uno dei più decisi avversarî dell'arianesimo: perciò fu osteggiatissimo dai seguaci di questo, i quali nel sinodo da loro tenuto nel 330 ad Antiochia lo deposero e ottennero dall'imperatore il suo esilio a Traianopoli in Tracia. Sembra che sia morto ivi non molto dopo, quantunque già anticamente (Crisostomo, Hom. in S. Eust., 4) si sia ritenuto che sopravvivesse fino al 360.
Come si raccoglie da antichi testimoni (Girolamo, De viris ill., 85. ecc.), E. scrisse molto ed esercitò grande efficacia sui suoi contemporanei. Ma della sua produzione, escluse le opere certamente spurie e pochi frammenti genuini, non è rimasto che il trattato, ricordato già da Girolamo, Κατὰ 'Ωριγένους διαγνωστικὸς εἰς τὸ τῆς ἐγγαστριμύϑου ϑεώρημα (De engastrimytho adv. Origenem), in cui, riferendosi all'evocazione dello spirito di Samuele fatta dalla maga di Endor (I Samuele, XXVIII), impugna la spiegazione di Origene, che aveva ritenuto realmente avvenuta l'evocazione. Il Commentarius in Hexaemeron pubblicato da L. Allacci (Lione 1629) è spurio.
Ediz.: Patrol. graeca, XVIII; di frammenti greci e siriaci, in Pitra, Analecta sacra, II e IV, Parigi 1883-84; dell'Engastrimythus a cura di A. Jahn, in Texte und Untersuch., II, iv, Lipsia 1886; di un'omelia cristologica, in F. Cavallera, S. Eust. ep. Ant. in Lazarum, Mariam et Martham homilia christol., Parigi 1905.
Bibl.: O. Bardenhewer, Geschichte der altkirkl. Lit., III, 2ª ed., Friburgo in B. 1923, pp. 230-37; R. V. Sellers, E. of A., Cambridge 1928.