MANFREDI, Eustachio
Matematico e letterato, nato a Bologna il 20 settembre 1674, morto ivi il 15 febbraio 1739. Dal 1699 lettore pubblico di matematica nello Studio di Bologna, dal 1711 soprintendente delle acque del territorio di Bologna e astronomo dell'Istituto; fondatore dell'Accademia di Bologna, letterato e poeta di grido. Dotato di forte ingegno, abile a tutte le scienze, e di geniale disposizione alle lettere e alla poesia, rivolse dapprima i suoi studî alla filosofia e alle lettere classiche, di poi alle materie giuridiche e si addottorò in ambo le leggi; ma presto abbandonò gli studî legali per quelli della matematica e dell'astronomia. Ancora giovinetto, raccolse nella sua casa un'eletta schiera di giovani, per studiare e discutere, in ammirabile eclettismo, sopra argomenti filosofici, storici, letterarî, scientifici, e per esercitarsi nelle osservazioni astronomiche e nelle esperienze fisiche. Sorse così, quasi per reazione contro l'abbandono in cui allora si trovava lo Studio pubblico, un'accademia, che prese nome degli "Inquieti", e da quegli umili inizî seppe elevarsi a fama mondiale, e promuovere quel movimento di riforma, che, con la fondazione dell'Istituto, innestava nella vecchia università medievale la più vivace, e, per tutto il sec. XVIII, la più famosa delle istituzioni scientifiche europee.
L'attività scientifica del M. ci è affermata da una trentina di opere a stampa, delle quali le più famose sono le Ephemerides motuum coelestium (1715-1750), che resero celebre in tutto il mondo scientifico l'osservatorio astronomico di Bologna. Come idraulico acquistò grande grido, sia per gli scritti, sia per le opere, cui attese con infaticabile attività, sulla sistemazione delle acque; tanto che si disse di lui che: "non fu questione d'acque alquanto grave in Italia che a lui non si portasse".
Ma alle doti dello scienziato si accompagnano in lui doti non comuni di letterato e di poeta. Egli è considerato come capo e maestro di quel gruppo di Bolognesi che viene detto "dei riformatori della bella letteratura italiana all'inizio del sec. XVIII". Fu dei primi in Italia che osarono contrapporre alle gonfiezze secentesche la semplicità e la leggiadria dei trecentisti. Le sue rime, stampate sei volte nel sec. XVIII (dal 1713 al 1793) e non dimenticate neppure nel sec. XIX, d'amore, sacre, d'occasione, hanno i soliti modesti pregi di temperanza fantastica, di lindura stilistica, di correttezza metrica, che caratterizzano in ogni tempo la produzione degli uomini di buon gusto, e sono delle più lontane dai difetti di sciatteria, di sdolcinatezza, di fatuità, che infestano la letteratura del primo Settecento.
Bibl.: F. Zanotti, Elogio del dott. E. M., Verona 1739; E. Bortolotti, Origine e progressi della R. Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna, in Mem. della R. Acc. delle Sc. di Bologna, serie 8ª, Suppl. al tomo I (1923-24); D. Provenzal, I riformatori della bella letteratura italiana, Rocca S. Casciano 1900; F. Foffano, Rime scelte di E. M., Reggio Em. 1888.