FERRARI, Euseibio
Originario probabilmente di Vercelli, figlio di Bernardino di Pezzana, è con tutta verosimighanza da identificare con il "magistro Eusebio fabricatori", responsabile della progettazione e della fondazione della chiesa di S. Sebastiano a Biella nel 1500, benché la sua attività posteriore sia soprattutto nel campo della pittura (il nome è registrato in un memoriale dell'Archivio comunale di Biella su alcune spettanze della chiesa stessa: Torrione, 1949).
Dopo questi promettenti inizi come architetto di formazione bramantesca, il F. scompare dai documenti piemontesi, verosimilmente per un viaggio a Roma testimoniato dalla firma "Eusebio de Vercelli" graffita sulla volta gialla della Domus aurea (Dacos, 1969) e dalla evidente dipendenza da modelli centroitaliani delle grottesche che gli sono state attribuite nel palazzo dei protonotario Annibale Paleologo, ora palazzo Verga, a Vercelli, circa 1505-1508 (Romano, 1983-84). A questo momento di radicale aggiornamento su modelli centroitaliani archeologizzanti (Ripanda, Sodoma e Signorelli in particolare) possono essere collegati la cosiddetta Madonna della Provvidenza, in S. Giuseppe a Borgomanero (Venturoli, 1992), il bellissimo Angelo annunciante già nella chiesa delle Grazie o della Visitazione a Vercelli, ora presso il locale Museo Borgogna (Romano, 1976 e 1989), e forse una indiretta responsabilità nell'avvio delle complesse campagne decorative di palazzo Alciati, sempre a Vercelli.
Il 26 luglio 1508 il F., "filius quondam magistri Bernardini Ferrari", agi come garante di Gaudenzio Ferrari (del quale, nonostante il cognome comune, non risulta essere parente) nel contratto con i confratelli della Compagnia di S. Anna a Vercelli per la pala dell'altar maggiore della loro chiesa (di fronte al palazzo Verga sopra citato).
Pochi giorni dopo (30 luglio 1508) il F. ricevette 20 fiorini di anticipo per la pala commessa a Gaudenzio Ferrari e li passò immediatamente ad Amedeo Giovenone, incaricato di eseguirne la cornice (Schede Vesme, 1982; al Vesine risalgono tutti i documenti citati se non è indicata altra fonte). Il prestigio vercellese del F. è confermato dalla presenza come padrino a battesimi in S. Maria Maggiore del 4 febbr. 1509 e del 6 genn. 1511; forse è ancora lui il "magister Heusebius Ferrerius", confratello della Società e Consortia di S. Giovanni, che a Torino presenzia alla definizione di un docuniento del 13 genn. 1510 riguardante Martino Spanzotti e la sua pala per l'altare di S. Giovanni Battista nel duomo di Torino.
Il 26 ag. 1511 il F. s'impegnò con i confratelli di S. Anna a decorare ad affresco la loro cappella (per la cifra cospicua di oltre 225 fiorini), da portare a termine entro la Pasqua del 1512 (l'opera fu saldata il 27 ag. 1512); nulla resta purtroppo di tale impresa dal momento che anche gli affreschi (già nella sacrestia di S. Anna e ora presso il Museo Borgogna di Vercelli) appartengono ad una campagna decorativa precedente, ancora di carattere spanzottiano-defendentesco (Viale, 1969). Gaudenzio Ferrari era impegnato in quello stesso periodo per il polittico di Arona e verosimilmente anche già per gli affreschi in S. Maria delle Grazie a Varallo, ma la distanza delle sedi operative non interruppe il rapporto tra i due pittori: una tavola con la Natività, in collezione privata torinese, da tempo considerata la prima opera conosciuta del F. (Griseri, 1956; Romano, 1989), prova che gli era noto quanto Gaudenzio andava elaborando per la tavola centrale dei polittico di Arona.
La fitta rete di rapporti sociali e di lavoro intrattenuta dal F. è documentata fra l'altro dal contratto del 27 marzo 1517 con il pittore vercellese Efrem Oldoni, il quale aveva posto a bottega il proprio figlio Ercole presso il F. per otto anni (il contratto venne interrotto il 13 apr. 1518 e il contenzioso tra i contraenti fu risolto con un arbitrato favorevole al F. il 4 genn. 1519: Colombo, 1883; Schede Vesme, 1982).
Nel 1519 il F. eseguì una pala per la chiesa del Carmine a Vercelli raffigurante la Vergine col Bambino e i ss. Eusebio, Apollonia, Alberto Carmelitano, Caterina e due donatori.
La pala è stata identificata con una grande tavola, ora presso il Museo civico d'arte antica di Torino, grazie ad una descrizione secentesca che riporta anche una scritta ora scomparsa: "quest'opera l'ha fatta far la compagnia della Madonna del Carmine al tempo che era priore Jacobo Balio di Xigliano. 1519" (Colombo, 1883; Romano, 1990). Il recupero e l'attribuzione della pala datata del Carmine, che costeggia con festoso cromatismo le opere di Gaudenzio Ferrari negli anni 1515-1520, ha consentito di precisare meglio l'ambito cronologico e la verosimile committenza al F. del trittico con Natività tra s. Gerolamo e l'arcangelo Raffaele, ora nella Gemäldegalerie di Magonza, ma già sull'altare dei Tizzoni, conti di Desana, in S. Paolo a Vercelli (Chicco, 1982). Le notizie utili su questa pala (che si rivela notevolmente eccentrica nel panorama pittorico vercellese del secondo decennio) sono state trasmesse da fonti locali manoscritte (Bellini, Galateri, Ranza), ma il De Gregory (1819-20) ricorda anche la sorprendente firma "Eusebius Ferrarius Vercellensis operabatur penicillo apelleo" (Rieffel, 1891). Si tratta di un tipo di segnatura non corrente a Vercelli, ma noto per esempi casalesi; e il possibile collegamento sembra essere confermato dallo stile e dal ductus pittorico delle tavole ora in Germania, più arcaici che nella pala del 1519 e forse sensibili alla produzione di Pietro Grammorseo. Questa serie di accertamenti rende plausibile l'ipotesi che il trittico di Magonza corrisponda alla pala eseguita dal F. per Giovanni Antonio Tizzoni, cui accenna un saldo del 25 genn. 1519.
Il successo e le conseguenti possibilità economiche consentirono al F. di rilevare dai propri fratellì, Benedetto e Giovanni Antonio, un appezzamento di terra (7 marzo 1520) e di affittare per tre anni una casa con bottega nella vicinia di S. Michele (22 maggio 1520). Il 12 luglio 1522 assisteva come padrino al battesimo di Cesare, figlio di Giovanni Domenico da Novara, e tra i compari di battesimo risulta anche il "magister" Gerolamo da Novara, forse il Gerolamo Tornielli novarese che aveva decorato con candelabre e grottesche antichizzanti l'interno della chiesa di S. Sebastiano a Biella. progettata dal F.; l'anno successivo, il 5 maggio 1523, il F. liquidò a Giacomo Lisca da Vercelli la dote della propria sorella Caterina.
Terminano a questo punto i documenti vercellesi riguardanti, in modo diretto, la vita del F. perché, con tutta verosimiglianza, non si riferisce a lui, bensì ad Eusebio Oldoni, un documento del 18 sett. 1526 che coinvolge Margherita della Galandra, moglie di un Eusebio pittore. Forse il F. morì nel corso della peste che infierì a Vercelli (e in tutta la Valpadana) negli anni 1522-1524, e quindi non dovette dedicare troppo tempo a un compito, nuovamente da architetto e decoratore, previsto per lui da Mercurino Arborio di Gattinara, il quale aveva incaricato il "maestro Eusebio pittore che ha fatto li modelli et disegni per le due case" di soprintendere alla decorazione della facciata del proprio palazzo di Gattinara in modo analogò a quanto già realizzato nei palazzi di Vercelli e di Casale Monferrato (Claretta, 1897; Bornate, 1899). Anche l'ultima opera a lui riferibile con sicurezza, la piccola pala con il Matrimonio mistico di s. Caterina e i ss. Antonio e Gaudenzio, gia nel castello degli Avogadro a Valdengo ed ora presso la Pinacoteca Sabauda di Torino (Romano, 1975), dovrebbe cadere entro il 1524: lo stile, ancora quello della pala del Carmine, ma meno sostenuto sul piano esecutivo, non si oppone a questa collocazione cronologica. La notizia sicura della avvenuta morte del F. risulta comunque solo il 28 giugno 1533, quando i suoi figli (Francesco, Amedeo e Guglielmo) se ne dichiararono eredi al momento di vendere un appezzamento di terreno.
Nel profilo biografico e stilistico del F. non può trovare posto la nota pala con la Trinità, santi e donatore, che il De Gregory (1819-20) ricorda nella collezione Gattinara a Vercelli con la firma del F. e la data 1530, ora sul mercato antiquario; la sospetta segnatura oggi non è più leggibile sul dipinto e lo stile suggerisce piuttosto un'attribuzione alla giovinezza di Bernardino Lanino (Romano, 1986).
Fonti e Bibl.: G. De Gregory, Istoria della vercellese lett. ed arti, II, Torino 1819-20, pp. 232 s.; C. Dionisotti, Notizie biogr. dei vercellesi illustri, Biella 1862, pp. 206 s.; G. Colombo, Vita ed opere di G. Ferrari, Torino 1881, pp. 42, 55, 224, 283; Id., Docum. e notizie intorno agli artisti vercellesi, Vercelli 1883, pp. 76-79, 102-108, 357 s., 374 s., 397-402; C. Bornate, Ricerche intorno alla vita di Mercurino Gattinara gran cancelliere di Carlo V, Novara 1889, p. 50; F. Rieffel, Studien aus der Mainzer Gemäldegalerie. E. F. und die Schule von Vercelli, in Repertorium für Kunstwissenschaft, XIV (1891), pp. 275-292; G. Claretta, Notizie per servire alla vita del gran cancelliere di Carlo V Mercurino di Gattinara, in Mem. della R. Accad. delle scienze di Torino, s. 2, XLVII (1897), p. 138; A. Roccavilla, L'arte nel Biellese, Biella 1905, p. 138; W. Suida, Die Spätwerke des Bartolomeo Suardi genannt Bramantino, in Jahrbuch der kunsthistorischen Sammlungen des A. Kaiserhauses, XXVI (1906-07), pp. 299, 304; S. Weber, Die Begründer der piemonteser Malerschule ini XV. und zu Beginn des XVI. Jahrhunderts, Strassburg 1911, p. 32; S. Weber, F. E., in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, Leipzig 1915, p. 447; A. Baudi di Vesme, I principali discepoli del pittore Martino Spanzotti, in Atti della Società piemontese di archeologia e belle arti, IX (1918), 1, pp. 58-72; V. Viale, Gotico e Rinascimento in Piemonte (catal.), Torino 1939, p. 164; A. M. Brizio, La pittura in Piemonte dall'età romanica al Cinquecento, Torino 1942, pp. 119 s., 201 s.; P. Torrione, La basilica di S. Sebastiano a Biella, Biella 1949, pp. 5-17, 115-123; A. Griseri, I gaudenziani, in Mostra di G. Ferrari (catal.), Milano 1956, pp. 69, 72-74, 121-123; V. Bussi, Un dimenticato pittore del '500: E. Ferraris da Pezzana, in L'Eusebiano, aprile-maggio 1962; L. Mallè, Intorno alla questione Eusebio-Gaudenzio, in Incontri con Gaudenzio, Torino 1969, pp. 189-194; N. Dacos, La découverte de la Domus Aurea et la formation des grotesques à la Renaissance, London-Leiden 1969, p. 144; V. Viale, Civico Museo Francesco Borgogna. I dipinti, Vercelli 1969, p. 34; G. Romano, Casalesi del Cinquecento, Torino 1970, p. 29; Id., in Soprintendenza alle Gallerie e alle opere d'arte del Piemonte, Recuperi e nuove acquisizioni (catal.), Torino 1975, pp. 25-27; Id., in Opere d'arte a Vercelli e nella sua provincia. Recuperi e restauri 1968-1976 (catal.), Vercelli 1976, pp. 17 ss.; Schede Vesme. L'arte in Piemonte, IV, Torino 1982, pp. 1293 ss.; G. Chicco, La chiesa ed il convento di S. Paolo in Vercelli attraverso i secoli, Vercelli 1982, p. 53; G. Romano, E. F. egli affreschi cinquecenteschi di Palazzo Verga a Vercelli, in Prospettiva, aprile 1983-gennaio 1984, pp. 135-144; Id., Gerolamo Giovenone, Gaudenzio Ferrari e gli inizi di Bernardino Lanino. Testimomanze d'archivio e documenti figurativi, in Bernardino Lanino e il Cinquecento a Vercelli, a cura di G. Romano, Torino 1986, pp. 51-55; R. Passoni, La pittura in Piemonte nel primo Cinquecento, in La pittura in Italia. Il Cinquecento, a cura di G. Briganti, Milano 1988, I, pp. 38 s.; C. Barelli, ibid., II, p. 712; G. Romano, in Piemontesi e lombardi tra Quattrocento e Cinquecento (catal.), a cura di G. Romano, Torino 1989, scheda n. 19; Id., Nuove indicaz. per E. F. e per il primo Cinquecento a Vercelli, in Scritti in onore di G. Briganti, Milano 1990, pp. 71-90; P. Venturoli, in La Confraternita di S. Giuseppe (catal.), a cura di A. Zanetta, Borgomanero 1992, pp. 27 ss.