VALLI, Eusebio
Nacque a Casciana Alta (Pisa) il 16 dicembre 1755 da Giuseppe, chirurgo, e da Anna Maria Jacoponi, entrambi originari di Ponsacco.
All’età di 5 anni si trasferì a Monterchi, dove il padre aveva ottenuto un posto di medico chirurgo condotto. L’iscrizione ai corsi di medicina a Pisa fu inizialmente ostacolata dalle difficoltà economiche in cui versava la famiglia, già gravata dalle spese per gli studi di diritto del primogenito, Jacopo Filippo. Valli riuscì a immatricolarsi il 24 gennaio 1776, dopo aver atteso la laurea del fratello. La morte del padre (24 aprile 1776) e della madre (13 aprile 1777) minacciò ancora una volta sul nascere il percorso universitario. Con il motu proprio (16 ottobre 1777) di Pietro Leopoldo I, granduca di Toscana, e il sostegno dello zio paterno Michelangelo, che gli fece da garante, Valli riuscì a ottenere uno dei posti del collegio della Sapienza di Pisa, potendo così riprendere gli studi. Tra i suoi maestri si ricordano, tra gli altri, Domenico Brogiani e Francesco Vaccà Berlinghieri. Si addottorò il 22 giugno 1783.
È dello stesso anno la Dissertazione nella quale si esaminano le teorie dell’acrimonie e dell’epidemie in genere (Pisa 1783), da cui emergono due linee di ricerca poi divenute cruciali: la critica alla patologia umorale e l’interesse per le malattie epidemiche. L’anno seguente fu subito attivo sul campo, a Smirne, colpita da un focolaio di peste. L’esperienza fu raccolta nella Memoria sulla peste di Smyrne del 1784 (Losanna 1788) nella quale Valli difese la teoria del contatto diretto come unico vettore di propagazione. Diversamente, «l’aria respirata da un infetto, la di lui traspirazione, e le dejezioni ancorche fetenti non offendono in verun conto» (ibid., p. 28). Valli intuì che particolari disposizioni fisiche (una mancata «affinità») o mediche, come la compresenza di altre malattie, possono prevenire la peste o ridurne la gravità. Questo si verificherebbe in particolare con il vaiolo, di cui suggerì l’inoculazione: «un’uomo il quale abbia in sé i germi del vajolo è meno a portata di essere attaccato dalla peste, o di sentirne meno il furore» (ibid., p. 138).
Dopo Smirne, fu la volta di Costantinopoli e, a seguire, delle principali città dell’Asia minore e della Grecia. Guarito da una febbre contratta a Zante, Valli si trasferì a Parigi dove si arruolò come medico del reggimento di Chablis. In queste vesti, nella primavera del 1786 raggiunse Pondichéry, in India, che gli aprì le porte a un lungo viaggio in Asia meridionale. Tornato in Toscana nel 1789, Valli riprese gli studi, perfezionandosi a Pavia. In questo stesso anno pubblicò il Discorso sul sangue… (Mondovì 1789), nel quale cercò di dimostrare, contro gli umoralisti, che il sangue non può subire alterazioni.
Decisivo fu l’incontro con Alessandro Volta che lo introdusse nella querelle sull’esistenza di un «fluido elettrico», chiamato in causa da Luigi Galvani per spiegare le contrazioni ottenute nei muscoli degli animali al contatto con conduttori metallici, ma da lui negato. Valli si schierò però dalla parte di Galvani, come emerge dalla Lettera… sull’elettricità a un suo amico, datata 5 aprile 1792 (in Nuovo giornale della più recente letteratura medico-chirurgica d’Europa, II (1792), pp. 232-240), contestata da Volta nella Memoria del 5 maggio 1792 (A. Volta, Opere, Firenze 1816, t. 2, p. 37). Sul tema Valli tornerà più volte (nelle nove lettere pubblicate nelle Observations sur la physique…, XLI (1792), pp. 66-77, 185-188, 189-192, 193-197, 197-200, 200-202, 435-437 e XLII (1793), pp. 74-75; nella Lettera… al sig. Brugnatelli sull’elettricità animale, in Annali di chimica e storia naturale, VII (1795) pp. 40-54 e nella Lettera (XI) sull’elettricità animale…, ibid., pp. 213-227).
Il trattato Experiments on animal electricity (Londra 1793), un testo di riferimento per la storia del galvanismo, ripercorre le sue esperienze sull’elettricità animale, approfondendone le applicazioni in campo fisiologico. Parallelamente, uscirono nel 1792, a Pavia, il Saggio sopra diverse malattie croniche, dedicato ad Antonio Scarpa, e nel 1796, a Firenze, il Sulla tisi ereditaria, nel quale, in polemica con Jean Baptiste Théodore Baumes, autore del De la phthisie pulmonaire (Montpellier 1794), Valli rapportò la tisi a uno stato morboso del cervello.
Dal 31 maggio 1792 Valli fu socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino. Significativi furono anche i suoi studi di chimica. Nel Quadro d’un’opera sulla vecchiaia (Livorno 1795), Valli si addentrò nel dibattito sulla natura dell’invecchiamento, evidenziando l’azione del fosfato di calcio accumulato nelle ossa: un’alimentazione più equilibrata, povera di fosfato di calcio, o l’assunzione dell’acido ossalico potevano a suo parere ritardare il processo. A questa ipotesi replicò Jean Louis Alibert nella Dissertation pour servir de réponse au Mémoire du docteur Valli sur la vieillesse (in Mémoires de la société médicale d'émulation, I, Parigi 1802, pp. 357-371). Risalgono al 1796 alcune ricerche sulle applicazioni dell’ossigenazione dell’acqua (Giornale per servire alla storia ragionata della medicina di questo secolo, XI (1796), pp. 95-96). Nella memoria Sui mezzi d’impedire la fermentazione di vari liquidi, estratti… (Mantova1802), dedicata a Pietro Moscati, Valli indagò la possibilità di conferire ad alcune sostanze proprietà 'antisettiche', se combinate con l’ossigeno. In particolare, riprendendo esperienze del 1781, studiò l’azione antifermentativa dell’ossido mercurico (precipitato rosso).
Nel 1799 fu a Corfù per indagare sulle epidemie di febbri che decimavano i soldati. Negli stessi anni ricevette l’incarico di medico primario dello spedale civile di Mantova e, nel 1801, di professore di clinica del locale liceo. Nel gennaio 1802 entrò nell’Accademia Virgiliana (Mantova, Accademia nazionale Virgiliana, Archivio storico, b. 17, f.. 1802).
Valli tornò a occuparsi di peste con un nuovo focolaio a Costantinopoli (Sulla peste di Costantinopoli del 1803, Mantova 1805): in questa occasione sperimentò la capacità del vaiolo di attenuare l’agente della peste, inoculandosi entrambi i «miasmi» con un composto «pestoso-vaioloso» (ibid., p. 1). Uscitone indenne, pur se con i postumi della malattia, Valli avanzò all’amico Kalogerà e poi all’ambasciatore francese, generale Guillaume Brune, il progetto di una sperimentazione più ampia con il solo «pus» della peste, incontrando non pochi ostacoli, non solo per la difficoltà di trovare soggetti sperimentali, ma anche per la malattia che improvvisamente lo colse.
Guarito e tornato a Mantova nel 1804, venne nominato medico d’armata e, in questa veste, seguì nel 1805 l’esercito franco-italiano in Dalmazia. Il caso della moglie di un ufficiale dell’esercito morsa da un cane idrofobo gli permise di recuperare precedenti studi sulla rabbia. Già nel 1799 Valli aveva infatti osservato che nessuno dei cani inoculati con la saliva di cani idrofobi, trattata però con succo gastrico della rana, sviluppava la malattia. Con un preparato simile aveva curato il figlio di una donna pisana (Sulla peste di Costantinopoli, cit., pp. 66-67). Per questo, Valli è stato in passato ritenuto un precursore di Louis Pasteur nella ricerca della cura e profilassi della rabbia (sulla polemica, v. Annali universali di medicina e chirurgia, CCLXXV (1886), pp. 403-405; Il Policlinico. Sezione pratica, XXXVII (1930), 45, p. 1656; La chronique médicale, XXXVIII (1931), 3, p. 71).
Valli orientò poi i suoi studi sulla febbre gialla, che si era manifestata nel 1809 in Spagna, dove si recò nel giugno dello stesso anno. Di ritorno a Mantova, divenne membro della Società di medicina di Venezia e fu incaricato nel 1811 di verificare l’efficacia di una sorgente termale sita in monte Ortone nella cura delle malattie dei soldati: dalle evidenze raccolte concluse che le proprietà di quelle acque erano pressoché nulle (cfr. Esame medico delle acque termali di Monte Ortone, in Esercitazioni scientifiche e letterarie…, I, Venezia 1827, pp. 351-364).
Maturò quindi l’opportunità di raggiungere nel marzo del 1816 New York, dove la febbre gialla era ormai endemica. Agli inizi di settembre si spostò a Cuba, all’Avana, che aveva registrato un alto tasso di contagi. Qui si contagiò, forse replicando l’esperimento di inoculazione (Romay, 1816; per una versione alternativa, meno plausibile, v. Ozanam, 1830), ma con esiti questa volta fatali (cfr. Picaza - Villaverde, 1946).
Valli morì infatti poco dopo, il 24 settembre 1816, e venne sepolto nel cimitero monumentale.
La Sociedad económica cubana riconobbe fin da subito l’eroicità del suo operato, ricordandolo nella sua epigrafe come «victima de su amor à la humanidad» (Romay, 1816; The medical repository, IV (1818), p. 104).
Per la documentazione archivistica, cfr. Valli, 1886. Una parte della corrispondenza è conservata a Mantova presso la Biblioteca Teresiana (ms. 1017, f. provv. 62, Carteggio di E. V. Per lo scambio con Jefferson); v. The papers of Thomas Jefferson, Retirement series, IX, Princeton 2012, pp. 207-208, 707; X, Princeton 2013, pp. 127-150. La collezione Pazzini del Museo di storia della medicina della Sapienza Università di Roma conserva la farmacia portatile, dono di Angela Valli.
P. Sue, Histoire du galvanisme… Parigi 1802, pp. 31-62; T. Romay, Elogio del Dr. D. E. V., Habana 1816; F. Ozanam, E. V., in Biografia universale antica e moderna, LIX, Venezia 1830, pp. 439-441; A. Cristofori, Elogio del celebre medico toscano E. V., in Atti e memorie della Reale Accademia Virgiliana. Anno 1868, Mantova 1868, pp. 87-112; G. Valli, Cenni biografici…, Pontedera 1886; A. Vedrani, E. V., in Gli scienziati italiani…, Roma 1921, pp. 95-101; G. De Bernardis, E. V., in Rivista di storia delle scienze mediche e naturali, XXIX (1938), 11-12, pp. 249-257; S. Picaza - M. Villaverde, Mysterious deaths in history. E. V.’s case, in Bulletin of the history of medicine, XIX (1946), 4, pp. 455-458; G. Spina, E. V., in Scientia medica italica, VII (1959), 3, pp. 396-408; A. Pazzini, Un médico italiano en Cuba durante la época de Romay: E. V., in Ensayos científicos…, a cura di J.L. Sánchez, Habana 1968, pp. 313-324; E. Coturri, La posizione di E. V. nella disputa intorno alla cosiddetta elettricità animale sorta tra il Galvani ed il Volta…, in Pagine di storia della medicina, XII (1968), 5, pp. 9-15; R. Volpi, L’uomo che inventò i vaccini: storia di E. V...., Torino 2017; M. Martini - B. Cavarra - N.L. Bragazzi, Anti-rabies vaccination between the 18th and 19th centuries and its pioneer E. G. V. (1755-1816), in Journal of preventive medicine and hygiene, LX (2019), pp. E68-E70.