EURYTHMIA
È termine retorico relativo agli scritti o ai discorsi in prosa, i quali siano sapientemente intervallati da clausole metriche o ritmi, in modo da presentare una recitazione armoniosa e concinna, pur senza essere formalmente poetici. In architettura la eurythmia è definita da Vitruvio "venusta species", una qualità quindi apprezzabile principalmente dall'occhio (come l'orecchio apprezza la e.-numerositas della prosa); e commodus adspectus (1, 2, 3) dove il secondo termine è ottico, ma il primo è strutturale, in quanto è sinonimo di symmetros, commisurato, proporzionato (v. symmetria). In generale, nel campo delle arti figurate, l'e. può essere considerata come l'evoluzione della simmetria numerica; nel senso che questa è aritmetica e impersonale, l'altra, con le sue leggi qualitative della grazia e della venustà, è il correttivo naturale della prima, quando col raffinarsi del gusto si arriva al punto in cui la simmetria formale non basta più e occorre quella simmetria ottica che è appunto in sostanza la euritmia. È il fenomeno analogo che si verifica nelle quadrationes ottiche, le quali compaiono con Lisippo a vivificare l'eccessivo formalismo della quadratio (v.) policletea (v. anche numerus).