eurosclerosi
Termine coniato dall’economista tedesco H. Giersch alla fine degli anni 1970 per indicare una peculiare situazione del mercato del lavoro europeo, per la quale la disoccupazione nei Paesi del vecchio continente restava permanentemente alta, mentre la creazione di posti di lavoro rimaneva bassa, nonostante il tasso di crescita delle economie europee fosse sostenuto. Questa situazione era in netto contrasto con l’esperienza americana, dove, al contrario, il mercato del lavoro è stato storicamente molto fluido, consentendo la distruzione e l’immediata creazione di posti di lavoro.
Sono state addotte varie spiegazioni al fenomeno dell’eurosclerosi. Per alcuni essa era attribuibile al mancato slancio, già negli anni 1980, verso l’integrazione europea, mentre nei decenni precedenti la concretizzazione del progetto di unificazione aveva in larga parte contenuto il fenomeno dell’eurosclerosi. Per gran parte degli economisti del lavoro, l’e. è dovuta alla rigidità burocratica e alle regole eccessivamente protettive che caratterizzano i mercati europei rispetto a quelli anglosassoni. Per es., alcuni sostengono che gli alti benefici di disoccupazione scoraggino un lavoratore disoccupato a trovare una nuova occupazione, contrariamente a quello che avverrebbe negli Stati Uniti. Questo contribuirebbe a ridurre la rapidità di rientro nel mondo del lavoro e spiegherebbe perché la disoccupazione tenda ad assumere un carattere strutturale di lungo periodo. Anche le rigidità salariali, così come gli alti costi di assunzione e licenziamento, concorrerebbero a rendere più vischiosi i flussi in entrata e in uscita dal mercato del lavoro, favorendo il mantenimento di un alto tasso di disoccupazione. Molti autori hanno fornito con le loro analisi una migliore comprensione del fenomeno; tra di essi, G. Bertola, D.J. Snower, O. Blanchard.
La vischiosità del mercato del lavoro è ancora in larga parte un problema: passi importanti, nella direzione di rendere il mercato del lavoro più flessibile, sono stati fatti dalla Comunità Europea tramite il Trattato di Lisbona (➔ Trattato di Lisbona che modifica il Trattato sull’Unione Europea e il Trattato che istituisce la Comunità Europea), che dava indicazione agli Stati dell’Unione Europea su come migliorare gli incentivi verso l’innovazione, l’istruzione e la competitività, e tramite le prescrizioni contenute nell’approccio della flexicurity (➔). Quest’ultima consentirebbe di rendere più flessibili i rapporti con gli occupati stabili, mentre aumenterebbe la protezione di coloro che sono alla ricerca di un posto, offrendo anche una nuova formazione. In Italia la fluidità del mercato del lavoro è cresciuta a seguito del cosiddetto Pacchetto Treu e della cosiddetta legge Biagi (➔ Biagi, legge), che permettono alle imprese di assumere un gran numero di lavoratori tramite contratti temporanei. La legge, tuttavia, non prevede una sufficiente tutela dei lavoratori, che possono rimanere temporanei per un tempo indefinito. Nonostante gli Stati Uniti abbiano tradizionalmente avuto un mercato molto fluido, la recente crisi finanziaria del 2007 e la conseguente recessione hanno dimostrato che anche negli USA la disoccupazione può diventare cronica, se non affrontata nel modo giusto sin dal principio.