EURIPIDE (Εὐριπίδης, Euripĭdes)
Insieme ad Eschilo e a Sofocle il più famoso tragico dell'antichità.
Nato nell'isola di Salamina nel 480 a. C., E. morì ad Arethusa presso Amphipolis nel 406 a. C. I Macedoni elevarono un monumento sul luogo dove il poeta era morto, gli Ateniesi un cenotafio ad Atene. Le fonti antiche (Vita Eur., p. 137, ed. Westerm.; Gell., xv, 20; Suda, s. v.) ricordano E. austero, nemico del riso e delle donne; caratteristiche erano la sua lunga barba e le lentiggini che gli coprivano il viso (Vita Eur., p. 134). Durante il periodo della sua amministrazione (338-327 a. C.), Licurgo dedicò nel teatro di Dioniso ad Atene le statue dei tre grandi tragici (Plut., Morai.; Lycurg., 10) che Pausania vide ancora al loro posto (i, 21, i). Una statua di E. è ricordata a Costantinopoli (Christodor., Ecphr., v, 32). Durante l'antichità la fama del poeta fu molto grande: il suo ritratto compare, idealizzato, su alcuni contorniati (v.).
I ritratti di E. attualmente conservati possono essere suddivisi in due serie. La prima, documentata in cinque repliche è stata riconosciuta perché una di esse (nella Gliptoteca Ny Carlsberg di Copenaghen) reca incisi sull'erma alcuni versi dell'Alessandro, tragedia perduta del poeta. La seconda serie è rappresentata da venticinque repliche, tra le quali una, nel Museo Nazionale di Napoli, presenta sull'erma l'iscrizione ΕΥΡΙΜΙΔΗΣ.
Il primo tipo, costruito secondo le norme del naturalismo accademico attico del IV sec., che può essere messo in rapporto alla dedica di Licurgo, presenta notevoli analogie stilistiche ed è forse opera dello stesso scultore dei ritratti licurghei di Eschilo (v.) e di Sofocle (v.). Il secondo tipo, di impronta lisippea, è più tardo; il confronto con il ritratto di Aristotele (v.), permette di datano al 320 circa a. C. Una statuetta nel Museo del Louvre rappresenta il poeta seduto e reca incisi i nomi delle tragedie composte da E.; sfortunatamente la scultura ha la testa di restauro. Lo schema della figura nel Louvre ritorna in un rilievo del museo di Costantinopoli, che rappresenta E. mentre porge una maschera a Skene alla presenza di una statua di Dioniso, e nel quale il poeta ha la testa del tipo del Museo Nazionale di Napoli.
La ricostruzione della testa del tipo di Napoli su una figura seduta richiama le caratteristiche lisippee della ritrattistica dei filosofi della fine del III sec. a. C. Non esistono elementi sufficienti per una ricostruzione del tipo documentato dalla replica del British Museum; probabilmente E. era rappresentato stante, come Sofocle nella statua, copia del ritratto del teatro di Dioniso, del Museo Lateranense. Secondo la Suda (s. v.) E. si sarebbe dedicato alla pittura; non di rado egli dimostra in alcune delle sue opere (ad es. Ion, 184 ss., 1141 ss.) una notevole competenza critica in quanto riguarda le arti figurative.
Bibl.: J. J. Bernoulli, Gr. Ikon., I, Monaco 1901, p. 148 ss.; G. Lippold, Griechische Porträtstatuen, Monaco 1912, p. 49 ss.; E. Loewy, in Oesterr. Jahreshefte, XXVI, 1930, p. 129 ss.; F. Dornseiff, in Arch. Anz., XLVII, 1932, c. 598; L. Laurenzi, Ritratti greci, Firenze 1941, p. 100, n. 33; p. 108, n. 45; K. Schefold, Die Bildnisse der antiken Dichter, Redner und Denker, Basilea 1943, pp. 88, n. 3; 94; 162, n. i; V. Poulsen, Glyptothèque Ny Carlsberg, Les Portraits Grecs, Copenaghen 1954, pp. 38, n. 11; 51, n. 23; 53, n. 24. Su E. pittore: J. Overbeck, Schriftquellen, n. 1116, 1117; B. Sauer, in Thieme-Becker, XI, p. 86.