EURICLEA (Εὐρύκλεια)
Figlia di Ops, nutrice di Odisseo. Gli resta sempre fedele ed è lei a riconoscerlo, mentre gli lava i piedi per ordine di Penelope, dalla cicatrice della ferita che gli era stata inferta da un cinghiale sul Parnaso (Od., I, 429; xix, 401 ss). Strabone (xiv, 641) ricorda una statua di E., opera di Thrason, in Efeso. L'episodio del riconoscimento è rappresentato in varî modi. La raffigurazione più antica è quella di uno sköphos a figure rosse da Chiusi del Pittore di Penelope dove la scena è trattata molto liberamente: Odisseo, in abito da viandante, sostenendosi a una sorta di gruccia, sta in piedi davanti a un grande lebete e protende la gamba sinistra verso E., qui chiamata Antiphata, che, inginocchiata davanti a lui, gli lava i piedi. Dietro la vecchia è il fedele servo Eumeo. In modo assai più aderente al racconto omerico la scena è rappresentata invece su alcune gemme, su un sarcofago marsigliese (in alto sull'acroterio) e su alcune lastre di terracotta d'epoca romana. Qui è colto il momento in cui E., sentendo sotto le dita la cicatrice, lascia cadere il piede che stava lavando e fa per gridare la grande notizia, mentre Odisseo, seduto su uno sgabello, le serra la bocca intimandole di tacere. A volte sono introdotti anche Eumeo e il cane Argo.
Monumenti considerati. - Sköphos da Chiusi: Mon. Inst., ix, tav. xlii; Ann. Inst., xliv, 1872, p. 187 ss.; Wiener Vorlegeblätter, D, tav. 12, 2; Furtwàngler-Reichhold, III, p. 124, tav. 142; J. D. Beazley, Red-fig., p. 721,2. Gemme: v. elenco presso A. Conze, in Ann. Inst., 1872, p. 202 ss. Sarcofago di Marsiglia: Ann. Inst., xli, 1869, tav. D. Terrecotte: J. Overbeck, Galerie heroischer Bildwerke, Brunswick-Stoccarda 1853 e 1857, tav. XXXIII, 5; A. Baumeister, Denkmäler d. klassischen Altertums, Lipsia 1885-1888, II, p. 1042, fig. 1257; le altre pubblicazioni sono raccolte da L. Stephani, Compte-rendu de la Gommission Imperiale Archéologique, iv, Pietroburgo 1863, p. 184, n. 48.
Bibl.: H. W. Stoll, in Roscher, I, coll. 1423; U. Hoefer, in Pauly-Wissowa, VI, col. 1328, s. v., n. 1.