EUMOLPO (Εὔμολπος)
Figlio di Posidone e di Chione. Buttato in mare dalla madre, che temeva l'ira del padre suo, fu salvato da Posidone e portato in Etiopia. Scacciato di qui, si recò col figlio Ismaro in Tracia, presso Tegirio che diede la propria figlia in sposa a Ismaro. Scacciato anche dalla Tracia, si rifugiò ad Eleusi, ma in seguito, essendo morti sia Tegirio che Ismaro, tornò in Tracia e ne divenne signore. Accorso in aiuto degli Eleusini in guerra contro gli Ateniesi, venne a duello con Eretteo e fu ucciso. Un'altra versione sostituisce a E. suo figlio Immarado. Era considerato il capostipite della stirpe eleusina degli Eumolpidi, che tennero la carica di ierofanti in Eleusi per quasi un millennio. E., o secondo altri Immarado, era raffigurato in lotta nel gruppo bronzeo di Mirone sull'Acropoli (Paus., i, 27, 4; 5, 2). Il duello del figlio Immarado con Eretteo è stato visto dal Becatti nella metopa S del Partenone, e di E. con Eretteo dal Lolling nel fregio E del cosiddetto Theseion. Inoltre egli appare abbastanza spesso nelle rappresentazioni eleusine. Così, per esempio, è presente all'invio di Trittolemo su uno sköphos di Makron del British Museum (E. 140) e su una kàlpis, frammentaria, di Boston. Cfr. anche una pelìke da Kerč dell'Ermitage e il pìnax di Ninnion.
Monumenti considerati. - Metopa S del Partenone: G. Becatti, Problemi fidiaci, Milano 1951, p. 29. Fregio del Theseion: H. G. Lolling, Nachrichten d. Königl. Gesellsch. Wissensch., Gottinga 1874, n. 2; cfr. J. Overbeck, Geschichte der griechischen Plastik, 3a ed., Lipsia 1881-82, i, p. 353. Sköphos del British Museum: Ann. Jnst., 1872, p. 227; Mon. Inst., ix, tav. 43; Furtwängler-Reichhold, iii, p. 259, tav. 161; C. V. A., Brit. Mus., fasc. iv, iii, i c, tav. 28, 2; J. C. Hoppin, Red-fig., ii, p. 61; J. D. Beazley, Red-fig., p. 301. Kàlpis di Boston: G. Nicole, Meidias et le style fleuri, Ginevra 1908, p. 75 ss., tav. S. Pelìke da Kerä: Furtwängler-Reichhold, tav. 70. Pìnax di Ninnion: Ephem. Arch., 1901, tav. i.
Bibl.: R. Engelmann, in Roscher, I, col. 1402; O. Kern, in Pauly-Wissowa, VI, col. 1117 ss.