RUSPOLI, Eugenio
RUSPOLI, Eugenio. – Nacque a Tigăneşti (Romania) il 6 gennaio 1866 da Emanuele, principe di Poggio Suasa (ingegnere, deputato per la Destra per il collegio di Fabriano dal 1870 al 1876, nonché sindaco di Roma dal giugno 1878 al luglio 1880 e dal novembre 1892 al novembre 1899; v. la voce in questo Dizionario), e dalla sua prima moglie, la principessa romena Caterina Conachi-Vogoride. La coppia ebbe altri quattro figli: Costantino, Mario, Caterina e Margherita.
Dopo aver studiato al collegio del Nazzareno a Roma ed essere diventato ufficiale di cavalleria, lasciato l’esercito, nel 1890 accettò quasi per scherzo l’invito del conte polacco Enrico Franckenstein, decano dei concessionari dell’Italia in Somalia a seguirlo in Africa, per poi intraprendere per suo conto, assieme all’amico zurighese Massimiliano Siber, un viaggio che dal Mozambico, dove pensava di attivare una grande impresa agricola, lo avrebbe portato a percorrere parte dello Zambesi, prima di tornare in Egitto.
Un altro viaggio in Africa, che ebbe inizio a Napoli il 2 aprile 1891 e che Ruspoli preparò a lungo, recandosi anche a Londra per approvvigionarsi di tutto l’occorrente necessario presso la ditta Army and Navy, lo condusse invece, assieme al naturalista svizzero Conrad Keller, che insegnava all’Università di Zurigo, e al giovanissimo triestino Emilio Del Seno (o Dal Seno), a Berbera, nel golfo di Aden, da dove, scortato da trenta somali armati, partì l’8 luglio 1891 sulle orme dei due viaggi compiuti negli stessi territori fra il 1890 e il 1891 da Enrico Baudi di Vesme. L’obiettivo era attraversare l’Ogaden e raggiungere prima l’Uebi Scebeli e il Giuba e poi, passando attraverso il paese degli Arussi, i grandi laghi Rodolfo e Stefania, raggiunti quattro anni prima dalla spedizione austriaca guidata dal conte Samuel Teleki, per tornare infine verso la costa lungo la via del Giuba.
Nel corso di questo viaggio, dopo aver superato la catena dei monti Hollal, a Warandab si incontrò con Luigi Robecchi Bricchetti, che stava risalendo il Corno d’Oro da Obbia diretto a Berbera come Ruspoli raccontò in una lettera al padre, consegnata il 12 agosto allo stesso Robecchi, pervasa da un tono che tradiva la natura aristocratica-dannunziana del personaggio. Attraversata l’oasi di Fafàn, sede degli Scerag, e presa la strada per la gran valle dello Uebi Scebeli, il 30 agosto venne assalito da un migliaio di Maraiti, che sterminò potendo disporre di settanta ascari armati di fucili Wetterli. Non soddisfatto, catturò ostaggi e riscosse tributi dalle tribù che avevano cercato di opporsi, mentre i suoi mercenari si dettero alla rapina, attaccando i villaggi vicini. Ma, circondato dall’ostilità generale, con la carovana che si stava sfasciando perché sobillata da un ulema preso in ostaggio, l’8 ottobre, dopo aver abbattuto i cammelli e bruciato parte del bagaglio, venne costretto a battere in ritirata con soltanto sei uomini. Si diresse verso la costa, inoltrandosi nella valle di Habir, lungo un itinerario scelto per evitare di ricalcare quello dell’andata, per giungere a Berbera il 28 novembre, imbarcarsi alla volta di Aden e tornare in Italia.
Non si dette però per vinto e il 6 dicembre 1892, arruolata una scorta di centotrenta abissini e sudanesi, ripartì da Berbera, assieme all’amico Del Seno, al milanese Luigi Lucca, al botanico bolognese Domenico Riva e al geologo Walter Borchardt, deciso a ritentare l’impresa di raggiungere l’Uebi Scebeli con nuovi obiettivi più ambiziosi perché gli era stato affidato l’incarico di stipulare delle convenzioni che avrebbero dovuto porre i sultani di Lugh e di Dolo sotto la protezione italiana. Giunto a Her Herer, il 27 dicembre si inoltrò nell’Ogaden, raggiungendo Milmil il 2 gennaio 1893 e Imi il 2 febbraio. A quel punto, dirigendosi a occidente per raggiungere il bacino del Giuba, dovette superare con molte difficoltà i monti Huoda e scendere quindi su un altopiano abitato dai Galla Gurra, per arrivare, il 14 marzo, a Marro alla confluenza del Giuba con il Ganana, a monte di Dolo. Da questa località, dopo una puntata a Lugh, dove il 16 aprile stipulò con il sultano un patto di amicizia, ripartì il 26 maggio per risalire la valle del Daua, sostare nel villaggio di Malca Rie e ripartire il 1° luglio alla volta di Burgi, sede di un sultano, che raggiunse il 4 ottobre. A quel punto proseguì in direzione dell’Omo con l’obiettivo di ricostruirne il corso: oltrepassati i monti di Burgi, raggiunse il fiume Sagàn e un grande lago, che i nativi chiamavano Abbàja. Arrivò poi a Gublegenda, sulla riva sinistra del Sagàn, da dove sperava di dirigersi nel territorio del Caffa per penetrare nell’Uganda e forse da lì ripetere a ritroso l’esplorazione di Henry Morton Stanley, dopo che la carovana si era aperta la strada combattendo nella regione degli Amara-Burgi.
Il 4 dicembre 1893 venne assalito e ucciso da un elefante nel corso di una battuta di caccia, la sua grande passione, e venne sepolto nel cimitero di Hamaraburgi presso la tomba del sultano: da questa spedizione rientrarono a Roma, quattro mesi dopo, solo 41 superstiti, con scritti e ricche raccolte zoologiche, botaniche e anche paleontologiche.
Come misero in evidenza, subito dopo la sua morte, Giovanni Marinelli ed Elia Millosevich, i risultati geografici conseguiti da questa spedizione furono considerevoli, dal momento che essa riuscì a determinare con sicurezza il corso dell’Uebi, riconosciuto tributario del Ganane e non affluente dello Scebeli, come si era creduto fino ad allora. Va ricordata anche l’individuazione del lago Abbàja e della linea del Daua, che risultò successivamente una delle vie di penetrazione più sicure verso le zone interne. Importanti furono anche le collezioni botaniche, che negli anni successivi furono oggetto di numerosi studi (Della Valle, 1931) e vennero depositate da Carlo Riva, che aveva redatto anche un diario della spedizione, presso l’Istituto botanico di Roma. Molti anni dopo il nipote Marescotti Ruspoli, morto a El Alamein nel 1942, andò a ricercare la sua tomba e ne riportò in patria le spoglie, che nel maggio 1928 vennero inumate a Roma, nella basilica dell’Aracoeli, in una tomba contenente un’epigrafe con l’elenco delle sue esplorazioni e scoperte.
Opere. Oltre ai due opuscoli intitolati Nel paese della mirra, Roma 1892, e Africa inesplorata, Roma 1893; in C. Della Valle, I pionieri italiani nelle nostre colonie, Roma 1931, pp. 139-141, si trova un esauriente elenco delle numerose lettere di Ruspoli pubblicate in diversi giornali e riviste, nonché l’indicazione di contributi su questo esploratore che non abbiamo indicato nelle fonti e in bibliografia.
Fonti e Bibl.: Documenti relativi a Ruspoli si conservano nell’Archivio della Società geografica italiana e nell’Archivio del Museo africano in Roma (v. C. Filesi, L’archivio del Museo africano in Roma, Roma 2001, ad ind., ma in particolare l’inventario del Fondo Ruspoli: pp. 91-93). Lettere di Ruspoli e dei suoi compagni di viaggio sono stati pubblicate fra il 1891 e il 1894 nel Bollettino della Società geografica italiana (s. 3, IV (1891), pp. 738-741 e 1012-1019; s. 3, VI (1893), pp. 688-708 e 842-849; s. 3, VII (1894), pp. 308-332).
C. Lucca, La morte di Don E. R., narrata da un testimone, in Bollettino della Società africana d’Italia, XIII (1894), pp. 64-67; E. Millosevich, Commemorazione del principe E. R., in Memorie della Società geografica italiana, V (1895), pp. 124-177; G. Marinelli, E. R. e i suoi viaggi nella Somalia e fra i Galla, in Bollettino della Sezione fiorentina della Società africana d’Italia, s. 3, II (1895), pp. 124-177; A. Rossi, La prima spedizione Ruspoli in Africa. Memorie di un superstite (Emilio Del Seno), in Nuova Antologia, 1° e 16 ottobre e 1° novembre 1898; Id., La seconda spedizione Ruspoli in Africa. Memorie di un superstite (Emilio Del Seno), ibid., 16 settembre e 1° ottobre 1899; L. Cufino, Ricordi della seconda spedizione Ruspoli. Il Diario del dott. Carlo Rivas, in Bollettino della Società geografica italiana, s. 5, I (1912), pp. 33-47; R. Pittaluga, Rievocazioni africane, Brescia 1935, pp. 95 ss.; P.C. Cesari, Gli Italiani nella conoscenza dell’Africa, Roma 1938, pp. 257-261; G. Dainelli, Gli esploratori italiani in Africa, Torino 1960, ad ind.; A. Del Boca, Gli Italiani in Africa Orientale dall’unità alla marcia su Roma, Roma-Bari 1976, ad indicem.