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REALE, Eugenio

di Franco Andreucci - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 86 (2016)
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REALE, Eugenio

Franco Andreucci

REALE, Eugenio. – Nacque a Napoli l’8 giugno 1905. Il padre, Federico, era un medico; la madre, Melania Reggio d’Aci, proveniva da una famiglia di antica nobiltà borbonica.

Attivo nell’associazionismo universitario, Reale fu spinto dal delitto Matteotti (1924) verso posizioni antifasciste. Laureatosi in medicina e divenuto assistente alla clinica medica dell’Università di Napoli, partecipò al clima culturale e politico nel quale si stava formando un gruppo di giovani intellettuali che, da un originario antifascismo liberale maturato nell’influenza di Benedetto Croce e Giustino Fortunato, sarebbero diventati giovani comunisti: Manlio Rossi Doria, Emilio Sereni, Giorgio Amendola. Fra loro si stabilirono rapporti organizzativi e solidarietà politiche che sarebbero durati a lungo e che li portarono al carcere e all’esilio. Reale fu arrestato nel 1931 e l’anno dopo venne condannato a dieci anni di reclusione: l’‘università del carcere’, prima a Viterbo e poi a Civitavecchia, lo mise in contatto con il gruppo dirigente comunista (Mauro Scoccimarro, Celeste Negarville, Umberto Terracini), sconfitto, ma attivo nelle carceri fasciste. Nel 1934 fu liberato da un indulto e così riprese la sua attività clandestina (riorganizzazione del partito, diffusione di stampa e propaganda), potendo approfittare degli spostamenti e dei contatti che gli consentiva la sua professione di medico. Arrestato di nuovo nel 1935, riuscì poco dopo a fuggire in Francia. Qui, fino al 1939, fu redattore capo della Voce degli italiani, quotidiano dell’Unione popolare italiana, associazione influenzata dal Partito comunista e ispirata alle idee del Front populaire. Dopo il patto di non aggressione fra Germania e Unione Sovietica e lo scoppio della guerra, quando l’attività e le pubblicazioni politiche degli emigrati furono soggette a un severo controllo da parte delle autorità francesi, insieme a molti suoi compagni Reale fu internato nel campo di Le Vernet d’Ariège. Nell’aprile del 1943 fu tradotto nel carcere di Imperia, ma dopo la caduta di Benito Mussolini, riuscì a tornare a Napoli dove riprese nuovamente l’attività politica. Con Velio Spano ebbe il compito di costituire il terzo ‘centro di direzione’ del Partito comunista italiano (PCI), accanto a quelli di Roma (Antonio Scoccimarro, Giorgio Amendola) e di Milano (Pietro Secchia, Luigi Longo) e svolse un ruolo di primo piano sia nella riorganizzazione della federazione del PCI, liberandola con decisione dalle influenze del vecchio bordighismo, sia nelle trattative per la partecipazione dei partiti antifascisti al governo Badoglio.

Momento importante della sua vita fu l’incontro con Palmiro Togliatti. Dal marzo del 1944, quando lo accolse al suo rientro dall’esilio a Napoli, alla federazione del PCI in via Potito, Reale entrò in un rapporto di speciale intimità, quasi di amicizia, con il segretario del partito, fino a diventarne presto un ascoltato collaboratore per la sua capacità di gestire i rapporti politici con autorità e moderazione, nonché per la sua vasta cultura umanistica. Nel primo consiglio nazionale del PCI, tenuto a Napoli il 31 marzo 1944, parlò delle prospettive della Liberazione in toni molto simili a quelli di Togliatti, il quale lo citò nel suo discorso e lo chiamò poi a collaborare a Rinascita. Fu a Reale che Togliatti si rivolse più volte nel 1947 chiedendo il suo aiuto «come ad amico» (Averardi, 2000, p. 43) per fare accettare dalla direzione del PCI la sua convivenza con Nilde Jotti.

Con la formazione del governo Bonomi, Reale divenne, alla fine del 1944, sottosegretario agli Esteri, carica che mantenne anche nel successivo governo Parri e poi in quello presieduto da Alcide De Gasperi fino al maggio del 1947. Dall’agosto 1945 al marzo 1947 fu nominato ambasciatore d’Italia in Polonia. Con competenze speciali nel campo della politica internazionale, Reale era ormai parte del ristretto gruppo dirigente del PCI. Alle elezioni del 18 aprile 1948 fu eletto al Senato. Fino al 1946 fu membro della direzione del PCI e fino al 1951 del Comitato centrale. Fece parte della delegazione italiana alla Conferenza di pace di Parigi fra il 1946 e il 1947 e, nel settembre del 1947, fu inviato da Togliatti, insieme a Luigi Longo, a rappresentare il PCI nella riunione fondativa del Cominform a Szklarska Poręba (Polonia). I suoi appunti su quella riunione, pubblicati nel 1958 (Nascita del Cominform, Milano), per decenni costituirono l’unica documentazione disponibile sulle durissime critiche rivolte da Andrej Aleksandrovič Ždanov ai partiti comunisti francese e italiano, accusati di non essere stati capaci di conquistare il potere.

Fra il 1947 e il 1956, ovvero fra l’anno del suo massimo impegno politico come ambasciatore a Varsavia e quello della sua uscita dal Partito comunista, si svolse la storia biografica complessa e contraddittoria di un dirigente comunista che, nonostante la sua amicizia con Togliatti, non si integrò mai del tutto nel gruppo dirigente comunista.

Durante il soggiorno a Varsavia come ambasciatore, Reale sposò Sulamita Kacyzne, figlia dello scrittore ebreo e fotografo Alter Kacyzne, ucciso nel 1941 dai fascisti ucraini, che sarebbe stata la compagna di tutta la sua vita.

Proprio questo legame, negli anni del più duro controllo stalinista e dell’antisemitismo nei partiti comunisti, sarebbe stato fra gli impedimenti segnalati da Togliatti per l’ulteriore carriera politica di Reale, mentre Giuliano Pajetta suggeriva addirittura di fare arrestare «la giovane moglie» durante un viaggio in un Paese socialista (Aga-Rossi - Zaslavsky, 1997, p. 285).

La presenza di Reale negli organi dirigenti del PCI, anche su sua richiesta, assunse così un basso profilo a partire dal 1948, anche se alle elezioni del 18 aprile 1948 venne candidato ed eletto al Senato. D’altra parte, fu proprio all’inizio degli anni Cinquanta che svolse il ruolo di eminenza grigia specialmente nell’organizzazione dei finanziamenti al PCI attraverso attività commerciali con l’Europa orientale. È probabile però che l’esperienza personale lo avesse condotto a una visione realistica del comunismo (ne avrebbe denunciato la trasformazione da programma politico in fede e in religione) e che la sua conoscenza personale di molte vittime delle purghe (Wladyslaw Gomulka, Rudolf Slánský, Artur London, László Rajik, tutti ‘liquidati’ dopo la condanna di Tito) avesse accentuato la distanza dal gruppo dirigente del PCI, distanza già percepita se per ben due volte l’Unità smentiva suoi dissensi con il partito (Il compagno Reale smentisce la stampa gialla, 13 aprile 1951; Sciocche panzane, 21 febbraio 1953). Ma vi furono anche elementi di gusto e di stile, retaggio della sua formazione, che lo allontanarono dal cinismo stalinista di Togliatti e dai gusti provinciali dello zdanovismo: nel 1953 fu promotore politico delle grandi mostre di Pablo Picasso (che aveva incontrato), a Roma e a Milano, e aveva amicizie in tutta Europa che lo fecero definire un «debonair little Napolitan of cultured tastes» (Time, 4 giugno 1956).

Profondo e diretto conoscitore dei regimi comunisti, Reale trasse motivo dal XX congresso del Partito comunista dell’Unione Sovietica e dall’intervento sovietico in Ungheria per accentuare i suoi orientamenti antistalinisti che lo condussero a un’aperta rottura con il PCI, dal quale fu espulso nel gennaio del 1957. Occasione dell’espulsione furono alcune dichiarazioni rilasciate alla ‘stampa borghese’ alla fine del 1956 nelle quali denunciava il carattere centralistico e non democratico del partito, in particolare nella preparazione del suo VIII congresso, la prospettiva di un «ritorno allo stalinismo» e il carattere tirannico dell’Unione Sovietica, che aveva «soffocato nel sangue» le aspirazioni alla libertà del popolo ungherese.

Nella primavera del 1957, insieme a Giuseppe Averardi, fondò il settimanale politico Corrispondenza socialista, caratterizzato da un intransigente anticomunismo che, nelle polemiche di Reale, partiva dalla conoscenza personale dei vizi e della vita interna di partito e si rivolgeva direttamente ai dirigenti intermedi del PCI (la rivista veniva spedita all’indirizzario di Rinascita, conosciuto da Reale) per denunciare le dittature comuniste e l’allineamento del partito agli interessi dell’Unione Sovietica, al di là di ogni formula sulla ‘via italiana’. Sul periodico, che nel 1960 divenne mensile, scrivevano figure rilevanti della critica al totalitarismo comunista, da Raymond Aron a Robert Conquest, da Adam Ulam a François Fejtö, e intellettuali italiani della sinistra non comunista come Giorgio Galli e Antonio Ghirelli. La rivista esprimeva un orientamento politico ‘terzaforzista’, cioè rivolto alla formazione di un soggetto politico di tipo vagamente laburista, capace di unificare socialisti, socialdemocratici e posizioni ‘radical-repubblicane’. Nel 1958, sempre allo scopo di raccogliere ex comunisti di orientamento socialdemocratico, creò Alleanza socialista, gruppo che nel novembre 1959 aderì al Partito socialdemocratico italiano.

Verso il PCI e Togliatti, da cui si era così drammaticamente allontanato, Reale serbò un duplice atteggiamento: da una parte maturò un forte anticomunismo, liberale ma così intenso da sembrare venato di risentimento, come nell’opposizione alla prospettiva dell’inserimento del PCI nella maggioranza di governo, in ciò contrastando la formazione del centro-sinistra; dall’altra volle mantenere una sua riservatezza sul piano della documentazione personale: disse che i suoi ‘taccuini’ sarebbero stati pubblicati solo nell’anno 2000.

Negli anni Sessanta e Settanta, viste sconfitte le sue preferenze politiche con la progressiva affermazione del PCI, mantenne una posizione di vigile critica verso quello che era stato il suo partito senza però riprendere i toni radicali con i quali aveva denunciato il «termitaio comunista» (Averardi, 2000, p. 35).

Morì a Roma il 9 maggio 1986 e sull’Unità il necrologio di Maurizio Valenzi fu titolato Eugenio Reale, intellettuale coerente, lucido e onesto (11 maggio 1986).

Oltre al citato Nascita del Cominform, si ricorda il suo Raporty. Polska 1945-1946, Paryz 1968.

Fonti e Bibl.: L’Archivio Eugenio Reale, donato in più versamenti dagli eredi, è conservato – ma non consultabile – presso l’Archivio di Stato di Napoli (Inv. 719); copia di una parte (Eugenio Reale Papers) si trova a Stanford (Cal.), presso gli Archivi della Hoover Institution (Collection Number 88058). G. Sapelli, E. R., in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, a cura di F. Andreucci, T. Detti, IV, Roma 1978, pp. 307 s.; E. Aga-Rossi, V. Zaslavsky, Togliatti e Stalin. Il PCI e la politica estera staliniana negli archivi di Mosca, Bologna 1997, ad ind.; E. R. l’uomo che sfidò Togliatti, a cura di E. Carioti, Firenze 1998; G. Averardi, Le carte del PCI. Dai Taccuini di E. R. la genesi di Tangentopoli, Manduria-Bari-Roma 2000; E. Macaluso, 50 anni nel PCI, con uno scambio di opinioni tra l’Autore e Paolo Franchi, Soveria Mannelli 2003, pp. 44-47.

Vedi anche
Seréni, Emilio Uomo politico (Roma 1907 - ivi 1977). Laureatosi giovanissimo in agraria (1927), tra il 1929 e il 1930 organizzò a Napoli un gruppo clandestino antifascista e aderì al Partito comunista. Nel 1930 fu arrestato e condannato dal Tribunale speciale a 15 anni di carcere; amnistiato, emigrò in Francia ove ... Sfòrza, Carlo Diplomatico e uomo politico italiano (Montignoso 1872 - Roma 1952), figlio dello storico Giovanni. Quale ministro degli Esteri stipulò il Trattato di Rapallo con la Iugoslavia (1920). Fervente antifascista, nel 1927 lasciò l'Italia, tornandovi solo nel 1943. Fu poi presidente della Consulta e deputato ... De Gàsperi, Alcide De Gàsperi (o Degàsperi), Alcide. - Statista (Pieve Tesino, Trento, 1881 - Sella di Valsugana 1954). Studente in lettere a Vienna, partecipò nel 1904 alle dimostrazioni universitarie di Innsbruck per l'istituzione d'una facoltà giuridica italiana, subendo per ciò un arresto di 22 giorni. Laureatosi, ... Togliatti, Palmiro (pseud. Ercole Ercoli, Mario Correnti). - Uomo politico italiano (Genova 1893 - Jalta 1964).  Animatore con A. Gramsci del giornale l'Ordine nuovo, aderì al Partito comunista d'Italia (1921); dopo l'arresto di Gramsci divenne segretario del partito (1927) e tale rimase sino alla morte. Trasferitosi nel ...
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Vocabolario
reale²
reale2 reale2 agg. [dal lat. mediev. realis, der. di res «cosa»]. – 1. Che è, che esiste veramente, effettivamente e concretamente (contrapp., nell’uso com. e generico, a immaginario, illusorio e anche a apparente, ideale, possibile): le...
reale¹
reale1 reale1 agg. [dal fr. ant. reial, che è il lat. regalis; v. regale1]. – 1. a. Di re, del re o dei re: famiglia, casa, stirpe, ceppo r.; sangue r.; Maestà r.; Altezza r., titolo che si dà ai principi di sangue reale; decreto, discorso...
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