GUARINO, Eugenio
Nacque a Napoli l'11 febbr. 1875 da Luigi, piccolo industriale e da Carmela Buonanno. Studente liceale, iniziò a frequentare associazioni e circoli nei quali convivevano radicali, repubblicani, socialisti e anarchici. Si iscrisse al circolo Gioventù operosa, sorto nell'ottobre 1891 su iniziativa di Arturo Labriola, L. Alfani e altri, che si batteva per un partito socialista repubblicano in grado di sviluppare una "coraggiosa agitazione antilegalitaria". Aderì quindi al Fascio dei lavoratori, costituito l'8 ott. 1893 quale sezione napoletana del Partito socialista dei lavoratori italiani. In quegli stessi anni il G. muoveva i primi passi della carriera giornalistica, che fu parte rilevante della sua attività pubblica.
Fu collaboratore de La Montagna, uscito nell'estate 1890 come settimanale e trasformatosi in quotidiano l'anno successivo, che per molto tempo rappresentò la voce autorevole della Napoli radicalsocialista; fu anche redattore responsabile de La Martinella, foglio di tendenza repubblicano-socialista, pubblicato dall'8 febbraio al 26 luglio 1891. Collaborò quindi al settimanale La Vigilia, organo del Partito socialista nel Meridione, edito dal 6 marzo 1895 e divenuto il 1° dicembre dello stesso anno Il Socialista.
Il G. partecipò alle lotte del movimento operaio napoletano degli ultimi anni del secolo, culminate nei moti del maggio 1898, che portarono alla proclamazione dello stato d'assedio e all'arresto dei principali esponenti e dirigenti socialisti e anarchici. Momento importante della successiva fase di ripresa dell'iniziativa socialista fu la fondazione, il 29 luglio 1900, del Segretariato del popolo, una sorta di difensore civico e di patronato sindacale, di cui il G. fu nominato responsabile; il Segretariato era stato costituito anche allo scopo di contrastare l'influenza della locale Camera del lavoro, ritenuta asservita agli imprenditori e alla polizia ed espulsa per questo dalla Federazione italiana delle Camere del lavoro. Per assolvere meglio questa funzione di contrasto il 18 nov. 1900 fu fondata la Borsa del lavoro, della quale il G. fu segretario dal 6 ott. 1901 al 1° nov. 1908.
Il periodo in cui il G. resse questa carica fu caratterizzato da numerose vertenze e agitazioni di diverse categorie di lavoratori: tranvieri, ferrovieri, portuali, netturbini, panettieri e metallurgici, che difendevano il posto di lavoro dalle minacce di smantellamento delle industrie meccaniche. Da ascrivere a merito del G. la conduzione del grande sciopero di Torre Annunziata nel 1904: proclamato dai portuali il 12 aprile, si propagò ad altre categorie, fino a coinvolgere circa 4000 lavoratori, e si concluse dopo due mesi di lotta con il rientro dei licenziamenti.
Il 10 nov. 1901 il G. venne eletto al Consiglio comunale di Napoli, dove la rappresentanza socialista era particolarmente qualificata, annoverando, tra gli altri, Labriola, E. Leone e F.S. Merlino. In quelle elezioni, pur senza conquistare la maggioranza, il Partito socialista italiano (PSI) riportò una significativa affermazione sull'onda dell'incisiva campagna contro le infiltrazioni della camorra nei pubblici poteri avviata dal settimanale La Propaganda e che aveva determinato la crisi della precedente amministrazione comunale. Il G. entrò a far parte della redazione di tale periodico nel 1902, nel momento in cui esso divenne la voce autorevole di un gruppo di socialisti, in particolare napoletani, che "si proposero di costituire il primo nucleo di una nuova classe dirigente decisa a battersi, su un piano di lotta radicale, contro la borghesia conservatrice e in polemica con il partito socialista, avviato ormai verso una tattica riformista" (Furiozzi, p. 13).
Se resta controversa l'assimilazione piena tra il socialismo napoletano e il sindacalismo rivoluzionario in età giolittiana, è indiscutibile l'apporto di uomini quali Labriola, Leone, E.C. Longobardi all'elaborazione e alla strategia del sindacalismo rivoluzionario a livello nazionale; la vicenda politica del G., che fino allora si era svolta sotto l'influenza di quegli uomini, seguì per un breve tratto il percorso da essi tracciato per diffondere le idee sindacaliste e conquistare posizioni di potere all'interno del PSI.
All'VIII congresso socialista (Bologna, 8-11 apr. 1904) il G. ebbe il compito, insieme con G. Zibordi, di riferire sullo stato dell'organizzazione e fu poi eletto nella direzione nazionale del partito.
Il 24 marzo 1906 fu tra i promotori dell'ordine del giorno della direzione del PSI nel quale si invitava il gruppo parlamentare a non concedere alcun appoggio al governo Sonnino. Nell'agosto dello stesso anno firmò con gli altri due membri della direzione, Longobardi e G. Marangoni, un manifesto, redatto anche da Labriola, in cui erano enunciati i fondamenti ideologici del sindacalismo rivoluzionario. Al IX congresso del PSI (Roma, 7-10 ott. 1906) fu chiamato a svolgere le funzioni di vicepresidente.
Tra il 1905 e il 1906 il G. fu redattore del settimanale Il Sindacato operaio, organo del sindacalismo italiano e partecipò quindi al congresso costitutivo della Confederazione generale del lavoro (CGdL), svoltosi a Milano dal 29 settembre al 1° ott. 1906.
In tale occasione intervenne a nome della minoranza sindacalista per chiedere che tutte le deliberazioni congressuali fossero sottoposte a referendum fra le organizzazioni territoriali. Poiché tale richiesta non fu accolta, nell'ultima giornata dei lavori i sindacalisti abbandonarono il congresso e incaricarono proprio il G. di leggere una dichiarazione che contestava la rappresentatività della CGdL.
Al X congresso del PSI (Firenze, 19-22 sett. 1908) il G. fu tra i firmatari di un ordine del giorno sul suffragio universale, presentato da G. Salvemini e approvato all'unanimità, nel quale veniva richiamata l'esigenza di garantire una rappresentanza parlamentare che fosse espressione degli interessi dei lavoratori meridionali. In quel congresso fu anche sancita l'incompatibilità dei principî e dei metodi sindacalisti con quelli del PSI e ciò indusse, all'inizio di ottobre, gli esponenti del sindacalismo napoletano a uscire dal partito per dar vita al Gruppo autonomo sindacalista; ma il G. si dissociò da tale decisione, rendendo esplicita la rottura con i suoi vecchi compagni sindacalisti, che maturava da tempo.
Dopo essersi dimesso da segretario della Borsa del lavoro, adducendo a motivo le sue condizioni di salute, il G. "passò apertamente tra i riformisti, facendosi portavoce di una polemica astiosa, caratteristica del clima di estrema povertà politica della sezione del PSI. I riformisti, Guarino in testa, giunsero infatti ad accusare la Borsa del lavoro di connivenze con la camorra e con i più retrivi gruppi di potere napoletani" (Aragno, 1980, p. 78 n.).
Dal 1909 il G. si trasferì prima a Roma e poi a Milano per lavorare come redattore capo dell'Avanti!, giornale per il quale era già stato corrispondente da Napoli.
Inviato a Tripoli per seguire la guerra di Libia, denunciò le deficienze nella conduzione delle operazioni, rivolgendo critiche serrate ai comandi militari, al punto che questi ne pretesero il rimpatrio. Nel 1913, dopo aver svolto una serie di inchieste nei vari collegi elettorali alla vigilia delle prime elezioni politiche a suffragio universale, fu inviato dal direttore dell'Avanti!, B. Mussolini, a seguire il conflitto in corso nella penisola balcanica.
Nel maggio 1918, in seguito all'arresto del direttore, G.M. Serrati, toccò al G. assumere la guida dell'Avanti!. Il G. fu anche corrispondente da Roma del giornale genovese Il Lavoro e collaboratore di vari periodici, tra i quali il settimanale socialista illustrato Il Viandante (1909-10) e il quindicinale Comunismo, diretto sempre da Serrati (1919-22).
Con il fascismo al potere il G., che aveva aderito all'associazione Problemi del lavoro, pur essendo sempre sottoposto a vigilanza, non diede luogo a rilievi da parte delle autorità di polizia. Dopo aver lavorato presso gli editori Bietti e Rizzoli, nel 1935 si trasferì a Genova come redattore del Lavoro.
Il G. morì a Genova il 10 marzo 1938.
Tra gli scritti del G. si ricordano: Un anno di guerra (settembre 1911 - settembre 1912), Milano 1912; La guerra libica e le spese militari, ibid. 1913; Nei Balcani durante la guerra, con prefaz. di C. Treves, ibid. 1913.
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