GIORGI, Eugenio
, Nacque a Lucca nel 1817 da Girolamo e da Agata Bartoloni Saint Omer.
Non si hanno notizie sulla sua infanzia e sui suoi studi. Si sa comunque che nel 1838 conseguì presso l'Università di Pisa la laurea in giurisprudenza e nel 1842 ottenne l'iscrizione per l'esercizio dell'avvocatura presso il tribunale e la curia lucchesi. A partire dai primi anni Quaranta il G. militò in un gruppo lucchese di propaganda liberale assai attivo nella produzione e nella diffusione clandestina di opuscoli antigovernativi.
Già in rapporti con G. Montanelli al tempo degli studi pisani, a Firenze, ove in quegli anni soggiornava sovente per fare pratica legale, il G. conobbe L.C. Farini, con il quale stabilì un'amicizia che contribuì alla sua maturazione politica. Contemporaneamente si dedicava al giornalismo, da lui inteso come mezzo atto a promuovere l'emancipazione civile delle fasce di popolazione rimaste fino ad allora ai margini della società lucchese.
Nel 1845 il G. figurava tra i fondatori del giornale cittadino L'Amico del popolo ove, con una miscela di paternalismo illuminato e buoni sentimenti, si tentava, entro i ristretti margini della censura ducale, di avvicinare alla vita pubblica l'allora emergente ceto degli artigiani e dei bottegai. L'altro settore cui fin da giovane si volsero i suoi interessi era quello dell'educazione: già nel 1843 era stato tra i fondatori degli asili infantili di Lucca, presso i quali tra il 1844 e il 1848 svolse funzioni di segretario generale (anni dopo, nel 1867, a unificazione raggiunta, sarebbe stato uno dei fondatori dell'Associazione italiana per l'educazione del popolo). A partire dai primi fermenti del moto nazionale che anche a Lucca cominciarono a manifestarsi nella seconda metà del 1846, il G., d'intesa con altri giovani concittadini e seguendo le istruzioni che da Pisa gli inviava G. Montanelli, impresse un carattere via via più concreto e continuo alla propria attività, indirizzandola verso un'opera di pressione sul sovrano onde far sì che Lucca non fosse esclusa dal moto per le riforme. Nel gennaio 1847 diede vita con altri al foglio Il Vapore, il che peraltro non gli impedì di collaborare spesso anche a Il Piccolo Vapore. Bullettino quotidiano di notizie. Nel novembre 1847, avvenuto oramai il passaggio di Lucca sotto la sovranità toscana - dal G. giudicato positivamente quale passo ulteriore verso una dimensione nazionale -, con un gruppo di amici fondò un nuovo giornale politico, La Riforma, destinato ad avere un ruolo importante nel processo di avviamento alla politica delle masse cittadine. Intanto era anche corrispondente di altri periodici (L'Italia, La Patria, L'Italiano e La Rivista italiana) e dal settembre 1847 faceva parte, in qualità di possidente, della guardia civica, nei ruoli della forza attiva, con il grado di maggiore.
Nel 1848 gli sviluppi della questione nazionale coinvolsero in pieno il G. che, sebbene già presente il 25 febbraio in una lista di "volontari che si esibiscono pronti a marciare nel caso d'una guerra d'indipendenza" (La Riforma, 25 febbr. 1848), partì solo il 17 aprile successivo, insieme con quasi tutti i componenti della redazione del giornale cittadino, per i campi di Lombardia, ove svolse le funzioni di attendente del comandante in capo dell'esercito toscano G. Giovannetti. Nonostante l'infausto andamento delle operazioni militari, il G. mantenne un rapporto costante con la città mediante la redazione de La Riforma, che in quei mesi fungeva da vero e proprio referente dei lucchesi in guerra. Svanite le illusioni del Quarantotto, il G. - che nel maggio 1848 era stato iscritto, in quanto avvocato e possessore di beni immobili gravati da una rendita imponibile di 1388 lire, nelle liste elettorali della sezione di Lucca città per l'elezione del Consiglio generale toscano -, riprese l'attività di giornalista presso La Riforma proseguendola fino a quando la censura toscana la rese possibile.
Dal 1849 il G. fu impegnato con incarichi di crescente responsabilità nell'amministrazione carceraria granducale. Dopo che, nello stesso anno, ebbe fondato il Comitato delle visitatrici del penitenziario femminile di San Giorgio, tra il 1850 e il 1853 ebbe la direzione del carcere di San Gimignano e tra il 1853 e il 1856 ricoprì il delicato incarico di direttore presso il penitenziario di Volterra. Nel 1859 fu nominato nella commissione di revisione del sistema penale e, l'anno successivo, divenne ispettore straordinario degli stabilimenti carcerari toscani, ottenendo anche la carica di commissario straordinario alla colonia penale di Pianosa.
Con l'annessione della Toscana al Piemonte e la successiva costituzione del Regno d'Italia, il G. entrò a far parte dell'amministrazione statale periferica, inizialmente presso la prefettura di Livorno, poi, dal 1867, in seno alla prefettura di Lucca, ove svolse funzioni di segretario e, a partire dal 1873, di consigliere: conservò questo incarico fino al dicembre 1881, quando venne collocato a riposo.
Nel 1884, il G., già membro nel 1871 del comizio agrario di Lucca, fu rieletto nel consiglio direttivo dello stesso. Insignito nel 1873 del titolo di cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia e nel 1882 di quello di cavaliere dell'Ordine Mauriziano, sul finire della vita era in rapporto con molti personaggi della cultura e della politica toscana e nazionale, che apprezzavano in lui il senso di solidarietà e l'istinto umanitario, che, inducendolo a interessarsi costantemente alle problematiche legate all'educazione dei bambini, tra il 1881 e il 1884 lo avevano portato a presiedere la Società degli asili e delle scuole infantili e a far parte del direttivo del Collegio nazionale di Lucca. Dal 1884 fu posto al vertice del comitato provinciale per le Opere pie.
Trasferitosi dalla fine degli anni Settanta presso la sorella Margherita, vedova del suo amico C. Marzucchi, il G. morì a Lucca il 9 dic. 1895.
Fonti e Bibl.: Necr. in Il Progresso (Lucca), 14 dic. 1895 (B. Baroni). Nella Biblioteca naz. di Firenze, nel fondo Carteggi, sono conservate circa 330 lettere di mano del G. o a lui indirizzate da mittenti vari. Cfr. inoltre, tra le fonti edite: L.C. Farini, Epistolario, a cura di L. Rava, I-IV, Bologna 1911-35, ad indicem; G. Montanelli, Memorie sull'Italia e specialmente sulla Toscana dal 1814 al 1850, Firenze 1963, ad indicem; G. Sforza, Ricordi e biografie lucchesi, Lucca 1916, ad indicem; Diz. del Risorgimento nazionale, III, s.v.; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", F. Ercole, Il Risorgimento italiano, Gli uomini politici, II, p. 175.