COLMO, Eugenio (noto con lo pseudonimo di Golia)
Nacque a Torino il 29 ottobre del 1885 da Francesco e Teresa Randone. Fu compagno di scuola di Gustavo (Guido) Gozzano, che ideò per lui, data la sua altissima statura, il soprannome di Golia; con tale soprannome, abbandonati gli studi di giurisprudenza, il C. iniziò la collaborazione a vari giornali umoristici in qualità di caricaturista; fino al 1911 tuttavia alternò la firma "Golia" con quella "Colmo". Nel 1904 era già direttore del Pasquino, incarico che tenne sino al 1906. Nel 1911 organizzò con G. Manca il I Salone internazionale dell'umorismo "Frigidarium" al castello di Rivoli (Torino: N. Salvaneschi, in Natura e arte, 1911, pp. 589 s.); nello stesso anno prese a disegnare per la rivista La Donna, alla quale avrebbe collaborato per un lungo periodo. Nel 1914, mentre avviava l'attività di illustratore di libri, specie per bambini (alcuni dei quali avrebbero avuto anche suoi testi), fondò assieme a V. Emanuele Bravetta, N. Caimi e Pitigrilli (R. Segre) il periodico satirico Numero, che svolse una vivace campagna interventista e poi di sostegno alla guerra. A Numero, che avrebbe cessato le pubblicazioni nel 1922, collaborarono le migliori firme della vignetta umoristica italiana, da Bonzagni a Tofano.
Nel 1915 il C. aveva sposato Lia Tregnaghi; con questa, nel dopoguerra frequentò spesso gli ambienti artistici parigini; nel 1925 marito e moglie parteciparono a Parigi alla Esposizione internazionale di arti decorative, lei con la produzione del Laboratorio di ricamo che aveva fondato, lui con una serie di ceramiche decorate soprasmalto che gli valsero una medaglia d'oro (L'Italia all'esposizione..., Parigi 1925, pp. 3, XX, 81). L'attività di ceramista, iniziata nel '22, si protrasse ancora per qualche anno, con la realizzazione totale di circa duemila pezzi. Dopo il 1921 il C. si diede anche all'ideazione di manifesti e di grafica pubblicitaria, campo nel quale aveva già dato qualche saggio nell'anteguerra; nel '28 vinse il concorso per il manifesto celebrativo del decennale della vittoria. Sino al 1940 continuò le sue molteplici attività, lavorando per varie case editrici e non conoscendo calo di fortuna. Ma nel 1941 la sua vita conobbe drammatiche sventure: la morte della moglie e la distruzione del suo studio per un bombardamento a Torino con relativa perdita di gran parte della sua produzione. Ritiratosi in Alba (Cuneo), il C. visse alcuni anni inattivo; nel 1944 tornò a Torino, trovò un'occupazione come direttore dell'ufficio vetrine della Gazzetta del popolo e nello stesso anno conobbe Alda Besso che, divenuta la sua seconda moglie, lo spronò a riprendere in pieno la sua attività. Il C. ricominciò a disegnare e si applicò anche alla pittura; realizzò opere (bambole caricaturali) insieme con la moglie. Nel '48 tenne l'insegnamento di figurino teatrale nei corsi E.N.A.L.C. (Ente naz. di addestramento al lavoro commerciale).
Morì a Torino il 15 sett. 1967.
Il C. ha un posto preciso nella storia del disegno caricaturale italiano, e anche nel disegno di moda. Artista colto, egli guardò soprattutto alla vignetta mitteleuropea e fece tesoro, come è già stato osservato, dello stile del norvegese O. Gulbransson; non si esclude per altro un'attenzione alle caricature teatrali di L. Cappiello. Fra gli italiani, sembra che egli abbia tenuto presente, agli esordi, le vignette di Augusto Majani; più avanti si possono notare scambi reciproci con la maniera di Aroldo Bonzagni; la serie di circa sessanta cartoline disegnate nel 1901 (inedite, ma qualche esemplare era esposto alla Mostra del Liberty italiano, 1972-73: catal.) tradiscono un largo giro d'influenze, fors'anche dalla contemporanea grafica modernista americana. Tuttavia lo stile del C. è autonomo e inconfondibile, vigoroso e sapido, ma non acre e anzi capace di passare senza scosse dalla stifizzazione caricaturale al figurino. Nel decennio '20-'30 la mano acquista una garbata speditezza alla francese; la vignetta di Golia guarda a Lepape e si qualifica nell'ambito del gusto déco: specialmente felici il manifesto per il marsala Gambina e la grafica (anche figurini), per la pellicceria Debenedetti. La produzione tarda, in particolare quella pittorica, rivela qualche fiacchezza e approssimazione.
Il fratello maggiore del C., Giovanni, nacque a Torino il 13 maggio 1867. Laureatosi in ingegneria civile nel 1891, fu presto assunto negli uffici tecnici del comune di Torino. Nel 1896 si iscrisse al Circolo degli artisti, nelle cui mostre avrebbe esposto per trentacinque anni. Nel 1902 fu invitato alla I Quadriennale torinese e a quella manifestazione partecipò anche in seguito. Nel 1923, congedatosi dall'impiego nel comune di Torino, si dedicò esclusivamente all'attività pittorica, aprendo uno studio che fu assai frequentato e girovagando per dipingere dal vero. Perduto lo studio durante la guerra, continuò a lavorare tra Garessio, luogo natale della madre, e Finale Ligure. Morì a Torino il 24 apr. 1947.
La sua produzione, legata alle matrici del paesaggismo piemontese, da Delleani a Reycend a Follini, si distingue per una tavolozza vivace e luminosa, una stesura a rapidi colpi di pennello, pur non uscendo da limiti onestamente convenzionali. Di buona qualità in particolare le tavolette (D. R. Peretti Griva, Giovanni Colmo, catal., galleria Fogliato, Torino 1952; O. Bodda, Giovanni Colmo, catal., galleria Bodda, Torino 1969; Rebaudengo, 1970; Arte Stampa Liguria, numero speciale dedicato a Giovanni Colmo, gennaio-marzo 1979; Diz. encicl. Bolaffi dei pitt. e degli incis. ital., III, Torino 1972, pp. 398 s.; Catalogo Bolaffi della pittura italiana dell'Ottocento, n. 9, Torino 1980, p. 55).
Fonti e Bibl.: L'opera più completa sul C. è Madamine, ministri e midinettes: Golia (E. C.), a cura di P. Pallottino, Bologna 1979, con ampia bibliografia ed elenco della produz. dell'artista (collaborazioni a periodici, copertine, libri illustrati, manifesti e grafica pubblicitaria): Ma vedi anche: G. Gozzano, La moneta seminata, Milano 1968, pp. 158, 198, 209, 214, 220; C. Beniamino, Umorismo e umoristi, Milano s. d. [ma 1911], pp. 17-19; Gec [E. Gianeri], Storia della caricatura europea, Firenze 1967, pp. 117 s., 120, 127; Il mondo di Golia, a cura di Giò Golia, Torino 1968; 1914-1918, cinquanta anni... nella caricatura (catalogo), a cura di Gec, Arezzo 1968, passim; Catal. della mostra rievocativa di Golia, a cura di Gec, Tolentino 1969; Mostra postuma di Golia, Circolo degli artisti, Torino 1969; Mostra postuma di Golia: opere 1945-65, a cura di D. Rebaudengo, Circolo della Stampa, Milano 1970; D. Rebaudengo, Colmo e Golia rivivono a Garessio nella Pinac. civica, in Boll. della Soc. per gli studi storici, archeologici ed artistici della prov. di Cuneo, LXIII (1970), pp. 129 s.; A. Faeti, Guardare le figure, Torino 1972, pp. 192, 202-204, 206, 208, 311; Golia (catalogo; prefaz. A. Nocentini), galleria Stellaria, Firenze 1972; G. Lise, in Settant'anni di manifesti ital. (catal.), Milano 1972, pp. 11, 71; A. M. Brizio, in Mostra del Liberty ital. (catalogo), Milano 1972, p. 137; R. Bossaglia, in L'Italia liberty, Milano 1973, pp. 70, 76, 80, 88, 89, 91, 93; Ponente d'Italia, XXII (1974), 1-2 (numero spec. dedicato a Golia); R. Bossaglia, Il déco italiano, Milano 1975, pp. 14, 20, 41, 82; R. Binaghi, in Torino 1920-1936, Torino 1976, pp. 86 s.; U. Zanetti, La Mostra di Golia a Bergamo, in Ponente d'Italia, XXIV (1976), 5-6, pp. 7 s.; Golia giornalista ceramista e pittore, Torino 1977; M. L. Re Fiorentin, in Torino fra le due guerre (catal.), Torino 1978, pp. 343, 352; S. Zatti, Golia, in La Metafisica: gli anni Venti (catal.), Bologna 1980, II, p. 167; Golia: ceramiche degli anni Venti, a cura di G. C. Bojani, Faenza 1981; L. Tamburini, Il castello di Rivoli, Torino 1991, p. 87.