Pittore (Charenton-Saint-Maurice 1798 - Parigi 1863), figlio di Charles de Contaut. È il maggiore pittore romantico francese: la sua opera segna una svolta decisiva nella storia della pittura e apre la strada alle correnti realiste ed espressioniste.
Allievo di P.-N. Guérin, nel cui studio conobbe Géricault, da D. considerato come maestro, si formò soprattutto studiando al Louvre le opere di P. P. Rubens e di P. Veronese. Grande fu l'impulso dato alla sua fantasia dalla lettura di Shakespeare, Goethe, Byron e W. Scott. La prima opera di D., la Barca di Dante (1822), suscitò violente reazioni per quella che colpiva come confusione compositiva, mancanza di disegno, esagerazione di sentimento. Altra polemica suscitò il Massacro di Scio (1824), prima opera di soggetto "orientale" di D.; in questa opera è notevole la suggestione di Géricault. Nel 1825 D. compiva un viaggio in Inghilterra, e qui era impressionato da Turner e da Constable e specialmente si stringeva d'amicizia con R. Bonington, che lo seguiva a Parigi. La Morte di M. Falier, sotto l'impressione della grande pittura veneziana, è ispirata al Byron. Nel 1827 il Salon presentò a fronte J.-D. Ingres, capo della corrente classicheggiante, e il D., capo della corrente romantica (questi vi espose, tra l'altro, la Morte di Sardanapalo). Le guerre per l'indipendenza ellenica avevano suscitato in D. un profondo interesse per il mondo orientale, cui egli si rivolgeva anche attraverso notevoli studî di miniature persiane. Egli conobbe direttamente l'Oriente soltanto nel 1832 (viaggio in Marocco), e ne riportò un'impressione immediata, che introdusse il mondo islamico nella pittura francese come tema pittorico attuale, di ambiente e di paesaggio, e non soltanto come suggestione letteraria e fantastica. Fu, questo viaggio, uno dei rari avvenimenti della vita del D. (il viaggio in Italia, accarezzato in gioventù, non fu mai compiuto) che fu interamente dedicata alla pittura, sì che il catalogo della sua opera elenca ben 9140 lavori. Grande amico del D. fu Ch. Baudelaire, che all'amico pittore dedicò le pagine più belle della sua prosa critica. Il D. stesso lasciò documenti scritti della più grande importanza: un Journal in tre volumi (1893-95), una vasta corrispondenza, articoli di giornale e di periodici. Enormi furono la fama del D. e le ripercussioni delle sue opere, esposte regolarmente nei Salons parigini, per molti anni. Dopo gli anni durissimi del 1827-30, la rivoluzione di luglio aprì improvvisamente al D. nuove prospettive di vita e di lavoro; ebbe incarichi di vaste decorazioni: dell'aula e della biblioteca della Camera dei deputati (1835; 1838-47); del soffitto della galleria d'Apollo al Louvre (1849-51); della Cappella dei Santi Angeli a St.-Sulpice (1853-61). In questi grandi dipinti D. appare ormai distaccato dalla polemica romantica. Oltre alle grandi opere (quali: Donne di Algeri, 1834; la Battaglia di Taillebourg, 1837; Medea 1838; la Giustizia di Traiano, 1840; I Crociati a Gerusalemme, 1841; il Naufragio di don Juan, 1841, ecc.) sono da rammentare le numerose tele di minori dimensioni, ma d'alta qualità per la nervosità di segno e il colore brillante e intenso, con una inesauribile curiosità e vastità d'interessi: paesaggi, animali, belve in lotta, ecc.; i ritratti carichi di una grande forza espressiva; le nature morte, i disegni; le illustrazioni a Goethe, W. Scott, ecc. Le sue opere si trovano, per la maggior parte, nei musei francesi (particolarmente numeroso il gruppo conservato nel Louvre).