CARRIÈRE, Eugène
Pittore, nato a Gournay (Seine-et-Marne) nel 1849, morto a Parigi il 27 marzo 1906. Di umile origine, sesto di sette figli, studiò disegno in un'accademia di Strasburgo, e a 19 anni andò a Saint-Quentin, dove copiò i Latour del museo. Venuto poi a stabilirsi a Parigi, vi seguì i corsi della scuola di belle arti, ma egli stesso disse di essere stato particolarmente influenzato dai Rubens del Louvre. Arruolatosi nel '70, è fatto prigioniero e internato a Dresda, dove ha occasione di visitare la galleria. Finita la guerra, entra nello studio del Cabanel; tenta senza successo il premio di Roma (1876) e lo stesso anno espone un ritratto della madre. Nel 1877-78 passò seì mesi a Londra, dove fu subito attratto dal Turner. È del 1879 la Giovane madre che allatta (Museo di Avignone); nel 1885 ottiene una medaglia per Il bimbo malato, acquistato dallo Stato (Museo di Montargis); nel 1886 espone Il primo velo (Museo di Tolone). Solo allora la rinomanza del pittore incomincia a imporsi e il progressivo affermarsi del successo è segnato dagli acquisti che si vanno facendo sempre più frequenti. Sino alla morte lavorò a Parigi con qualche soggiorno a Pau (1896-98) e a Mons (1904) e con rapidi viaggi in Spagna, in Italia, nel Belgio. Negli ultimi anni del secolo, compenetrato e turbato da un vago panteismo e da aspirazioni di solidarietà umana, s'interessò a questioni sociali, alle università popolari, all'arte per il popolo, redasse un rapporto su L'enseignement et l'éducation par la vie. Fu assiduo dei Salons parigini ed espose più volte, fra il 1895 e il 1905, a Monaco e a Berlino. Dopo una prima mostra personale, nel 1891 da Bernheim, espose nel 1896 a Ginevra, a Bruxelles e a Parigi (a L'Art Nouveau).
Il C. ha dipinto specialmente scene intime e famigliari, notevoli per un senso di tenerezza e d'angoscia che le pervade accordandosi con una solenne grandiosità. Così Intimità (1889; coll. Moreau al Louvre), Maternità (1892), La famiglia del pittore (1893), al Lussemburgo, L'amore materno, al museo di Bruxelles. I numerosi ritratti sono trattati con lo stesso spirito: Autoritratto (1887), al Museo di Gand; il Verlaine (1891), al Lussemburgo, Rodin (1898), La famiglia Bernheim (terminato nel 1905), Madame Devillez col figlio (1905). Il suo Cristo in croce del Louvre è del 1897. Uguali qualità- ed atteggiamenti spirituali si trovano nei numerosi nudi, dipinti intorno al 1890 (La toilette, 1888). Vanno considerati a parte alcuni paesaggi in chiaroscuro, da porsi fra il 1898 e il 1902, d'una tecnica molto interessante. Al C. si devono la decorazione di 12 cantoniere (Le scienze) per una sala del palazzo comunale di Parigi (1892), un pannello per la Sorbona: la Giovinezza (panorama di Parigi con figure), e alcuni pannelli che non furono mai collocati, destinati al municipio di Reuilly (ora del Musée des Beaux Arts de la Ville de Paris). Litografo, eseguì ritratti fra il 1892 e il 1900. Il C. tentò anche la scultura (monumento al Verlaine per Nancy).
Preoccupato specialmente delle relazioni che passano tra forma e colore, l'evoluzione del C. lo ha portato a una pittura monocroma. In piena epoca impressionista, egli è rimasto un solitario, che raggiunge soluzioni assolutamente opposte a quelle dei maestri contemporanei. Solo del suo secolo, questo ateo ha sentito religiosamente il mistero del destino e la vita spirituale. Le sue Maternità si sarebbero chiamate una volta Madonne e Sacre famiglie. L'opera sua soffre del suo partito di rimanere incolore, delle forme un po' nebulose, ma i suoi ritratti (Verlaine, Goncourt) sono modelli di vita intensa. Sebbene ammirato dalle generazioni seguenti, ha avuto poca influenza nella storia della pittura.
Scritti. Carrière, Écrits et lettres choisies, Parigi 1906.
Bibl.: G. Séailles, E. C., l'homme et l'artiste, Parigi 1901; id., E. C., essai de biographie psychologique, Parigi 1910; G. Geffroy, L'oeuvre d'E. C., Parigi 1902; Ch. Morice, E. C., Parigi 1906; E. Faure, E. C., peintre et lithographe, Parigi 1908; J. e E. de Goncourt, Künstlerköpfe, Vienna 1911; M. Denis, Théories, Parigi 1911, p. 203; H. Vollmer, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, VI, Lipsia 1912 (con la bibl. precedente); M. Elder, in Les arts, 1919, n. 180; L. Bénédite, in Revue de l'art anc. et mod., 1920, p. 48.