BURNOUF, Eugène
Il maggiore indianista francese, nato a Parigi il 12 agosto 1801, morto il 28 maggio 1852. Mosso dall'entusiasmo che le notizie dall'India e dall'Oriente avevano suscitato in Europa, lasciò la professione di avvocato e si diede agli studî orientali, seguendo i corsi dello Chézy, di Abel Rémusat e vivendo in consuetudine d'amicizia col Lassen. Nel 1829 professore di grammatica all'École normale, successe nel 1832 allo Chézy nel Collège de France per la cattedra di sanscrito e allo Champollion nell'Académie, di cui poco prima della morte fu nominato segretario perpetuo.
Il B. contribuì in modo cospicuo alla conoscenza dell'iranico e dell'indiano. Messosi in relazione col Bopp per lo studio dell'avestico (detto impropriamente, ma più comunemente, zendo), si accinse ben presto all'esame dei manoscritti dell'Avesta (v.) che l'Anquetil du Perron aveva portati dall'India in Francia nel 1762, e riuscì poco dopo a dare l'edizione e traduzione del Vendidad (Vendidad Sadè, l'un des livres de Zoroastre, ecc., Parigi 1829-43), superando di gran lunga, per il corredo scientifico, l'interpretazione dell'Anquetil du Perron. Pubblicò poi (Parigi 1833-1845) un commentario sul Yasna (altra parte dell'Avesta) e la decifrazione delle iscrizioni cuneiformi trovate a Persepoli, dei secoli VI-V a. C. e che sono il più antico documento dell'antico persiano (Parigi 1836).
Altri lavori di argomento persiano pubblicò poi tra il 1840 e 1850 (Études sur la langue et les textes Zendes, in Journal Asiatique, 1840-50), mentre più intensa e fruttuosa volgeva la mirabile attività agli studî indiani, nei quali già dal 1826 si era segnalato con la pubblicazione, in collaborazione col ricordato Lassen, di un Essai sur le Pâli ou langue sacrée de la presqu'île au-de-là du Gange, come egli designava complessivamente il Siam, la Birmania, l'Arakan e il Pegu. Dopo varie altre memorie di lingua e di letteratura sanscrita e alcune Observations sur la grammaire de M. Bopp (Parigi 1834), il B. pubblicò nel 1840 edizione e traduzione del poema Bhāgavatapurāṇa (voll. 2, Parigi 1840-44). Ma il culminare dell'attività indologica del B. si ebbe con i suoi studî sul buddhismo, tratti di su manoscritti del Nepal donati alla Società Asiatica di Parigi, e che costituirono una compiuta, fondamentale esegesi storica, letteraria e religiosa della dottrina del Buddha (Introduction à l'histoire du Buddhisme Indien, I, Parigi 1844, 2ª ed., Parigi 1876; II: Le Lotus de la bonne Loi traduit du sanscrit accompagné d'un commentaire et vingt et un mémoires relatifs au Buddhisme, Parigi 1852).
Le deficienze che il progresso degli studî rende oggì manifeste nell'opera del B. (soprattutto la mancanza di conoscenza da parte di lui dell'intero canone buddhistico) non diminuiscono affatto il valore dei suoi contributi, tanto più mirabili, quanto più scarsi furono i suoi mezzi.
Bibl.: Lenormant, E. B., Parigi 1852; Choix des lettres d'E. B., Parigi 1891 (con elenco degli scritti del B. apparsi nel Journal Asiatique); E. Windisch, Geschichte der sanskrit. Philologie ecc., Berlino 1920, p. 124 segg.