DELLA VOLPAIA (Ulpius), Eufrosino
Figlio di Lorenzo e della moglie di questo Bartolomea di Lionardo, non ne conosciamo la data di nascita, collocabile tra il 1494 e il 1500; appartenne ad una famiglia di orologiai molto nota nella Firenze rinascimentale. Del 1516 è il primo orologio dei D. (datato e firmato), conservato presso il National Maritime Museum di Greenwich (Maccagni, 1971, p. 71). Nel 1520 costruì un orologio notturno, conservato all'Istituto e Museo di storia della scienza di Firenze. Il 17 maggio 1523, a Firenze, con atto del notaio R. Baldesi, il fratello Benvenuto lo nominò, assieme all'altro fratello Camillo, erede universale di tutti i suoi beni. Del 1525 è l'astrolabio, firmato e datato, del British Museum di Londra; nel 1526 il D. riparava l'orologio di S. Maria Nova a Firenze (Maccagni, 1971, p. 65). Nel 1530 era sicuramente a Venezia perché fu registrato in una "Nota de li familiari et servitori dell'ambassadore Fiorentino che restano in Venetia" (Arch.di Stato di Venezia, Consiglio dei dieci, Comune, 1530, reg. 6, c. 181).Nel 1534, a Firenze, assieme all'astrologo frate Giuliano del convento del Carmine, preparò l'oroscopo e diresse i primi lavori della Fortezza da Basso; nel 1552 era ricordato, costruttore di sfere, nei Marmi di A. F. Doni.
Nel 1542 costruì un globo terrestre in bronzo, ora conservato presso la Hispanic Society of America di New York, dedicato a Marcello Gervini, che sarà poi papa Marcello II. Il globo ha un diametro di cm 39,4 e sul polo Nord è sormontato da una croce in ghisa. È sorretto da una struttura in legno e l'altezza totale dello strumento è di cm 112. 1 due emisferi furono costruiti separatamente e quindi congiunti con punte di ferro. 1 toponimi sono in latino, talvolta in italiano. Sul globo osserviamo due iscrizioni principali: la prima è la dedica "Marcello Cervino S.R.E. Presbitero Cardinali D.D. Rorna"; la seconda "Regiones Orbis Terrar. quae aut a veterib. traditae aut nostra patru(m)q. memoria compertae sint Euphrosynus Ulpius describebat anno salutis MDXLII".
Del D. conosciamo anche un orologio notturno (n. inv. 3264),conservato al Museo di storia della scienza di Firenze. Su di esso leggiamo la dedica "Ad Marcellum M."; "Quadrans. ad latitudinem Grad. XXXXIII et XXXXIIII" ed "Eufrosinus Vulparia Florentinus Laur. Fil. anno MDXX". Il 31 ag. 1544 ilD., allora abitante a Parigi, veniva menzionato in una lettera di David Benintendi a Michelangelo (Carteggio di Michelangelo, IV,p. 190). Del 1522 èuna sfera armillare, firmata e datata Lugduni MDLII, conservata a Vienna (Maccagni, 1971, n. 72).
Il D. collaborò, col padre Lorenzo e col fratello Benvenuto, alla compilazione di un Libro di macchine diverse..., Codice cartaceo databile tra il 1520 e il 1525,conservato alla Bibl. naz. Marciana di Venezia (Mss. Ital., cl. IV, 41 [= 5363]), ricco di progetti e di disegni di orologi, di mulini, di macchine idrauliche. Degno di essere menzionato èuno strumento metallico ideato e disegnato dal D. "in Venezia per misurare le distanze". Da questo stesso codice apprendiamo che egli morì in Francia, ma non sono specificati né la data né il luogo della morte.
Si ricordano inoltre il Codice Magliab., cl. XIX, n. 20 (Firenze, Bibl. naz.) di 22 fogli, con copie di scritti del padre Lorenzo (Pedretti, 1953, pp. 259 s.) e le note di geografia del Magliab., cl. XIII, 87(Firenze, Bibl. naz.), di Girolamo Della Volpaia, tratte in parte da appunti del Della Volpaia.
Il suo capolavoro èla Mappa della Campagna romana al tempo di Paolo III che fu redatta nel 1547:tra le rare citazioni contemporanee ricordiamo quella di F. Wingen in una lettera scritta il 1° sett. 1590 al famoso cosmografo di Anversa A. Oertel (1527-1598),uno dei maggiori cartografi del sec. XVI. La carta, però, fu attribuita al D. solo agli inizi del '900da T. Ashby sulla base di un privilegio del Senato veneziano del 14 apr. 1547 ("sia concesso quanto humilmente ha supplicato ... a Eufrosino Della Volpaia per il novo suo disegno di Roma et contorni ...").
Ad un attento esame abbiamo notato una straordinaria rispondenza tra la carta del D. e le notizie geografiche contenute negli Otto libri quali narreno de varii et diverse cose apertinenti alli Cacciatori di D. Bocchamazo, capocaccia di Leone X, scritto per l'utilità dei cacciatori e stampato a Roma nel 1548, del quale il D., con tutta probabilità, ebbe conoscenza prima della pubblicazione. Di questa carta sono conosciuti solo due esemplari: uno conservato nella Bibl. apostolica Vaticana, l'altro nella Bibl. civica di Breslavia. Misura cm 123,9 di lunghezza e cm 111,2 di larghezza e si sviluppa in sei fogli; è priva di reticolato geografico, la forma è rettangolare. Il disegno è intersecato da due rette, perpendicolari tra loro, che si incontrano sul Campidoglio e verso le estremità indicano la direzione dei punti cardinali. A orientata approssimativamente col NE in alto; la scala è di 1: 40.000 circa ed è, perciò, una delle più antiche carte topografiche stampate che ancora si conservano. In un cartiglio, in alto a sinistra, sormontato dallo stemma di Paolo III, appare una lunga iscrizione in cui il D. descrive le caratteristiche generali della carta; in basso, a sinistra, un grande compasso aperto su una caratteristica scala lineare graduata, su cui leggiamo "Misura delle miglia. Tutto questo spatio contiene miglia sei". In basso, nei pressi di Fiumicino, compare una didascalia: "La misura d(e)lle Miglia si ha a pigliare dalle porte di Roma et terminarsi alle porte delli Castelli o Casali". Sempre in basso, a destra, in una cartella ovale, sono stati indicati i privilegi di papa Paolo III, della Signoria di Venezia e del duca di Firenze ed è indicata la data del 1547.
Su tutto il campo della carta, in grandi lettere, disposte irregolarmente, leggiamo: Trasteverina, nel territorio oltre la riva destra del Tevere; Isola, nel territorio compreso tra la riva sinistra del Tevere e la riva destra dell'Aniene, nel restante territorio, al di là della riva sinistra dell'Aniene e della riva sinistra del Tevere. Il modello realizzato della carta fu costituito da uno schema reticolare di base, costruito partendo da misurazioni fatte sulle principali strade consolari, in uscita da Roma, e dalla posizione geografica, rilevata con la bussola, dei più notevoli insediamenti abitativi. Le altre indicazioni, complementari a quelle di base, furono ricavate dalla conoscenza personale dei luoghi. La rappresentazione cartografica (non fu usato alcun tipo di proiezione) riguarda il territorio che attualmente corrisponde all'incirca alla provincia di Roma. Ben delineato e con una buona approssimazione alla situazione reale è il sistema idrografico costituito dall'Arrone, emissario del lago di Bracciano, e dalla parte terminale del corso del Tevere con i suoi affluenti. La geomorfologia del territorio su cui si sviluppava il vulcano Sabatino appare modificata: i due crateri secondari che contenevano il lago Straccia Cappa e il lago di Baccano (il D. non rappresentò il lago di Martignano ancor oggi esistente) sono stati prosciugati, quest'ultimo definitivamente nel 1838 dalla famiglia Chigi; anche il paesaggio, paludoso e malarico, tra la foce dell'Arrone e la pineta di Castelfusano, è cambiato: l'area è stata bonificata ed oggi è intensamente coltivata e densamente abitata. L'orografia è stata rappresentata con forme prospettiche del rilievo e col sapiente uso del tratteggio; il disegno, dolce e ben proporzionato, dà un'immagine di plasticità sicché tutto l'insieme risulta gradevolissimo al lettore della carta. Il territorio umanizzato è stato rappresentato dall'aspetto reale e prospettico delle opere realizzate dall'uomo. La carta, perciò, è ricca di disegni di case, torri, torricelle, castelli, chiese, campanili, moli, casali, acquedotti, ruderi, fontane, strade. Sono indicati anche i boschi, le aree incolte e quelle coltivate; il tipo di vegetazione arborea è simboleggiato da forme diverse di alberi stilizzati. L'uomo in opera, invece, è raffigurato nell'atto di svolgere le diverse attività. Notiamo, perciò, il cacciatore attorniato dai cani; il pescatore con la canna in attesa di estrarre dalle acque il pesce; il pastore che bada al gregge; il contadino che ara, semina, zappa; illustri viaggiatori col loro seguito che muovono verso l'Urbe.
La carta del D. influenzò, per oltre un secolo, la cartografia del Lazio; fu, quindi, modello eccellente e fonte preziosissima per le numerosissime derivazioni che se ne trassero. Tra le più note, citiamo: La Descrittione della Câpagna di Roma detta dagli antichi Latium... del 1564,la Territorii Romani Descriptio, incisa dall'Ortelio nel 1570 per il suo famosissimo atlante Theatrum orbis terrarum; l'Urbis Romae Territorium...,inserito nell'atlante Speculum Orbis di G. De Jode, pubblicato nel 1578 e che, dopo quello orteliano, è l'atlante più anticb dell'era moderna, il Latium nunc Campagna di Roma del 1589,realizzata dal Mercatore, che fu la prima carta della Campagna romana provvista di reticolato geografico; il Latium, seu territorium Romae del 1596contenuto nel Tolomeo del Magini; la Pianta della Campagna romana dipinta a fresco nel 1629a palazzo Chigi a Castelfusano da G. Toniko, noto prelato originario della Bosnia; fu utilizzata, infine, da U. Pinard per il Fondo della prospettiva dell'Urbe del 1555.
Fonti e Bibl.: A. F. Doni, I marmi, I,Vinegia 1552, p. 20; Il carteggio di Michelangelo, a cura di P. Barocchi-R. Ristori, IV, Firenze 1973, ad Ind.; J. Morelli, I codici manoscritti volgari della Libr. Naniana, Venezia 1776, pp. 14 ss.; B. F. De Costa, The Globe of Ulpius, in The Mag. of Amer, Hist., 1879, pp. 17-35;J. H. Hessels, Abrahami Ortelii ... epistulae, Cantabrigiae 1887, pp. 443 ss.; M. Fiorini, Sfere terrestri e celesti di autore italiano oppure fatte o conservate in Italia, Roma 1899, pp. 119, 145-48, 205, 447; G.Tomassetti, La Campagna romana antica, medioevale e moderna, I,Roma 1910, pp. 247-60;III,Roma 1913, p. 107;C. Frati-A. Segarizzi, Catalogo dei codici marciani ital., II,Modena 1911, pp. 28 s.; T. Ashby, Mappa della Campagna romana del 1547 di E. D., Roma 1914;R. Almagià, La cartografia del Lazio nel Cinquecento, in Riv. geog. ital., XXIII (1916), pp. 25-44; W. Ruge, Alteres kartographisches Material in deutschen Bibliotheken .... in Göttingische Nachrichten, Berlin 1916, pp. 32 s.; R. Almagià, L'"Italia" di G. A. Magini e la cartografia dell'Italia nei secc. XVI e XVII, Selci 1922, pp. 71 ss.; Id., Le pitture geografiche nel pal. Chigi di Castelfusano (Roma), in Atti del IX Congr. geogr. ital., II, Genova 1925, pp. 316 s.; Id., Mon. Italiae Cartogr., Firenze 1929, p. 21;Id., Planisferi, carte nautiche e affini dal secolo XIV al XVII esistenti nella Biblioteca Apost. Vaticana, Città del Vaticano 1944, p. 54; Id., Carte geografiche a stampa di particolare pregio o rarità dei secc. XVI e XVII, Città del Vaticano 1948, pp. 18 ss.; C.Pedretti, Documenti e memorie riguardanti Leonardo da Vinci..., Bologna 1953, pp. 257-60;R. Almagià, Documenti cartografici dello Stato pontificio, Città del Vaticano 1960, pp. 11, 15, 25 e tavv. X, XI; A. P. Frutaz, Le piante di Roma, I,Roma 1962, p. 211 C. Maccagni, Appunti sconosciuti di un "ingegnere" rinascimentale, in Rassegna periodica di informazioni del Comune di Pisa, III (1967), 8, p. 47;Id., Notizie sugli artigiani della famiglia Della Volpaia, ibid., pp. 3-13;Id., The Florentine clock and instrument-makers of the Della Volpaia family, in XIIe Congrès intern. dhist. de sciences ... 1968, Actes, tome XA, Histoire des instruments scientifiques, Paris 1971, pp. 64-73;M. L. Righini Bonelli, Il Museo di storia della scienza… a Firenze, Milano 1976, pp. 14, 174; Firenze e la Toscana dei Medici nell'Europa del Cinquecento. La corte, il mare, i mercanti. La rinascita della scienza ... (catal.), Firenze 1980, pp. 164, 219.