DELLA PORTA, Eufranone
"Dominus Eufranon de Porta": tale il nome che compare nel Liber confratrum di S. Matteo di Salerno e sull'iscrizione posta nel 1275 dalla figlia Regale - vedova del defunto Giacomo da Tricarico - sulla porta della chiesa di S. Maria di Salerno. Ignota la data di nascita del D., nobile la famiglia cui appartenne: il Capone, sulla scia di T. Valle e degli elogi di G. A. Flaminio, lo dice discendente di "Gayferio ed Alberto, conti longobardi, consanguinei di Gisulfo II, principe di Salerno". Probabilmente sposato prima dell'ingresso in religione, si ignora per il silenzio delle fonti edite quando ed in seguito a quali vicende abbia vestito l'abito dei domenicani: risulta nel 1269 priore di S. Domenico Maggiore in Napoli da una lettera dell'8 giugno di quell'anno con cui l'arcivescovo Aiglerio conferma la concessione ai predicatori di alcune case da parte dei patroni del monastero di S. Arcangelo "de illa Morfisa", già donato ai domenicani sotto il suo predecessore Pietro. Già nominato definitore dai capitoli provinciali del 1256 (Anagni), del 1259 (Roma), del 1268 (Viterbo), fu probabilmente - in tale qualità - ai capitoli generali di Firenze (1257), di Strasburgo (1260) e di Parigi (1269). Nel 1272 si trovava a Salerno, presso il cugino Matteo Della Porta, - l'antico avversario del re Manfredi - che era arcivescovo della città (1263-1272): questi, nel marzo, concesse all'Ordine dei predicatori, per reverenza verso s. Domenico, per l'amore portato ai domenicani, a Tommaso d'Aquino - "magister noster" - e al "providus et religiosus" D., la chiesa di S. Paolo detta di Palearia, situata nel suburbio della città. La chiesa con le sue pertinenze, trasferita nelle mani del D. con la condizione che nell'annesso cimitero venissero seppelliti solo i "fratres" e i "famuli" dell'Ordine (condizione poi caduta nel 1279 quando vi fu sepolta Maria, sorella di s. Tommaso), si trasformò in un secondo tempo (1275) nella chiesa di S. Maria detta della Porta, costruita a spese della figlia del D., Regale, e consacrata nel 1277, chiesa che divenne uno dei centri del culto di s. Tommaso in Salerno. anche se non sembra essere stato il primo insediamento domenicano in questa città.
Nessuna fonte indica il D. come discepolo di Tommaso d'Aquino, né esistono indicazioni su un suo insegnamento - di qualunque genere - a Napoli. I suoi rapporti con l'Aquinate sono descritti daTietro Calo (c. 1310) e da Guglielmo di Tocco (m. 1323) - tace Bernard Gui - e si riassumono nella capacità del D. di cogliere la "spiritualis letitia" e la "gaudii gracia" dall'aspetto e dalle parole del santo. Bartolomeo da Capua, protonotario e logoteta del Regno di Sicilia, nel processo di canonizzazione dell'Aquinate (Napoli 1319), lo ricorda tra i frati trovati nel convento partenopeo di S. Domenico da Tommaso nel settembre del 1272 e lo elenca per primo, subito dopo il "familiaris" e diretto discepolo Giovanni da Caiazzo: il che fa pensare che in quell'anno il D. ne fosse ancora priore.
Nominato definitore dal capitolo provinciale di Firenze del 1272, il D. probabilmente si trovava a Pest nel 1273. Alla morte del cugino Matteo, compianto da Saba Malaspina, avvenuta il 25 dic. 1273, quando il presule era in procinto di recarsi al concilio di Lione per denunciare l'oppressione dei "Gallici", il D. fu designato a succedergli quale arcivescovo di Salerno dalla fazione di Pietro Mangarario. Ma si trattava di una candidatura minoritaria. Degli ottantaquattro suffragi espressi dai canonici, infatti, solo ventuno gli furono favorevoli: cinquanta ne ebbe il suddiacono Filippo Capuano di Amalfi, sostenuto dall'arcidiacono Giovanni, ed undici Cesario d'Alagno, sostenuto dal chierico Cesario di Sorrento.
Nella vertenza - che fu risolta solo da Onorio IV il 7 maggio 1286 - il D. non ebbe neppure il tempo di chiedere all'Ordine l'autorizzazione di aderire alla "postulatio" della fazione del Mangarario: nominato nel 1274 definitore dal capitolo provinciale di Napoli - e, in questa occasione, non risulta più priore di S. Domenico - morì sulla via di Bologna, nel 1275, mentre stava recandosi al capitolo generale, dove fu commemorato.
Fonti e Bibl.: Les registres dHonorius IV,a cura di M. Prou, Paris 1888, n. 356; Acta capitul. generalium, I,a cura di M. Reichert, in Monum. Ordinis fratrum praedicatorum Historica, III,Romae 1898, p. 182; Acta capitul. provincialium provinciae Romanae (1243-1344),a cura di Th. Kaeppeli-A. Dondaine, ibid., XX,Romae 1941, pp. 20, 24, 35, 40, 44; Accessiones ad historiam Romanae provinciae saeculo XIII, a cura di H. Chr. Scheeben, in Archivum fratrum praedicatorum, IV(1934), pp. 103 s., 107 ss.; Fontes vitae s. Thomae Aquinatis,a cura di D. Priimmer, I, Tolosae s. d., p. 39; II, Saint-Maximin 1913, p. 110; IV, ibid. s. d., pp. 370 ss.; Necrol. del "Liber confratrum" di S. Matteo di Salerno (secc. X-XVI), a cura di D. A. Garufil Roma 1922, in Fonti per la storia d'Italia..., LVI, p. 223; Codice diplomatico salernitano del sec. XIII, a cura di C. Carucci, I, Subiaco 1931, n. 266; Th. Kaeppeli, Delle pergamene di S. Domenico di Napoli, in Archivum fratrum praedic.,XXXII (1962), pp. 312 s.; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra..., VI,Venetiis 1720, coll. 115 s.; VII, ibid. 1721, coll. 420-422; A. Capone, Relazioni tra la città di Salerno e s. Tommaso d'Aquino, Salerno 1924, pp. 10 ss., 37-41; I. Taurisano, Discepoli e biografi di s. Tommaso,in S. Tommaso d'Aquino O. P., Roma 1924, pp. 123 s.; A. Walz, Saint-Thomas d'Aquin,Louvain-Paris 1962, p. 178; N. Kamp, Kirche und Monarchie in staufischen kánigreich Sizilien, I, 1,München 1973, p. 449.