EUFEMISMO (gr. εὐϕημισμός da εὖ "bene" e ϕημί "dico")
Espressione attenuata a cui si ricorre in luogo dell'espressione usuale per riguardi religiosi ovvero sociali. (Eufemia era chiamato dai Greci il silenzio sacro che durante i sacrifizî l'officiante proclamava, dopo fatta la libazione, con le parole εὐϕημεῖτε, εὐϕημία ἔστω).
Nelle società primitive, l'eufemismo è un aspetto del tabu (v.). Nella concezione magica dell'universo, il nome non è il simbolo d'un essere (divino o umano) ma addirittura l'anima di esso: chi conosce il nome d'un essere l'ha perciò in qualche modo in suo potere. Di qui la necessità di limitare la conoscenza dei nomi ai soli iniziati, mentre gli altri debbono ricorrere a circonlocuzioni o ad alterazioni. Nelle civiltà superiori l'eufemismo, quando non è dovuto a riguardi religiosi, dipende per lo più da motivi di riguardo sociale: di decenza, di convenienza, di cortesia.
Non appena un termine eufemistico si consolida nell'uso, e sostituisce il termine proprio corrispondente, viene meno allo scopo per cui era stato foggiato; tende perciò a essere sostituito da eufemismi meno consunti. Cimitero era in origine un eufemismo (κοιμητήριον "luogo di riposo"); camposanto, foggiato più tardi per evitare cimitero, divenne anch'esso termine proprio; frasi come andare all'ombra dei cipressi, conservano, per ora, il valore eufemistico. Secondo i tempi, i luoghi e le condizioni sociali la creazione e l'obliterazione degli eufemismi è più o meno rapida e abbondante: un grande consumo ne è stato fatto, per esempio, in Inghilterra, nell'età vittoriana.
Ecco le principali categorie semantiche in cui si hanno eufemismi:
Divinità. - In molte regioni, sia monoteistiche sia politeistiche, i nomi divini non possono essere pronunziati (o scritti) che in casi eccezionali. Particolare riguardo nelle religioni antiche si usano, verso le divinità ctonie (le Erinni sono chiamate Εὐμενίδες "le benevole", σεμναὶ ϑεαί "dee venerabili"). Nei parlari moderni hanno origine eufemistica deformazioni come cribi! parbleu!, ecc.
Esseri soprannaturali. - Il diavolo è spesso nominato con perifrasi (ted. Gottseibeiuns), con nomi di persona (ingl. Nick), ecc. Le fate sono chiamate in romeno Ele, Iele, cioè "esse".
Nomi di animali. - I primitivi hanno speciale rispetto per alcuni animali: nell'Angola si chiama il leone "signore", e lo stesso nome è applicato dai Malesi alla tigre. È diffusa tra i cacciatori la superstizione che se gli animali di cui essi vanno in caccia sono chiamati col loro vero nome, la caccia sia infruttuosa: di qui nomi eufemistici per il lupo, la volpe, ecc.
Morte. - Si ricorre spesso a eufemismi per indicare la morte e tutto ciò che ad essa si riferisce: invece che "morire" si dice andarsene, addormentarsi, lasciare il mondo, non vedere più il sole, volare in cielo, ecc. Anche il nome dei morti si evita: il defunto è in origine un eufemismo; lo scomparso, il caro perduto conservano questo valore.
Malattie. - Si evita particolarmente di nominare le malattie pericolose, specialmente per il timore che il malato se ne accorga, e quelle vergognose per riguardi sociali. La sifilide è stata chiamata lue, tabe; piuttosto che di cancro si parla di tumori maligni, neoplasmi; il pazzo è un alienato; l'operazione un intervento chirurgico.
Parti del corpo. - Non si nominano quelle considerate vergognose; ma il riguardo talora va molto oltre: in inglese in luogo di legs "gambe" si usa limbs. Anche alcuni capi di vestiario hanno avuto la stessa sorte.
Amore. - L'amore, specie quello socialmente riprovevole, è avvolto d'un velo: lo stesso verbo amare è sostituito da voler bene, e, in molti dialetti, italiani e stranieri, da parlare, discorrere, conversare, chiacchierare.
Cose sudice. - Lasciando stare gli eufemismi scatologici, ricorderemo che in qualche dialetto dell'Engadina il porco, considerato innominabile, è chiamato salvanori, cioè "salvo onore".
Vizî, difetti. - La povertà, l'ubbriachezza, la paura non si nominano volentieri: d'un esercito sconfitto, si dice che ripiega sulle sue posizioni.
Delitti e castighi. - Il furto è una sottrazione, il baro corregge la fortuna, la ghigliottina, e qui l'eufemismo si confonde con un macabro umorismo) si chiama la veuve.
Gli espedienti linguistici a cui si ricorre per foggiare gli eufemismi sono varî: sostituzioni con termini lusinghieri (Eumenidi) o termini generali (l'Avversario), omissioni (quos ego...), traduzioni (W. C.), deformazioni (cribi).
Bibl.: J. A. McCulloch, in Enc. of religion and ethics, V, pp. 585-88, s. v. Euphemism; J. G. Frazer, The golden Bough, 3ª ed., I, Londra 1911; O. Hey, Euphemismus und Verwandtes, in Arch. lat. Lexikogr., XI, pp. 514-536; L. Morandi, In quanti modi si possa morire in Italia, o i sinonimi del verbo morire, 2ª ed., Torino 1882, W. Bökemann, Französischer Euphemismus, Berlino 1904; K. Nyrop, Gramm. hist. de la langue franç., IV, Copenaghen 1913, pp. 257-321; C. Salvioni, in Romania, XXXIX, pp. 474-475.