EUFEMIO da Messina
Il promotore dell'occupazione araba della Sicilia, rappresentato in modi diversi e contraddittorî dalle varie tradizioni latina, bizantina e musulmana, e variamente giudicato dagli stessi storici moderni. È verosimile che, al principio del terzo decennio del sec. IX, egli, audacissimo tra i più ricchi ottimati siciliani e turmarca o capo militare di uno dei distretti della Sicilia bizantina, cospirasse con altri turmarchi contro il patrizio Gregora, che venne ucciso. L'imperatore Michele il Balbo inviò allora, a domare quei condottieri, lo stratego Fotino, che cercò di sopprimere in E. l'animatore del complotto. E. era accusato di aver rapito dal convento una fanciulla: non il ribelle dunque, ma il sacrilego doveva soccombere alla legge. Ma i complici di E., scorto il proprio pericolo nel suo, ruppero a ribellione aperta, sconfissero e uccisero lo stratego, proclamarono imperatore E. (826). Contro di lui però si rivoltarono con le loro milizie altri capitani; sicché, costretto a fuggire, E. riparò in Africa, dove ad al-Qayrawān indusse il principe aghlabita Ziyādat Allāh ad accettare la sovranità della Sicilia ricevendone tributo e a fornirgli le forze occorrenti. Di queste, chiese ed ottenne il comando Asad ibn al-Furāt, che le sbarcò a Mazara il 16 giugno 827. Ma, al primo aprire delle ostilità, diffidando di E., lo ammonì che si tenesse in disparte. Quando Asad vittorioso si avanzò ad assediare Siracusa, E. incitò segretamente i Siracusani a resistere. Poi, sotto Castrogiovanni, ebbe da quei cittadini promessa di sottomissione. Ma, recatosi l'indomani al posto convenuto per il giuramento, i supposti sudditi lo uccisero e trionfalmente ne portarono la testa dentro Castrogiovanni (828).
Bibl.: M. Amari, St. d. Musulmani di Sicilia, I, Firenze 1854; F. Gabotto, E. e il movimento separatista nell'Italia bizant., in La Letteratura, V-VI (1890-1891) e a parte, Torino 1892; inoltre le storie dell'impero bizantino.