EUBULIDE (Εὐβουλίδης) di Mileto
Filosofo della scuola megarica, seguace di Euclide e maestro, almeno secondo la tradizione, di Demostene.
Gli antichi ricordano un suo violento scritto polemico contro Aristotele. Ma la sua maggior fama gli venne, sembra, dai sofismi che Diogene Laerzio (II, 108) gli attribuisce, per quanto qualcuno di essi appaia di proprietà comune della scuola megarica o possa essere ascritto ad altro suo rappresentante.
Questi sofismi erano il portato dell'eristica megarica, tendente a dimostrare, secondo lo spirito dell'eleatismo zenoniano, le contraddizioni della conoscenza comune, per poterne inferire la necessità della superiore conoscenza metafisica (v. su ciò euclide di Megara; megarici). Il più celebre era il cosiddetto "mentitore" (ψευδόμενος): "se mentisci dicendo che mentisci, nello stesso tempo mentisci e dici la verità". Il "nascosto" (διαλανϑάνων o ἐγκεκαλυμμένος) diceva: "Elettra sa chi è Oreste, eppure non lo conosce mentre sta travestito di fronte a lei: quindi lo conosce insieme e non lo conosce". Il "sorite" o "argomento del mucchio" (σωρίτης, da σωρός "mucchio": e analogo era il ϕαλακρός, il "calvo") suonava: "un grano non fa un mucchio; un secondo grano, neanche; quand'è, allora, che comincia a esserci il mucchio?". E, infine, il "cornuto" (κερατίνης): "quel che non hai perduto, ce l'hai; corna non ne hai perdute: quindi ne hai".
Bibl.: per E. v. la bibliografia alla voce Megarici. Sui sofismi a lui attribuiti, Deycks, De Megaricorum doctrina, 1827, p. 51 segg.; H. Ritter, in Rhein. Mus., II (1828), p. 331 segg.; C. Prantl, Geschichte der Logik, I, Lipsia 1855, p. 40 segg. In particolare sul "mentitore" v. A. Rüstow, Der Lügner: Theorie, Geschichte u. Auflösung, Lipsia 1910.