EUAINETOS (Εὐαίνετος)
1°. - Forse il maggiore incisore monetale dell'antichità, per la mole del lavoro, per la compiutezza tecnica, e, soprattutto, per l'alto valore artistico della sua varia produzione. Della sua origine e vita niente ci è noto; quanto è possibile ricostruire della sua attività e personalità artistica lo ricaviamo dalle opere firmate, intorno a cui si raggruppano, con maggiore o minore attendibilità, i conî monetali anonimi, stilisticamente affini. Se pure, quindi, molte incertezze permangono per una conoscenza piena - mancano punti concreti, ad esempio, per una precisa cronologia, assoluta e relativa, di molti conî - tuttavia abbiamo una documentazione sufficiente a cogliere pienamente il suo temperamento, l'apporto da lui recato all'incisione antica.
Attivo nell'ultimo trentennio del sec. V, egli incide conî anche per Catana e Camarina, ma è soprattutto a Siracusa, che egli compie il grosso del lavoro, le opere maggiori, se non forse quelle in cui più si afferma la sua originalità. A prescindere dalla produzione minore o dubbia, egli incide infatti per questa città tre conî del dritto (per il tetradracma, il decadracma, l'ettolitro) con tre teste femminili differenti anche se ispirate tutte allo schema tradizionale della monetazione siracusana. Nel tetradracma che gli si attribuisce la testa conserva ancora l'acconciatura propria dei tipi euclidei, ma l'immagine femminile è come spiritualizzata, rinnovata dalla maggiore tensione della linea di contorno, dall'affinarsi del naso e della bocca, dalla nitida modellazione dell'occhio che assume una ferma luminosità; intorno al volto i delfini guizzano in un nuovo gioco, e verso l'alto fra le due code si inseriscono le lettere dell'etnico, mentre sul dorso del delfino anteriore si dissimula la firma dell'artista. Per il decadracma - in cui riconosciamo due soli tipi di teste, rispettivamente creati da E. e da Kimon - E. ha lasciato, in ventun conî firmati contro 21 anonimi, uno stesso volto (ripetuto in 5 varianti), che, per la corona di canne fluviali è, forse, di Aretusa. Fortemente influenzata dall'arte attica, l'immagine, destinata nell'antichità stessa a larga fama, ne esprime la concezione di nobile bellezza, ci appare giovanilmente piena, immobile e trionfale. La stessa ricchezza plastica, ma con minore idealizzazione, rispecchia la testina dell'aureo, più viva, con la morbida opulenza dei capelli compostamente raccolti nella sphendòne a fiori.
Ma più che nelle opere citate, artista sommo E. si mostra nei conî del rovescio che ad esse si accoppiano. Per l'aureo infatti egli ricrea il gruppo di Ercole che strozza il leone, già noto nell'arte greca, e perfetti sono il comporsi delle figure in lotta nel tondo campo monetale, l'equilibrio delle masse, la coerenza con cui il corpo contratto della belva viene ad incastrarsi nel possente arco della figura dell'eroe. Tuttavia la personalità di E. è ancora più vivida nelle diverse varianti in cui ci presenta - tre volte per Siracusa ed una volta per Catana - il tema della quadriga.
Se in un conio siracusano (tetradracma) egli ha infatti reso il carro in lento, ma sicuro moto, completamente dominato dalla ferma padronanza dell'auriga, negli altri ha preferito cogliere momenti di tensione: il pericoloso sganciarsi di uno dei corsieri (tetradracma), a stento padroneggiato dall'auriga, il galoppo impetuoso magistralmente controllato (decadracma), il tumultuoso travolgere dei cavalli che l'auriga incita nel giro della meta (Catana). Composizioni d'alta tensione drammatica in cui, libero da ogni sovrastruttura culturale, E. realizza la sua personalità piena, che sfugge ad ogni inquadramento accademico e cui la materia non pone ostacoli. Egli infatti arricchisce il rilievo di elementi nuovi: l'illusione del movimento e dello spazio, in cui le figure si stemperano, acquistando in vibrante vitalità quello che perdono di potenza plastica (v. moneta).
Se nella testa di Apollo del tetradracma di Catana lo stesso carattere del tema vela di ideale nobiltà questi accenti nuovi, in un volto in cui ritroviamo la luminosa e composta bellezza dell'Aretusa, in contrasto col pittorico intreccio dei capelli, ritorna la singolare personalità di E. nel tipo del dio fluviale Amenanos, che in più varianti incide per Catana, ed in quello dell'Hypparis del didracma di Camarina. Nell'uno, di profilo, ci rende infatti uno strano volto giovanile, asciutto e ardente, in cui, è stato detto, si realizza la mistione di tre nature: la fiera, il fanciullo e il dèmone; l'altro, pensoso e calmo, fa emergere fino al busto - ardimento nuovo - dal conchiuso giro di un'onda che corre intorno alla moneta. Per lo stesso didracma rinnova - se il conio anonimo è suo - il vecchio schema della Ninfa di Camarina trasportata in volo dal cigno, facendolo scendere nel mare e placando nel nuovo andare gli squilibrî formali dei tipi precedenti. Piccole opere e dèi minori, in cui, pienamente libero, l'artista afferma se stesso e la propria visione di bellezza.
Bibl.: L. O. Th. Tudeer, Die Tetradrachmenprügung von Syrakus, Berlino 1913, pp. 22-23; A. Gallatin, Syracusan Dekadracms of the Euainetos Type, Cambridge 1930; G. De Ciccio, Gli aurei siracusani di Cimone e di Eveneto, Roma 1957; J. Liegle, Evainetos, in Winckelmannsprogramm, 1941, n. 101; G. E. Rizzo, Le monete della Sicilia antica, Roma 1946, tavv. XLII-XLIII, pp. 250-52; C. Seltmann, Masterpieces of Greek Coinage, Oxford 1949, pp. 17, 74, 77, 82 ss., 89 ss., 97, 101 (8 monete ill.).