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STAMPINI, Ettore

di Giorgio Piras - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 94 (2019)
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STAMPINI, Ettore

Giorgio Piras

– Nacque il 29 maggio 1855 a Fenestrelle (Torino) da Giovanni, ufficiale dell’esercito, e da Giuseppina Zocchi, parente del poeta e patriota novarese Giuseppe Regaldi.

Studiò all’Università di Torino, dove seguì tra gli altri i corsi di Giuseppe Müller, Tommaso Vallauri, Luigi Schiaparelli, Giovanni Flechia, Arturo Graf, Carlo Cipolla, Ercole Ricotti, conseguendo la laurea in lettere nel 1877 e in filosofia l’anno successivo. Dal 1877 insegnò in vari licei (Chieri, Biella, Gioberti di Torino). Nel 1880 ottenne la libera docenza in letteratura latina presso l’Università di Torino, nella quale tenne l’incarico dei corsi liberi di letteratura e metrica latina (dal 1880-81 al 1883-84), di letteratura e di grammatica e lessicografia latina (dal 1884-85 al 1888-89), e poi di letteratura latina (fino al 1893-94). Dal 1885 al 1889 insegnò anche lettere italiane presso la Reale Accademia militare.

La convinta apertura alle novità della filologia positiva di provenienza europea e tedesca in particolare – soprattutto nei confronti dei risultati più recenti della linguistica storica e comparata – si associò in Stampini a una grande operosità e produttività scientifica e organizzativa.

Costante fu l’interesse per la metrica, anche quella barbara carducciana (Le ‘Odi barbare’ di G. Carducci e la metrica latina, in Rivista di filologia e di istruzione classica, VIII (1880), pp. 69-107, poi Torino 1881): tra i lavori giovanili vanno citati, infatti, il Commento metrico a XIX Odi di Orazio Flacco di metro rispettivamente diverso... (Torino 1881 e 1885), La metrica di Orazio comparata con la greca e illustrata su liriche scelte del poeta. Con una Appendice di carmi di Catullo studiati nei loro diversi metri (Torino 1908, più volte ristampato) e la prolusione da libero docente a Torino (La poesia romana e la metrica..., Torino 1881). Nella stessa direzione va il fortunato Trattato della ortografia latina (Torino 1882). Nella prefazione a quest’ultimo si osserva: «è doloroso a notare con quanta ostilità, con quanta acrimonia si combattano e si cerchi di mettere in discredito ed in ridicolo quelle novità che, rispetto alla filologia latina, sono consigliate dal progresso degli studi comparativi, e dalle indagini istituite dai dotti nel campo letterario e linguistico con metodo e criteri eminentemente positivi. Donde ciò nasca non è qui il caso di cercare; ci limitiamo soltanto ad osservare come un siffatto procedere ci metta addirittura in opposizione al progresso e sia tutt’altro che conveniente ad una nazione che deve anche in questo genere di studi sollevarsi a quell’altezza che fu raggiunta da altre non certo di lei più feconde di eletti ingegni» (in Nel mondo latino, 1921, pp. 113 s.).

Rilevante fu la produzione di edizioni commentate dei classici latini, di solito conservatrici sul piano ecdotico e piuttosto aderenti alla tradizione manoscritta, mai particolarmente originali sebbene senz’altro solide. Stampini collaborò per lo più con l’editore torinese Loescher, per il quale diresse la Collezione di classici greci e latini con note italiane.

Da citare le edizioni commentate dei primi due libri delle Georgiche (Torino 1884, 1901) e delle Ecloghe I-V di Virgilio (Torino 1889, 1894, 1904), quella degli Adelphoe di Terenzio (Torino 1891, con revisione del testo condotta sui manoscritti), quelle con traduzione del Trinummus e dei Captivi di Plauto (Torino-Roma-Milano-Firenze, rispettivamente 1887 e 1888, 1889), nonché l’edizione critica di Orazio, anch’essa tendenzialmente conservatrice (Q. Horati Flacci Opera..., Mutinae 1892; più celebrativo Il Carme secolare di Orazio ed il suo preambolo (Carm. 4., 6): con introduzione illustrativa sui ludi secolari augustei, Torino 1927). Di Cicerone curò l’edizione commentata di alcune orazioni (quarta dell’actio secunda in Verrem, Pro Archia, Pro Marcello, Pro Ligario, prima Philippica, Torino 1893, 1903) e revisionò quella dell’Orator di Attilio De Marchi (Torino 1920). Da non trascurare anche l’edizione con traduzione metrica di Catullo (Torino 1921) e la revisione dell’edizione di Carlo Giussani dei libri I-II e V di Lucrezio (Torino, rispettivamente 1921 e 1929).

Nel 1889 vinse il concorso da professore di letteratura latina presso l’Università di Messina, dove insegnò anche storia comparata delle lingue classiche e neolatine e tedesco, ricoprendo le cariche di preside di facoltà e, nel 1895-96, di rettore, in sostituzione di Giuseppe Fraccaroli, trasferitosi a Torino.

Nel 1897 fu chiamato all’Università di Torino sulla cattedra di letteratura latina come successore dell’appena scomparso Vallauri, da cui si era progressivamente allontanato (v. il suo violento attacco Risposta alle amenità universitarie di Tommaso Vallauri, in La Letteratura, IV (1889), pp. 1-23 estr.). La prolusione torinese fu dedicata ad Alcune osservazioni sui Carmi trionfali romani (in Rivista di filologia e di istruzione classica, XXVI (1898), pp. 230-265).

Appena giunto a Torino assunse la direzione della prestigiosa Rivista di filologia e di istruzione classica, principale strumento della diffusione in Italia della nuova filologia classica, di cui fu unico direttore per le annate 1897-1922.

Sull’equilibrio tenuto nella gestione della rivista cfr. S. Timpanaro, Il primo cinquantennio della «Rivista di filologia e di istruzione classica», in Rivista di filologia e di istruzione classica, C (1972), pp. 387-441 (in partic. pp. 424 s.), poi in Id., Sulla linguistica dell’Ottocento, Bologna 2005, pp. 259-314 (in partic. pp. 296 s.): «come filologo era dotato di solida e ampia preparazione, ma, direi, scarsamente capace di contributi originali», p. 425 = 297; nonché E. Gabba, Il secondo cinquantennio della «Rivista di filologia e di istruzione classica», in Rivista di filologia e di istruzione classica, C (1972), pp. 442-488 (in partic. pp. 442 s.), poi in Id., Cultura classica e storiografia moderna, Bologna 1995, pp. 237-286 (in partic. pp. 237 s.).

Nel febbraio del 1923 dovette abbandonare la direzione della rivista per motivi di salute e non riuscì a convincere l’editore Loescher a farsi sostituire dai suoi colleghi torinesi Luigi Valmaggi e Angelo Taccone (fu loro preferito Gaetano De Sanctis che coinvolse nella gestione del periodico Augusto Rostagni).

A Torino tenne anche corsi liberi di lingua e letteratura tedesca, di storia comparata delle lingue classiche e neolatine, di legislazione universitaria. Preside della facoltà di filosofia e lettere dal 1904 al 1910 e dal 1928 alla morte, fu vicerettore nel 1927; dal 1909 al 1929 diresse la biblioteca di facoltà. Fu inoltre membro elettivo del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione e della sua giunta dal 1904 al 1908. Furono suoi allievi Valmaggi, Ferruccio Calonghi, Vittorio Cian. Gli subentrò sulla cattedra di letteratura latina Rostagni.

Oltre a vari articoli su Lucrezio e Catullo, particolarmente cospicua fu la produzione epigrammatica originale, spesso in latino, per lo più d’occasione e celebrativa, tra cui gli epigrammi per l’accoglienza a Messina dell’imperatore Gugliemo II (1896), a Torino del presidente statunitense Thomas Woodrow Wilson (1919) e quelli per Benito Mussolini (Triptychon Mussolinianum: inscriptiones in honorem..., Torino 1924: per il primo anniversario della marcia su Roma, l’impresa fiumana, la concessione a Mussolini della cittadinanza romana nel 1924) e Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon (1925). Le iscrizioni in onore di Mussolini furono poi ripubblicate e accresciute con la celebrazione dei Patti Lateranensi e l’apoteosi dell’uomo, «prope divinae mentis [...] certissimus patriae vindex atque assertor», nel Pentaptychon Mussolinianum (Cinque iscrizioni latine in onore di Benito Mussolini con la versione italiana dell’autore, in Atti dell’Accademia delle scienze di Torino, LXIV (1928-1929), pp. 299-313, ristampa in Bragantini 1997-1998, pp. 73-80). La sua adesione al fascismo era infatti stata immediata e convinta: egli si definiva «professore fascista di eloquenza latina» (p. 64).

Stampini fu un sostenitore tenace dell’uso del latino, a contemperare lo studio scientifico della lingua con la tradizione umanistica di composizione latina di cui Vallauri era stato tra gli ultimi esponenti. Anche la traduzione poetica italiana doveva essere orientata verso questa consapevole volontà di armonizzazione dell’eredità umanistica con le nuove necessità scientifiche, frutto probabilmente della sua educazione ma anche dell’apertura verso le esigenze della filologia; egli difendeva «l’opportunità, direi anzi il dovere, di non staccare l’arte dalla filologia, e di non separare il culto umanistico dell’idioma latino dallo studio scientifico della lingua e della letteratura dell’antica Roma, non che la necessità di riprodurre l’opera d’arte latina in quella forma artistica italiana che rispecchi, per quanto sia possibile, nel modo più compiuto, le caratteristiche dell’originale» (Nel mondo latino, 1921, p. VIII).

Fu autore anche di una grammatica tedesca scolastica (Grammatica elementare teorica e pratica della lingua tedesca..., Torino 1900) e si occupò del suo avo Giuseppe Regaldi (La lirica scientifica di Giuseppe Regaldi. Studio, Torino-Roma 1880; Giuseppe Regaldi commemorato in Novara il dì 16 del gennaio 1910, in Atti dell’Accademia delle scienze di Torino, XLV (1910), pp. 1-50 estr.).

Fu socio nazionale residente della Reale Accademia delle scienze di Torino dal 1906; socio corrispondente del Reale Istituto lombardo di scienze e lettere, della Reale Accademia Peloritana di Messina, della Reale Accademia Virgiliana di scienze, lettere ed arti di Mantova, dell’Ateneo di Brescia, della Reale Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova; socio onorario dell’Accademia d’agricoltura, scienze e lettere di Verona. Fu inoltre grand’ufficiale dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro e cavaliere di gran croce dell’Ordine della Corona d’Italia.

Dopo il matrimonio con Severina Capello (morta il 4 novembre 1920), da cui ebbe le figlie Mary, Silvia e Sofia, sposò in seconde nozze l’educatrice Enrica Masserano il 27 marzo 1923.

Morì il 26 marzo 1930 a Torino.

I suoi libri furono donati alla Biblioteca civica di Torino.

Opere. Per una bibliografia fino al 1920 si rimanda a Miscellanea di studi critici in onore di E. S., Torino-Genova 1921 [ma 1920], pp. XVII-XXVII. Scritti sparsi e d’occasione sono raccolti in vari volumi, fra cui: Studi di letteratura e filologia latina, Torino 1917; Vigiliae hibernae I-IV, in Atti dell’Accademia delle scienze di Torino, LIV (1918-1919), pp. 921-954; Nuovi saggi umanistici, ibid., LV (1920), pp. 597-620; Nel mondo latino. Studi di letteratura e filologia, Torino 1921; Sangue e pensiero latino. Commemorazioni letture e studi varii di letteratura e filologia, Torino 1926.

Fonti e Bibl.: Torino, Archivio storico dell’Università, facoltà di lettere e filosofia, Reg. carriera 1868-79, n. 46, f. personale S. E.; R. Università degli studi, Annuario accademico; Archivio storico della città, Schede anagrafiche individuali, Censimento 1911, n. 6/2892 (scheda di famiglia).

U. Moricca, E. S. Cenni biografici, in Miscellanea di studi critici..., cit., pp. IX-XVI; V. Cian, E. S., in Annuario della R. Università di Torino 1930-1931, Torino 1931, pp. 381-386; L. Dalmasso, E. S., in Rivista di filologia e di istruzione classica, LXIX (1931), pp. 137-139; Il Consiglio superiore della Pubblica Istruzione 1847-1928, a cura di G. Ciampi - C. Santangeli, Roma 1994, pp. 108-123, 308; P. Bragantini, Il “latinista fascista”. Contributo alla biografia di E. S., in Quaderni di storia dell’Università di Torino, II-III (1997-1998), pp. 61-72; G.F. Gianotti, Gli studi classici, in Storia della facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Torino, a cura di I. Lana, Firenze 2000, pp. 234 s.

Si vedano inoltre: A. De Gubernatis, Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, p. 959; Id., Piccolo dizionario dei contemporanei italiani, Roma 1895, p. 854; P. Treves, Tradizione classica e rinnovamento della storiografia, Milano-Napoli 1992, pp. 29 s.; G.F. Gianotti, La filologia classica, in L’Università di Torino. Profilo storico e istituzionale, a cura di F. Traniello, Torino 1993, pp. 154-162.

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stampinare
stampinare v. tr. [der. di stampino]. – Imprimere, riprodurre un disegno su una superficie mediante uno stampino (v. stampino, nel sign. 2 b): s. un foglio; s. una parete (o s. un fregio su una parete).
stampino
stampino s. m. [dim. di stampo]. – 1. Piccolo stampo, soprattutto per ottenere forme regolari in rilievo: stampini per dolci, per gelato; stampini per giochi con la sabbia, ecc. 2. a. Lo stesso che stampiglia (nel sign. 2), soprattutto...
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