PINELLI, Ettore
PINELLI, Ettore. – Nacque a Roma il 18 ottobre 1843, figlio di Pietro (19 ottobre 1819 - 31 luglio 1891) e di Elisa Ramacciotti (2 dicembre 1802 - 12 maggio 1884).
Ebbe due fratelli minori: Oreste, pianista e docente al Liceo musicale di Santa Cecilia (23 ottobre 1845 - 17 marzo 1924), e Decio, violoncellista (21 febbraio 1848 - 24 aprile 1915).
Violinista, compositore, direttore d’orchestra, didatta, organizzatore musicale, fu avviato allo studio dello strumento dallo zio Tullio Ramacciotti. Il 2 giugno 1854, come fanciullo prodigio, tenne il primo concerto pubblico a Roma, recensito positivamente dalla Gazzetta musicale di Milano (11 giugno 1854, p. 190). Tre mesi dopo lo zio gli procurò un’audizione pubblica davanti alla Pontificia Congregazione ed Accademia di S. Cecilia, nell’intento di ottenere l’aggregazione del ragazzo. L’esibizione, a detta del verbale della segreteria ceciliana, venne considerata un semplice saggio, e l’aggregazione rimandata di qualche anno. Nell’aprile 1859 la Pontificia Accademia approvò la sua aggregazione all’istituto come ‘Professore onorario violinista’, ma Pinelli la rifiutò, richiedendo di potersi fregiare della semplice qualifica di ‘Professore esercente’, che gli avrebbe permesso di proseguire la sua carriera concertistica. Nell’aprile 1863 ottenne finalmente la nomina ceciliana come ‘Aggregato nella sezione Istrumentisti, classe dei Violinisti, quale Professore Esercente, e senza pagamento del Diploma’.
Nel frattempo, tra il 1859 e il 1860, Ramacciotti aveva fondato, sul modello della coeva Società del Quartetto di Firenze, una società romana di concerti di musica cameristica, il cosiddetto Quartetto Ramacciotti (erede di un precedente quartetto romano promosso nel 1851 dallo stesso Ramacciotti), cui Pinelli si associò insieme con Giovanni Sgambati e col violoncellista Ferdinando Forino. Tra il 1862 e i primi mesi del 1864 Pinelli partecipò alla maggior parte delle matinées musicali che avevano sede in una sala in vicolo del Vantaggio, consolidando i propri rapporti professionali e di amicizia con Sgambati: i due giovani maestri, su impulso di Ramacciotti e di Franz Liszt, figura centrale nella vita musicale e culturale romana di quegli anni, inaugurarono nel marzo 1864 un’attività cameristica che sarebbe durata quasi un ventennio e che, col progressivo ritiro di Ramacciotti, avrebbe condotto nel 1866 alla fondazione di un giovane quintetto, con Tito Monachesi (violino), Vincenzo De Sanctis (viola) e Ferdinando Forino (violoncello).
Nell’aprile 1864 lo stesso Liszt invitò a Roma il violinista ungherese Ede Reményi, che rimase in città fino a luglio, presentando le proprie composizioni ispirate alla musica zigana. Pinelli lo poté ascoltare: fu presumibilmente tale incontro a invogliarlo a partire per Hannover, per studiare con Joseph Joachim, che come Reményi era stato attivo nella cerchia lisztiana di Weimar. L’esperienza in Germania fu fondamentale non soltanto sul piano didattico, ma anche perché si ripercosse sul repertorio che Pinelli avrebbe poi affrontato, sia da solista, sia da direttore d’orchestra. Ritornato a Roma, sembra nel 1865, egli si adoperò per diffondere in città la musica tedesca e le composizioni dello stesso Joachim, che molti anni dopo fece invitare come solista, nel 1896 alla Società Orchestrale Romana e nel 1900 e nel 1905 a Santa Cecilia, dopo l’Unità denominata ‘Regia Accademia’.
Nel 1866 le esecuzioni della Sinfonia Dante di Liszt e dell’Eroica di Beethoven dirette da Sgambati inaugurarono a Roma un periodo di grande fervore culturale, cui Pinelli contribuì prendendo parte alla prima esecuzione assoluta, il 6 luglio 1867, di alcune parti del Christus di Liszt, avvenuta – così recita il libretto dell’oratorio (Tipografia Tiberina) – «per la prima volta in Roma nella Galleria Dantesca in occasione del decimo ottavo centenario del martirio di s. Pietro», e dirigendo nel 1868 la Creazione di Haydn. Negli stessi anni Pinelli fondò anche un nuovo quartetto, con i citati Monachesi e De Sanctis e col fratello Decio: l’ensemble avrebbe partecipato nel 1878 al festival musicale dell’Esposizione universale di Parigi, eseguendo il Quartetto n. 2 in Re minore di Antonio Bazzini, il Quartetto in Sol minore dello stesso Pinelli e il Quartetto in Mi minore di Giuseppe Verdi. A Roma Pinelli si esibì inoltre anche in trio con i fratelli Oreste e Decio, oltre che – pure come violista – in altre formazioni da camera.
Nel clima di rinnovamento della vita musicale romana, Pinelli e Sgambati si fecero promotori di una serie di concerti popolari e di lezioni gratuite di violino e di pianoforte, tenute nelle proprie abitazioni. In seguito i due maestri chiesero all’istituzione ceciliana che mettesse a disposizione una sede per l’attività didattica: ottennero riscontro positivo nel maggio 1870. La creazione di questo primo nucleo scolastico fu un passo determinante verso la fondazione (formalizzata nel 1877) dell’allora Liceo musicale della Regia Accademia di Santa Cecilia, oggi Conservatorio Statale di Musica, dove Pinelli tenne la cattedra di violino fino alla morte. Partecipò inoltre alla definizione del regolamento dell’istituto, raccogliendo attraverso contatti personali informazioni utili circa i modelli in vigore in Germania e traducendo dal tedesco lo statuto del Conservatorio di Lipsia.
Nel 1874 Pinelli fondò la Società orchestrale romana, primo nucleo di una moderna orchestra sinfonica stabile nella Capitale, in cui confluirono strumentisti provenienti dalla Regia Accademia, dal teatro Apollo, dal corpo docente del nuovo Liceo musicale. Pinelli, direttore stabile del complesso per venticinque anni, offrì al pubblico romano un repertorio sinfonico vario ed esteso, che comprendeva autori italiani, tedeschi, franco-belgi, spagnoli e russi. Per meriti artistici, nel gennaio 1876 ricevette l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia. Nello stesso anno entrò come attivo socio esercente nell’Accademia Filarmonica Romana, per la quale diresse il Paulus di Mendelssohn nel 1876; si dimise alla fine del 1882.
Nel febbraio 1896 diresse per la prima volta un concerto nella sala della Regia Accademia, inaugurando una collaborazione col suo presidente, il conte Enrico di San Martino, che intendeva radicare a Roma una stagione di concerti sinfonici, cui nel 1898 la Società orchestrale romana cedette il testimone, chiudendo la propria attività.
Pinelli, sposato con Elvira Sartori (25 ottobre 1854 - 2 aprile 1889), morì il 17 settembre 1915. È sepolto a Roma nella tomba di famiglia al cimitero del Verano, insieme con i genitori, la moglie, i fratelli, la zia Luisa Malvolti Alari (12 agosto 1883 - 10 novembre 1903) e il di lei consorte Enrico, tenente di riserva nel corpo dei bersaglieri (16 aprile 1836 - 3 maggio 1892).
Pinelli non fu soltanto animatore instancabile della vita musicale romana, ma anche autore di trascrizioni (in particolare da Corelli, Vivaldi, Viotti, Grieg) e di diverse composizioni: Nuptialia, «marcia di nozze» per orchestra pubblicata a Firenze da Guidi nel 1883 (poi in arrangiamento per banda da Ricordi), alcune romanze per voce e pianoforte, due sinfonie, due trii, due quartetti, pezzi per violino e pianoforte, piccoli brani d’occasione. Ad eccezione delle romanze vocali, spesso riconducibili ai modi del canto popolare romano, quasi tutte le sue composizioni rimasero manoscritte: sono conservate nel fondo Pinelli nella Bibliomediateca dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (il volume Musica riscoperta, citato in bibliografia, ne propone una scelta). Lo stile compositivo strumentale di Pinelli è in genere piuttosto convenzionale, in linea con i canoni della cantabilità e del virtuosismo ispirati al modello dell’aria variata, scevro da intenti sperimentali sul piano formale e armonico. Le sue revisioni di opere violinistiche del passato per uso didattico, come le Sonate op. 5 di Arcangelo Corelli e le sei Sonate di Johann Sebastian Bach, furono adottate in molti conservatorii italiani.
Fonti e Bibl.: Roma, Accademia nazionale di Santa Cecilia, Archivio postunitario, carteggio, categoria III, busta 177, corda 201 (l’archivio ceciliano conserva ulteriore documentazione sulla vita e sull’opera di Pinelli); Ibid., Archivio storico capitolino, Fondo Postunitario, 61, b. 67, fasc. 204; Annuario della Regia Accademia di Santa Cecilia, 1 luglio 1915 - 30 giugno 1916, Roma 1916, pp. 20-23.
C. Annibaldi, Beethoven a Roma nell’Ottocento, in Nuova Rivista musicale italiana, V (1971), pp. 372, 279-387, 390 n. 16; 607, 609-621, 626 s., 629 s., 643 s., 648, 650, 652 s., 655; F. Vacca, «…purtroppo i geni non son lì che covano…». Il Liceo musicale di Roma dal 1896 al 1886, in Nuova Rivista musicale italiana, XXXII (1998), pp. 182-187, 189 n. 34, 193 s., 196-199, 201-204; A. Bini, La ricezione di Schumann e Brahms a Roma nell’Ottocento, in Schumann, Brahms e l’Italia, Roma 2001, pp. 256, 268, 261-268, 270-274, 276 s.; D. Macchione, Attività concertistica e musica strumentale da camera a Roma (1856-1870), in Rivista italiana di Musicologia, XXXVII (2002), pp. 270 s., 281, 288-291, 293-295, 297 s., 300, 304, 306-309, 311, 314 s., 319; A. Rostagno, Musica riscoperta: violinisti-compositori a Roma nel secondo Ottocento; musiche per violino e pianoforte di Tullio Ramacciotti, Ettore Pinelli, Luigi Mancinelli, Roma 2010, pp. 30-63 (biografia), pp. 87-109 (note ai testi), pp. 117-122 (catalogo delle opere), pp. 201-266 (musiche); F. Vacca, L’Ottocento musicale romano nelle carte della Polizia pontificia: i concerti pubblici del ventennio 1850-1870, in Fonti musicali italiane, XIX (2014), pp. 70 s., 76, 78 s., 82-84, 86 s., 89, 91 s., 94, 96, 98 s., 101, 106.