SOTTSASS, Ettore
iunior. – Nacque a Innsbruck il 14 settembre 1917 da madre austriaca, Antonia Peintner, e da padre trentino, l’architetto Ettore senior.
Tornato con la famiglia a Trento a conclusione della prima guerra mondiale, nel 1929 si trasferì con i genitori a Torino. In questi anni si interessò di architettura, pittura e scultura grazie agli studi con Luigi Spazzapan e all’influenza di Pablo Picasso e dei maestri francesi, ammirati durante un viaggio nel 1937 a Parigi, dove visitò l’esposizione internazionale «Arts et techniques dans la vie moderne». Diplomatosi al Liceo scientifico Galileo Ferraris, il 15 giugno 1940 si laureò alla Scuola superiore di architettura del Politecnico di Torino.
Arruolatosi durante l’ultimo anno di università (1939-40), fu inviato prima sulle Alpi a sorvegliare il fronte francese, poi in Croazia e in Serbia, e infine, nell’autunno del 1942, in Montenegro, dove fu internato in un campo di lavoro. Durante l’internamento, già affascinato dagli apparati decorativi orientali conosciuti nella biblioteca paterna, poté studiare le trame cromatiche dei tessuti locali e documentare, nelle numerose fotografie dei villaggi montenegrini, il simbolismo ancestrale della cultura balcanica.
Nel luglio del 1944, dopo essersi arruolato per poter tornare in Italia nella divisione alpina Monterosa della Repubblica di Salò, riuscì a rientrare a Torino; qui, già negli ultimi mesi di guerra prese parte alla vita culturale della città e iniziò a collaborare con alcune nuove testate, come il quotidiano socialista Sempre Avanti!, diretto da Umberto Calosso e Mario Passoni. L’anno dopo, nell’Italia liberata, si unì con il padre al Gruppo architetti moderni torinesi Giuseppe Pagano, il cui dibattito sulla cultura artistica e architettonica fu ospitato nelle pagine di Agorà. Iniziò quindi a collaborare come grafico per Eclettica Edizioni, Einaudi e Orma, e come progettista di pubblicità e di strutture espositive per Carpano, Cogne e Grassotti.
Nel 1946 presentò alla mostra dell’Associazione pro cultura femminile di Torino il Piccolo soggiorno per una ragazza che scrive, di chiara ispirazione neoplasticista, e iniziò a disegnare arazzi per la manifattura Redan di Pinerolo, per cui nel 1955 progettò il negozio a Torino. Nel settembre del 1946 lavorò per la «Mostra internazionale dell’edilizia» presso gli spazi dell’ex Arsenale di Torino, allestendo l’esposizione di architettura americana e progettandone il catalogo.
Trasferitosi a Milano, aprì nel 1947 uno studio di progettazione architettonica e di arredamento d’interni, avviando un’indagine sugli spazi domestici come ambienti antropizzati da precisi usi, abitudini, bisogni e riti. A partire da quest’anno realizzò i primi lavori astratti intitolati Plastici o Costruzioni, esposti alla mostra «Arte astratta e concreta», organizzata dal gruppo l’Altana presso il Palazzo Reale di Milano, e al Salon des réalités nouvelles, promosso a Parigi da Frédo Sidès. Furono poi presentati nell’edizione successiva del Salon da Palma Bucarelli (membro del Comitato d’onore) insieme alle opere di Lucio Fontana e degli astrattisti romani. A febbraio del 1947 Sottsass fece parte del comitato promotore della mostra «Arte italiana oggi. Premio Torino 1947», ma si distanziò, sulle pagine de l’Unità piemontese, da ogni radicalismo nel dibattito tra realismo e astrazione. A novembre il suo lavoro fu inoltre presentato da Max Bill nella «Mostra d’arte cubista e astratta» presso il Circolo ticinese di cultura di Lugano. A Roma nel marzo del 1948 Sottsass fu tra i promotori, insieme ad Achille Perilli e Armando Pizzinato, dell’esposizione «Arte astratta in Italia» presso la galleria Roma. Nello stesso anno aderì al Movimento di arte concreta (MAC), fondato a Milano da Anastasio Soldati, Gillo Dorfles, Bruno Munari e Gianni Monnet, e partecipò a dicembre alla prima mostra del gruppo presso la Libreria Salto.
In questi anni frequentò a Parigi Costantin Brancusi, Alexander Calder, Alberto Magnelli e Frank Lloyd Wright, insieme a Fernanda Pivano, sua moglie dal 1949. Incrementò così il proprio interesse verso le avanguardie storiche (in particolare per il costruttivismo, il neoplasticismo) e il Bauhaus, che si estese poi alle ricerche spazialiste, di CoBrA e Forma 1, con cui entrò in contatto grazie al mercante d’arte Carlo Cardazzo. Quest’ultimo presentò i suoi lavori, tra il gennaio e il maggio del 1955, alla galleria del Cavallino a Venezia e alla galleria del Naviglio a Milano.
Insieme al padre lavorò al piano di intervento statale INA-Casa per l’edilizia residenziale pubblica, avviato nel 1949 con i fondi stanziati da Amintore Fanfani, progettando dieci complessi abitativi (1951-54) in diverse località lombarde, piemontesi e sarde (Arborea, Carloforte, Carmagnola, Gozzano, Gravellona Toce, Meina, Novara, Romentino, Trecate, Vignole). In questo piano rientrarono i progetti per il villaggio operaio di Iglesias (1949-50), e per le scuole elementari di Predazzo e Siliqua (entrambi 1951-52).
Nel frattempo, nella primavera del 1947, Sottsass iunior aveva esordito alla VIII Triennale di Milano, progettando l’allestimento della Sezione oggetti per la casa, insieme a Lida Levi e Luigi Fratino, e, con quest’ultimo, ordinò la mostra dei Concorsi T8; intervenne inoltre, nella stessa occasione, come progettista insieme al padre al concorso per il quartiere sperimentale QT8, voluto da Piero Bottoni, presentando i disegni di una chiesa e di alcune residenze per veterani di guerra. In tale contesto partecipò a diversi concorsi per la progettazione di tappeti, tessuti e carte da parati, banditi dalle aziende Braendli & C., Fede Cheti, Italviscosa, M.I.T.A. e Reich. Dopo una piccola comparsa alla X Triennale del 1954 in cui allestì la mostra «La litografia d’arte in Italia» ed espose un arazzo nella «Mostra del pezzo unico», fu l’unico membro dell’MSA (Movimento di Studi per l’Architettura), insieme a Marco Zanuso, a partecipare all’edizione successiva del 1957, dissociandosi dalle posizioni del movimento che si era rifiutato di collaborare con l’ente per disaccordi statutari. Allestì per l’occasione, con Guido Strazza ed Enrico Bettarini, la Sezione del vetro, aggiudicandosi il secondo premio ex aequo nella Sezione dei tessuti, ed espose una serie di gioielli nella Sezione dell’oreficeria curata da Arnaldo e Giò Pomodoro. In occasione della XII Triennale, dedicata a «La casa e la scuola», progettò l’atrio d’ingresso e l’allestimento, insieme a Lorenzo Forges Davanzati, delle «Mostre personali di architettura», di cui fu anche commissario per la progettazione.
Il progetto allestitivo più sperimentale lo propose però, insieme ad Andrea Branzi, alla «Mostra internazionale dell’industrial design», durante la XV Triennale del 1973. Invece di esporre degli oggetti, i due presentarono un ciclo di proiezioni su diciannove televisori, secondo un filone di ricerca più concettuale, che indagava la cultura del progetto non attraverso il prodotto ma tramite il linguaggio audiovisivo.
Nel secondo dopoguerra i primi progetti di Sottsass di arredo in compensato curvato trovarono una rete di diffusione estera grazie alle mostre organizzate, tra il 1945 e il 1948, dalla fiorentina Commissione assistenza distribuzione materiali artigianato (CADMA), presieduta da Carlo Ludovico Ragghianti, in cooperazione con la fondazione americana Handicraft Development Inc., presso la House of Italian handicraft di New York.
L’interesse di Sottsass per le forme di espressione popolare mediterranee, con un’attenzione particolare al concetto di rustico, si sviluppò in seguito grazie a un incarico ricevuto nel 1950 da Ramy Alexander, vicepresidente della Compagnia nazionale artigiana, per svolgere una ricerca sull’artigianato sardo nel quadro di un’indagine promossa da Meyric Reynold Rogers per la mostra «Italy at work. Her renaissance in design today» (presso il Brooklyn Museum).
Quattro anni dopo Irving Richards iniziò a distribuire tramite la sua azienda, la Raymor, alcuni piccoli oggetti colorati di Sottsass in lastra di alluminio, prodotti dall’azienda italiana Rinnovel; dal 1955 acquistò poi le sue ceramiche prodotte presso la manifattura Cav. Guido Bitossi e figli di Montelupo Fiorentino. Fu così avviata la storica collaborazione sul design della ceramica tra il direttore artistico dell’azienda toscana Aldo Londi e Sottsass, i cui primi lavori furono esposti, nel dicembre del 1958, nella mostra «Le ceramiche di serie» presso la galleria Il Sestante di Milano. La galleria presentò poi nel maggio del 1963 Le ceramiche delle tenebre – esposte l’anno dopo insieme a Offerta a Shiva nelle gallerie fiorentine La Strozzina, Quadrante e l’Aquilone –, e nel maggio del 1969 Le ceramiche di fumo.
Nella seconda metà degli anni Cinquanta Sottsass produsse inoltre delle lampade in perspex colorato e lamiera metallica per l’azienda monzese Arredoluce di Angelo Lelii, inaugurando una serie di collaborazioni nel campo della progettazione di prodotti industriali che lo portarono poi a lavorare con Kartell, con Goodfriend – altro distributore dei suoi lavori in America –, e negli ultimi anni della sua vita con Pedretti Graniti.
Dal marzo al maggio del 1956 fece con Fernanda Pivano il suo primo viaggio negli Stati Uniti. Qui scoprì i materiali artificiali, come l’acciaio cromato e le materie plastiche multicolori, e un nuovo modello di progettazione architettonica, fondato sui criteri industriali di prefabbricazione e commisurato alle esigenze più elementari del committente medio americano, che veniva promosso da George Nelson nelle sue ricerche sulla Experimental house (1955-57). Avendo già conosciuto Nelson nel 1952 a Milano grazie a Lisa Ponti, figlia di Gio, per il quale aveva scritto di ricerca architettonica e visiva sulle pagine di Domus, Sottsass lavorò per diversi mesi nel suo studio di New York.
A partire dal 1957 iniziò la sua lunga collaborazione con la Olivetti, per cui disegnò dei bozzetti di copertina per le Edizioni di Comunità e pubblicò vari articoli sulla rivista omonima. Pur essendo inserito nell’organigramma dell’azienda, egli scelse di lavorare come consulente esterno per il design, progettando nel 1957 la fisionomia del primo calcolatore elettronico italiano, l’Elea, ai cui prototipi lavorò nei due anni seguenti, vincendo nel 1959 il Compasso d’oro. Per l’azienda di Ivrea disegnò poi le macchine da scrivere Praxis 48 e Tekne 3 (1964), le portatili Lettera 36 e Valentine (insieme a Perry King), entrambe del 1969, le calcolatrici Logos 27 (1965), Divisumma 26 (1967) e Summa 19 (1970). Inoltre, alla fine degli anni Sessanta, progettò il primo sistema di arredamento per ufficio in plastica colorata Synthesis 45 (1968-72), coadiuvato da Perry King, Albert Leclerc, Bruno Scagliola, Masanori Umeda e Jane Young, e la nuova sede della Olivetti Corporation of America a New York, al numero 500 di Park Avenue (1969-71).
Nel 1961, al ritorno da un viaggio con Fernanda Pivano in Birmania, India, Nepal e Sri Lanka, Sottsass si ammalò gravemente e trascorse nel 1962, dietro indicazione di Roberto Olivetti, un lungo periodo di degenza presso una clinica di Palo Alto in California. Qui entrò in contatto con la cultura new dada e pop, scrivendo del lavoro di Claes Oldenburg sulle pagine di Domus e, più in generale, degli eccessi della cultura americana, che segnarono uno spartiacque importante tra gli anni della sua formazione e quelli di una nuova stagione progettuale, inaugurata con il mobile a torre realizzato, al ritorno dall’ospedale, per la casa milanese di Mario Tchou, direttore della Divisione elettronica Olivetti e suo caro amico.
Il suo interesse per la forma totemica era già nato nel 1956, anche a seguito dell’incontro con il monumentalismo naturale statunitense, ma si sviluppò tra il 1964 e il 1965 nelle Grandi ceramiche, prodotte dalla Bitossi nei due anni successivi ed esposte in tre occasioni: nell’aprile del 1967, alla mostra «Menhir, Ziggurat, Stupas, Hydrants & Gas Pumps» presso la sede milanese della galleria Sperone; nel giugno seguente, alla galleria genovese La Bertesca; e, in settembre, presso lo showroom della Poltronova ad Agliana con il titolo Ceramiche sbagliate. Questa indagine sulla scala sovradimensionata proseguì in altre tre serie: le Ceramiche tantriche del 1968-69, realizzate in grès dal ceramista Bucci di Pesaro ed esposte nel febbraio del 1969 alla Galleria di Bologna; le Ceramiche di fumo del 1969 e le Yantra di terracotta. Sempre alla Bitossi Sottsass realizzò una serie di altari, templi, mausolei e mandala esposti nel 1969 al National Museum di Stoccolma in occasione della mostra «Miljö För En Ny Planet» (Paesaggio per un pianeta fresco), il cui titolo citava l’esperienza editoriale della rivista di controcultura (Pianeta fresco) da lui fondata due anni prima.
Durante il ricovero a Palo Alto ideò inoltre, dietro suggerimento di Fernanda Pivano, la rivista autoprodotta in tre fascicoli Room east 128 chronicle. Questa esperienza editoriale, tra il diario personale e il bollettino medico, coniugò la cultura underground con il fascino per le filosofie orientali, e pose le basi dell’eclettica collana Edizioni East 128 (1963-70), la cui veste grafica alternava tavole serigrafiche a lavori fotografici, testi di Fernanda Pivano a opere di scrittori beat americani e di mistici indiani.
Nel 1967 Sottsass lavorò a una nuova impresa editoriale, la fanzina Pianeta fresco, ideata con Fernanda Pivano e Allen Ginsberg e distribuita dalla libreria Hellas di Torino. Nei soli due fascicoli pubblicati durante il biennio, di cui il secondo doppio, rappresentò un modello sperimentale di impaginazione, continuamente variata per i colori psichedelici, in cui si alternarono, tra gli altri, articoli tratti dal San Francisco Chronicle, un’intervista di Barry Miles a Paul McCartney, il Teatro dell’impossibile degli Archizoom e la serie fotografica di Gianni Berengo Gardin Gli ultimi pacifisti di Milano.
All’inizio del 1966 Domus lo segnalò all’azienda piemontese Abet Laminati per l’allestimento, insieme a Mario Bellini, Luigi Caccia Dominioni, Joe Colombo e Gio Ponti, della prima mostra genovese, a cura della rivista, intitolata «Eurodomus», in cui egli presentò il primo ziggurat rivestito in laminato plastico. Questa sperimentazione decorativa sul laminato proseguì nel laboratorio serigrafico di Abet, da lui fondato a Bra nel 1967, e trovò presto applicazione nel progetto dei Superbox: una serie di armadi rivestiti in laminato Print, ispirati ai segnali stradali e ai distributori di benzina statunitensi, disegnati nel 1966 per Poltronova, azienda di Sergio Cammilli ad Agliana, di cui Sottsass era divenuto direttore artistico nel maggio del 1957. Oltre ad averne disegnato il logotipo, all’inizio del 1963 egli progettò il nuovo showroom di Poltronova e nel marzo del 1965 partecipò alla mostra collettiva «La casa abitata» presso Palazzo Strozzi a Firenze con il progetto La stanza per l’amore, presentando alcuni mobili prodotti da Poltronova. Inoltre, nel gennaio successivo il Centro Fly di Milano diretto da Gae Aulenti presentò la mostra monografica «La Poltronova presenta: mobili disegnati da Ettore Sottsass», e nel 1969 alla terza edizione di «Eurodomus», presso il Palazzo dell’arte di Milano, Sottsass espose il progetto dichiaratamente anticommerciale dei Mobili grigi, realizzati in fibra di vetro.
Nel 1970, separatosi dalla Pivano, conobbe l’artista spagnola Eulalia Grau, con la quale condivise esperienze di nomadismo nei deserti della valle del fiume Ebro tra i Pirenei; la relazione s’interruppe sei anni dopo a seguito dell’incontro con Barbara Radice, sua nuova compagna fino alla morte.
In occasione della mostra «Italy: the new domestic landscape», a cura di Emilio Ambasz presso il Museum of modern art di New York (1972), Sottsass espose un ambiente sperimentale composto da un sistema di unità mobili, componibili liberamente in diverse configurazioni per assecondare qualsiasi esigenza, così sviluppando la propria indagine sul ruolo attivo dell’oggetto in un paesaggio domestico libero da simboli di status culturali o sociali.
Nel 1973 fu tra i fondatori a Milano del laboratorio Global tools, nato dalle esperienze architettoniche radicali della seconda metà degli anni Sessanta, che, scardinando la concezione modernista di progetto, promuovevano una linea di ricerca anticipata dal suo lavoro.
In occasione della Biennale di Venezia del 1976 realizzò gli allestimenti delle mostre «Design. Cinque graphic designers» nell’ala napoleonica del Museo Correr, e «Attualità internazionali ’72/76» presso gli ex cantieri della Giudecca; fu inoltre coinvolto in prima persona nella sua esposizione itinerante «Ettore Sottsass un designer italiano», organizzata dall’Internationales Design Zentrum di Berlino e dal Centre de création industrielle di Parigi e sempre ospitata presso l’ala napoleonica. Nell’ottobre dello stesso anno Hans Hollein lo invitò ad esporre le sue Costruzioni all’aperto e le sue Metafore, in cui l’indagine antropologica superava l’identità tecnica del progetto legata alla cultura industriale, nella mostra «MAN transFORMS. Aspects of design» presso il neonato Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum di New York.
Nel 1979 entrò nel gruppo Alchimia, fondato tre anni prima da Alessandro Guerriero e Alessandro Mendini, con cui espose al Design Forum di Linz (1979) la Seggiolina da pranzo, la lampada da terra Svincolo e il tavolino Le strutture tremano.
Nel 1980 aprì lo studio Sottsass Associati con Aldo Cibic, Marco Marabelli, Matteo Thun e Marco Zanini, la cui attività si estese dall’industrial design alla progettazione di interni, dalla grafica allo studio dell’immagine aziendale. Dagli anni Ottanta riprese anche la sua indagine in campo architettonico, lavorando a diversi progetti di negozi (Alessi, Fiorucci ed Esprit) e firmando importanti collaborazioni con Johanna Grawunder e Zanini.
Nel 1981 fu tra i fondatori del gruppo Memphis (1981-87), per cui disegnò, tra gli altri, il mobile Cargo (1979), la libreria Carlton (1981) e il tavolo Tartar (1985). Unitasi al gruppo, nel 1988 Barbara Radice iniziò con lui, Santi Caleca, Christoph Radl e Anna Wagner la pubblicazione della rivista biennale Terrazzo, edita in lingua inglese fino al 1996.
Nel corso della sua vita Sottsass maturò una visione del design come strumento di critica sociale che restituì non solo nei progetti ma anche nei suoi scritti, la cui raccolta più completa, con i testi editi dal 1946 al 2001, fu pubblicata nel 2002 da Neri Pozza. La sua autobiografia, intitolata Scritto di notte, apparve invece postuma nel 2010, edita da Adelphi.
Morì per un’insufficienza cardiaca durante un’influenza presso la sua abitazione di Milano il 31 dicembre 2007, all’età di novant’anni.
Il suo archivio fu da lui donato in due diversi momenti, nel 1979 e nel 2005, al CSAC – Centro studi e Archivio della comunicazione di Parma. Il fondo, schedato nel Catalogo del Sistema museale dell’Università di Parma, è costituito da 13.858 materiali grafici (9918 schizzi e disegni, 3940 disegni esecutivi e 1023 copie eliografiche), 5 scatole di disegni esecutivi, 24 sculture ed alcuni materiali ancora in fase di definizione. Dal 1992 il Centre Pompidou a Parigi ha raccolto, tramite acquisti e donazioni, un fondo archivistico, la biblioteca dell’artista e la più importante collezione europea di sue opere, composta da 420 unità.
Fra le principali mostre personali si ricordano quelle organizzate presso l’Internationales Design Zentrum di Berlino (1976), la Design Gallery Milano (1988, 1993, 1995), il Centre Pompidou di Parigi (1994, 2003), il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato (1999), il Suntory Museum di Ōsaka (2000), il Museo d’arte decorativa di Colonia (2004), il MART – Museo di Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (2005), il Triennale Design Museum di Milano (2017), il CSAC – Università di Parma (2017). Le sue opere fanno parte della collezione permanente del Museum of modern art e del Metropolitan Museum di New York, del Philadelphia Museum of art, del Centre Georges Pompidou e del Musée des arts décoratifs di Parigi, del Victoria and Albert Museum di Londra, dello Stedelijk Museum di Amsterdam, del Musée des arts décoratifs di Montréal, dell’Israel Museum di Gerusalemme, del National Museum di Stoccolma.
Premi e riconoscimenti: Compassi d’oro (1959, 1970, 1989); laurea honoris causa del Royal College of art di Londra (1976); officier de l’Ordre des arts et des lettres della Repubblica Francese (1992); laurea honoris causa della Rhode Island School of design negli Stati Uniti (1993); iF Design Award dell’Industrie Forum Design di Hannover (1994); honorary doctor del Royal College of art di Londra (1996); Design Award del Brooklyn Museum di New York (1996); Oribe Award dalla città di Gifu in Giappone (1997); onorificenza della Glasgow School of art (1999); onorificenza del London Institute of art (2001); onorificenza per il design industriale del Politecnico di Milano (2001); Red dot design Award 2007; grande ufficiale per l’Ordine al merito della Repubblica Italiana nel 2001.
Tra gli scritti di Sottsass si ricordano: Esercizi di viaggio, a cura di M. Carboni, Torino 2001; Scritti 1946-2001, a cura di M. Carboni - B. Radice, Milano 2002; Metafore, a cura di M. Carboni - B. Radice, Milano 2002.
Fonti e Bibl.: P.C. Santini, Introduzione a E. S. Jr., in Zodiac, 1963, n. 11, monografico; Sottsass’s Scrap-Book. Disegni e note di E. S. jr., Drawings and Notes by E. S. jr, a cura di F. Di Castro, Milano 1976; Memphis. The new international style, a cura di B. Radice, Milano, 1981; P. Sparke, E. S. Jr, London 1982; E. Sottsass, Storie e progetti di un designer italiano. Quattro lezioni di E. S., a cura di A. Martorana, Firenze 1983; E. S. Mobili e qualche arredamento, a cura di G. Sambonet, Milano 1985; H. Höger, E. S. Jr: Designer, artist, architect, Tübingen-Berlin 1993; B. Radice, E. S., Milano 1993; F. Ferrari, E. S. Tutta la ceramica, Torino 1996; G. D’Ambrosio, E. S. Jr.: nomade, Shiva, pop, Torino 1997; Sottsass Associati: 1980/1999 frammenti (catal., Prato), a cura di M. Carboni, Milano 1999; Sottsass (catal.), a cura di A. Bonito Oliva, Napoli 2004; Abet Laminati e E. S.: 40 anni di lavoro insieme (catal.), a cura di M. Carboni, Milano 2005; Sottsass: 700 disegni (catal., Rvereto), a cura di M. Carboni, Milano 2005; E. S. jr. ’60/’70 (catal.), a cura di M. Carboni, Orléans 2006; E. S., Vorrei sapere perché (catal., Trieste), a cura di M. Minuz - B. Mascellani - A. Bozzer, Milano 2007; I libri di E. S. / Books by E. S., a cura di G. Maffei - B. Tonini, Mantova 2011; P. Thomé, Sottsass, London-New York 2014; D. Sudjic, E. S. and the poetry of things, London-New York 2015; Sottsass. Olivetti Synthesis Sistema 45, a cura di E. Morteo et al., Ivrea, 2016; E. S. Catalogo ragionato dell’archivio 1922-1978. CSAC/Università di Parma, a cura di F. Zanella, Cinisello Balsamo, 2017.