CROCE, Ettore
Nacque a Rocca San Giovanni (Chieti) da Giustino e Angela Mayer il 6 maggio 1866. Di famiglia benestante e di trodizioni liberali e repubblicane, fu notevole e tenace figura di tribuno, agitatore e pubblicista.
La sua lunga vita politica attiva - dal periodo universitario (fine anni Ottanta) al volontario esilio in Francia durante il fascismo - fu caratterizzata da un'indomita carica di ribellione e da un'appassionata quanto disordinata attività, fortemente'venata di romanticismo., per una rivoluzione sociale che spazzasse via l'oppressione di classe e segnasse il trionfo degli ideali democratici e repubblicani dei socialismo. Ebbe la prima formazione culturale attraverso le idee democratico-risorgimentali professate dal padre (mazziniano e amico di G. Garibaldi) e l'umanesimo sociale mutuato dalla letteratura, in particolare da Victor Hugo.
Recatosi a Roma nel 1885 per motivi di studio, il C. vi conobbe alcuni fra i maggiori esponenti del socialismo e del repubblicanesimo fra cui E. Nathan e Arturo Labriola del quale divenne affezionato discepolo. A Napoli, dove seguì il corso di ingegneria, partecipò della bohème politica cittadina e strinse contatti con i circoli anarchici ispirati alle idee e all'attività di F. Cavallotti e A. Cipriani. Nel 1889 fu parte attiva nell'agitazione universitaria e nel 1890 organizzò una manifestazione di protesta alla scuola d'applicazione per la ingegneria a seguito della quale venne espulso dall'università. Riammesso per intercessione dell'onorevole G. Bovio, aderì al socialismo e si fece promotore del circolo repubblicano-socialista universitario. In questi anni venne ripetutamente segnalato come uno dei massimi dirigenti socialisti e fra i membri più influenti del partito a Napoli. Arrestato nell'aprile del 1890 per l'organizzazione della manifestazione del 1° maggio, venne assolto per non provata reità. Nel 1891 fu rinviato a giudizio, insieme con altri anarchici e socialisti, per istigazione alla ribellione e all'odio di classe: condannato a sette mesi di carcere, venne poi amnistiato. In uno degli interrogatori ebbe parole offensive per la persona del re: nuovo mandato di cattura, poi revocato, cui si sottrasse con la latitanza. Nel frattempo aveva dato vita (ottobre 1893) all'Associazione collettivistica di Napoli, che divenne in seguito la federazione socialista per il Mezzogiorno, e aveva collaborato, insieme con E. Ciccotti, A. Labriola, E. Ferri, E. Guarino ed altri, al quindicinale socialista La Strada. Raggiunto nel gennaio 1894 da un nuovo mandato di cattura con l'imputazione di associazione avente per effetto l'eccitamento all'odio fra le classi e di apologia di fatti criminosi, si sottrasse con lo espatrio all'arresto (agosto 1894).
Riparò in Svizzera, ma ne fu espulso per la propaganda socialista che anche lì continuò a svolgere. Lo stesso avvenne in Germania e in Belgio. Finalmente a Parigi riordinò le sue impressioni sulla sua latitanza e sul movimento operaio europeo che aveva conosciuto nel suo pellegrinaggio: ne nacque un opuscolo, Sulla via dell'esilio, edito a Napoli nel 1896. Nell'anno successivo partecipò come volontario ai primi fatti d'armi della guerra greco-turca per la liberazione di Creta nel plotone comandato da A. Cipriani. Tornato a Napoli fondò una libreria editrice (la Croce-D'Alessandro) e dette alle stampe il saggio di Arturo Labriola Le dottrine economiche di Quesnay (con prefazione di M. Pantaleoni, Napoli 1897).
Ma la libertà durò poco. Arrestato a Rocca San Giovanni nel luglio del 1898 per le agitazioni da lui promosse fra i lavoratori di Ortona, fu inviato a domicilio coatto nelle isole Tremiti dove rimase fino al marzo del 1900. A di questo periodo il saggio A domicilio coatto. Appunti di un relegato politico (Lipari 1899). Di nuovo a Napoli riprese incarichi di direzione nel partito social , ista (resse il Segretariato del popolo, inaugurato nel luglio 1900) e condusse l'agitazione e la propaganda per la soppressione del domicilio coatto.
Sottoposto a sorveglianza speciale, la sua attività negli anni successivi fu limitata a conferenze, comizi, dibattiti e frequenti viaggi a Roma, in Abruzzo e in Francia.
Trasferitosi a Chieti nel 1914 prese a gestire una tipografia e si schierò in un primo tempo, sul giornale abruzzese L'Alba, a favore dell'entrata in guerra contro l'Austria. In difficoltà finanziarie, prese ad insegnare matematica a Viterbo, a Caserta, a Cosenza, costantemente sotto la minaccia di esonero da parte del ministero della Pubblica Istruzione per il suo comportamento "antipatriottico" e la sua mai sopita attività di propagandista socialista. Nell'aprile del 1919 egli venne trasferito a Forlì ed entrò nel gruppo dirigente del socialismo romagnolo. Durante i moti di luglio contro il caroviveri si distinse nel tentativo di trasformare in insurrezione le agitazioni; pertanto, coinvolto nella repressione che ne seguì, fu denunciato per danneggiamenti e istigazione a delinquere. Candidato socialista alla Camera, fu eletto deputato in quell'anno stesso nella circoscrizione di Ravenna.
Al XVI congresso dei Partito socialista italiano (Bologna, 1919), il C. aveva aderito alla corrente massimalista elezionista facente capo a G. M. Serrati ed era entrato, insieme con i futuri dirigenti comunisti, nella redazione di Comunismo, rivista italiana della III Internazionale. Contemporaneamente dirigeva Abruzzo rosso, giornale socialista prima e poi organo del Partito comunista d'Italia e Lotta diclasse, periodico comunista romagnolo. Nuovamente eletto deputato nelle liste del partito comunista, cui aveva aderito, visse momenti di frizione con la nuova organizzazione politica di cui, da vecchio socialista, riusciva con difficoltà a comprendere lo spirito e la cultura.
Trasferitosi a San Remo nel 1924, visse per un breve periodo facendo l'intermediario commerciale fra aziende italiane e sovietiche, poi, pur non essendo stato colpito da provvedimenti giudiziari, espatriò a Nizza. Anche sotto la stretta sorveglianza del consolato italiano, che del resto non gli tolse libertà di movimento, il C. continuò l'attività politica nella Lega dei diritti dell'uomo e nei circoli antifascisti procacciandosi con difficoltà da vivere come insegnante di matematica e giocatore di carte professionista. Nel 1927 si trasferì a Parigi presso un figlio e visse in penose condizioni tanto da doversi, a volte, affidare alla solidarietà dei compagni. Nel 1936-37 partecipò a manifestazioni in favore della repubblica spagnola e del fronte popolare. Fisicamente impedito e quasi cieco, nel 1940 fece ritorno in Italia accompagnato da una figlia e si stabilì a Pescara, dopo essere stato fermato, appena passata la frontiera, per "inopportuni apprezzamenti" sul regime.
Trascorse in Abruzzo gli ultimi anni della sua vita e morì a Rocca San Giovanni il 28 nov. 1956.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casell. politico centrale, ad nomen; F. Paziente, Alle origini del socialismo nell'Abruzzo chietino, in Mov. operaio e socialista, XV (1969), 4, pp. 371-91; D. Marucco, Arturo Labriola e il sindacalismo rivoluzionario in Italia, Torino 1970, ad indicem; R. Casero, C. E., in F. Andreucci-T. Detti, Il movim. operaio italiano. Dizionario biografico, II, Roma 1976, ad nomen; L. Casali, Le origini del P. C. d'I. in Romagna. Il dibattito, l'organizzazione, la sezione militare, in G. Sozzie il partito comunista in Romagna, Roma 1980, pp. 73-120; G. Aragno, Socialismo e sindacalismo rivoluzionario a Napoli in età giolittiana, Roma 1980, p. 19.