CERCONE, Ettore
Nacque a Messina il 21 nov. 1850 da Francesco e Celeste Irene. Arruolatosi assai giovane in marina partecipò, imbarcato sulla "Governolo", alla battaglia di Lissa (1866). Durante un viaggio che, come ufficiale (fu nominato tenente di vascello nell'anno 1878), lo portò nelle Indie Occidentali, egli raccolse esemplari di flora e fauna marina per la stazione zoologica "Aquarium" di Napoli (A. Dohm, Berichte über die Zoologische Station während der Jahre 1882-1884, in Mittheilungen aus der Zoologischen Station zu Neapel, VI[1885], p. 140). E all'"Aquarium" figura come ricercatore tra il 19 ag. e il 9 nov. 1883 (ibid., p. 116). Ma si sa che lavorava già per l'istituto da una lettera di A. Dohrn, fondatore della Stazione, al C. del 26 febbr. 1883, e che continuava lavori nel marzo 1884 da una lettera del C. a Dohrn (le due lettere sono conservate, come il resto della documentazione che si riferisce a questa attività, nell'Archivio della Stazione zoologica napoletana). All'attività legata alla sua carriera inframezzava l'attività pittorica alla quale poté dedicarsi completamente solo quando lasciò il servizio attivo nella marina nel 1888 (passato nella riserva navale, egli venne promosso capitano di corvetta due anni dopo).
È presumibile che sia vissuto a Napoli, città alla quale dovette far capo anche durante la sua permanenza in marina; come dimostrano, a parte i suoi rapporti con la stazione zoologica, la ripetuta presenza alla Promotrice e il fatto che quasi tutti i suoi dipinti rimasti si conservano a Napoli e dintorni. La sua pittura ha del resto chiari riferimenti alla cultura artistica napoletana del tardo Ottocento e in particolare a D. Morelli con il quale forse ebbe anche un più diretto rapporto.
Al 1880 risalgono nove quadretti con figure di arabi conservati alla Galleria dell'Accademia di Belle Arti di Napoli (Caputi-Causa-Mormone, tav. LXXVI: Arabo in preghiera): immaginirese con una immediatezza e felicità espressiva e coloristica che trova pochi confronti nell'opera dei contemporanei, troppo spesso legati a moduli accademici. I temi orientali erano molto cari, al C., e sono certamente da mettere in relazione con il ricordo dei suoi viaggi; andavano anche incontro al gusto per l'esotico della società borghese del tempo. Alcuni titoli di opere del C., ora disperse o in collezioni private, sono emblematici: Alle piramidi (esposto a Milano nel 1883), Danza del ventre, Preghiera araba, Madame Chrisanthème (esposto alla Promotrice di Napoli nel 1896: cfr. Don Marzio).
Il dipinto più noto del C. è il Caracciolo che reclama cristianasepoltura, firmato e datato 1888, nel Museo di S. Martino a Napoli.
È il capolavoro del pittore, animato da cupa drammaticità, accentuata dall'oscuro e chiuso fondale collinoso non ancora illuminato dal sole e profilato contro le prime luci dell'alba. Il corpo dell'ammiraglio emerge nero in una zona di mare rischiarata dai primi raggi, davanti alla nave su cui è il re Ferdinando IV. Lo stile è ancora morelliano, pur con qualche ricordo di E. Dalbono in alcune figure. Accanto al quadro è un suo bozzetto preparatorio.
Nei suoi quadri il C. guardò costantemente al Morelli. Lo si nota nella Madonna (1891) della Galleria nazionale di Roma e nei suoi ritratti, che riprendono la impostazione ed il tono di quelli del maestro: quali, ad esempio, la Spagnola, già in coll. Ainis, una Testa di donna (firmata), già in coll. Gabbiani, o una Figurafemminile in collezione privata (Monteverdi, I, ill. 604), dove al notevole influsso del Morelli si unisce una grande franchezza di piglio.
Le opere del C., che pur furono numerose, sono difficili da reperire in quanto prodotte essenzialmente per una clientela di privati che raramente le destinarono a qualche pubblica raccolta. A Napoli, oltre a quelle già ricordate, si trovano, nella Galleria di Capodimonte, una Preghiera della sera ed un Paesaggio di TorreAnnunziata. Il C. fu anche presente ad esposizioni ad Anversa e Berlino, rispettivamente con una Luna piena del 1894, e una Preghiera a bordo, del 1896 (Thieme-Becker). Una sua Scena dicaccia fu venduta a Londra nel 1969 presso Christie. Nel Gabinetto naz. delle Stampe di Roma è conservato un disegno a penna.
Il C. morì a Piano di Sorrento il 12 sett. 1896.
Fonti e Bibl.:Notizie sulla carriera militare sono state fornite dal Dipartimento marittimo del Genio di Taranto. Necrologi in Don Marzio, 13 sett. 1896,e in L'Illustraz. ital.,27 sett. 1896, p.208.Vedi anche: G. M. Scalinger, E. C., in Fortunio (Napoli), 1888,n. 15; A. De Gubernatis Dizionario degli artisti d'Italia...,Firenze 1889, p. 118; Catal. biogr. della mostra della pitturanapol. dell'Ottocento, Napoli 1922, p. 57; Esposizione G. Gabbiani. Catalogo di vendita, Napoli 1925, p. 69; Il paesaggio nella pittura napol. dell'Ottocento (catal.), Napoli 1936, p. 18; M. Biancale, La pittura napol. del sec. XIX, in Lamostra della pittura napol. dei secc. XVII, XVIIIeXIX, Napoli 1938, p. 332; L'arte nella vitadel Mezzogiorno d'Italia, Roma 1953, p. 49; D. Maggiore, Arte e artisti dell'Ottocento napolitano, Napoli 1955, p. 100; E. Lavagnino, L'artemoderna, Torino 1956, II, p. 726; A. Caputi-R. Causa-R. Mormone, La Gall. dell'Acc. di BelleArti in Napoli, Napoli 1971, p. 106; A. Schettini-G. Scuderi, Aspetti dell'Ottocento pittorico ital.,Putignano 1972, p. 16 e passim; M. Monteverdi, Storia della pittura ital. dell'Ottocento, Milano 1975, ad Indicem; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p.292; E. Bénézit, Dict. des peintres...,II, Paris 1976, p. 622; Diz. encicl. Bolaffi deipittori e degli incisori italiani, III,Torino 1972, p. 250; Catalogo Bolaffi della pittura ital. dell'Ottocento, IV,Torino 1972, p. 99.