CAPECELATRO, Ettore
Nacque a Napoli nel 1580 da Pompeo e Giulia Capece Galeota. Nel 1600 conseguì la laurea in giurisprudenza. L'approfondimento delle teorie giurisprudenziali attraverso lo studio della giuspubblicistica contemporanea italiana e straniera e attraverso l'insegnamento cattedratico costituì l'occupazione prevalente del C. negli anni immediatamente successivi alla laurea. Esercitò anche la pratica forense, pur non essendogli particolarmente congeniale. Al culmine del processo di formazione intellettuale, ricco di un'esperienza derivatagli dal contatto giornaliero con problemi di natura giuridica, che riflettevano la composita e polivalente realtà sociale del Regno, il C. entrò nelle file della burocrazia. Nel 1630 fu inviato in missione speciale presso la corte di Maria d'Austria, per il suo matrimonio con Ferdinando III. Al principio del 1631 fu creato consigliere.
Il 27 marzo 1638, allorché un terremoto di vaste proporzioni si abbattè sulla Calabria, il C. ebbe dal viceré, duca di Medina, l'incarico di recarsi sul posto per fornire i primi aiuti alle popolazioni colpite e rilevare i danni subiti dalle province calabre.
Il C. eseguì fedelmente il compito affidatogli e, come primo provvedimento, ordinò sotto gravi sanzioni che "nessuno ardisse partir dalle loro terre e che quei ch'eran partiti ritornassero a stanziarvi, assicurandogli di presta e buona provisione del signor Vicerè"; e ciò "è stato di gran servizio a sua Maestà che non si spogliassero affatto paesi tanto fertili" (D'Orsi, p. 60). A missione eseguita il C. presentò al viceré una Relazione (pubblicata nell'opera del D'Orsi) sui danni delle baglive e dei casali della città di Cosenza e delle università della Calabria Ultra (numero dei morti, case distrutte, case dichiarate inabitabili).
Nel 1640, per fronteggiare la minaccia di uno sbarco francese nel golfo di Napoli, il viceré duca di Medina decise di armare 8.000 "popolari", guidati da propri comandanti. L'operazione del Medina incontrò numerose difficoltà soprattutto a causa della violenta opposizione dei nobili delle "piazze" di Napoli, rappresentati a Madrid dal duca di San Giovanni. Al fine di ottenere il beneplacito ed il sostanziale appoggio di Madrid al suo provvedimento, il Medina inviò in Spagna il C. col titolo di ambasciatore della città.
Era una provocazione per l'aristocrazia napoletana perché il C. era stato prescelto per la missione nonostante il voto contrario della stessa sua "piazza". Comunque la mediazione diplomatica presso Filippo IV, dopo alterne vicende, si concluse con esito positivo, grazie anche all'abilità del C., che fu premiato col titolo di marchese di Torello.
Il 26 nov. 1641 il C. fu nominato dal viceré proreggente del Collaterale e dalla corte fu poi dichiarato reggente soprannumerario. Tra il 1648 e il 1650, negli anni cioè immediatamente successivi alle rivolte sociali scoppiate nelle campagne meridionali, il C. fu per due volte inviato in Puglia per ristabilire l'ordine politico ed amministrativo nella dogana di Foggia.
È questo il periodo di maggiore fortuna finanziaria del C.: il consolidamento della sua posizione di magistrato da una parte, e la fitta rete di legami politici costruita in venti anni di pratica burocratica gli permettono di gestire liberamente e senza eccessive interferenze degli organi istituzionali centrali il suo potere nell'amministrazione periferica della dogana di Foggia. E difatti la condotta del C. nella pratica di questo ufficio non dovette essere irreprensibile, se si deve attribuire un qualche valore alle violente satire che circolavano sul suo conto tra la popolazione pugliese, piene di insinuazioni sui sistemi e sulle fonti di accumulazione della sua fortuna.
Morì a Napoli il 9 ag. 1654 e fu sepolto nella cappella di famiglia nella chiesa dell'Annunziata.
Celebri giuristi napoletani, come il Provenzale, il De Marinis, il Carlevale, lo Staibano, Fabio Capece Galeota, Niccolò Toppi, citano il C., come ricorda il Trifone, tra i personaggi più insigni del foro napoletano. L'esperienza acquisita nel corso di una brillante carriera di magistrato è compendiata dal C. nelle Consultationes iuris selectae, corredate di decisioni del Sacro Regio Consiglio, del Collaterale e della Regia camera della Sommaria, pubblicate a Napoli nel 1643, 1664, 1687, 1702, e nella raccolta di Novissimae decisiones del Sacro Regio Consiglio riguardanti "abstrusiores quaestiones iuris" in materia di contratti, di feudi, di disposizioni testamentarie, pubblicata a Napoli nel 1640, 1650, 1652 e a Ginevra nel 1706.
Fonti e Bibl.:L. D'Orsi, I terremoti delle due Calabrie (con l'aggiunta delle Relationi scritte dal regio sig. consigliere B. C.), Napoli 1640, pp. 59 s.; A. Di Somma, Historico racconto dei terremoti della Calabria dell'anno 1638 sin'anno 41, Napoli 1641, pp. 167 s.; N. Toppi, De origine omnium tribunalium, Neapoli 1659, II, pp. 345-347; Id., Catalogus cunctorum rogentium et iudicum, Neapoli 1666, ad Ind.; D. Manfrella, Observationes ad decisiones S. R. C. Parthenopaei, D. Hectoris Capycii-Latro ... (segue una Vita del C.), Neapoli 1681; L. Giustiniani, Mem. istor. degli scritt. legali del Regno di Neapoli, Napoli 1787, I, pp. 184-186; F. D'Andrea, Iricordi di un avvocato napoletano del Seicento, a cura di N. Cortese, Napoli 1923, p. 242; B. Croce, Storia del Regno di Napoli, Bari 1958, p. 122; R. Trifone, Uno sguardo agli scritti dei giuristi napoletani del Seicento, Napoli 1959, p. 9; R. Villari, La rivolta antispagnola a Napoli. Le origini (1585-1647), Bari 1967, p. 21 n. 35.