etternità (etternitade; etternitate)
Ha appena quattro presenze, di cui tre nel Convivio e una nel Paradiso.
Nel suo significato specifico l'e. è carattere che appartiene solo a Dio, anzi è proprio la misura dell'essenza di Dio. Essa si definisce anche per opposizione al ‛ tempo ', misura delle cose mutabili nell'essere e nell'esistere, e all'‛ evo ' che misura le cose immutabili nell'essere e mutabili nell'esistere (cfr. Tommaso Sum. theol. I 10 1-6). Il valore del termine è definito da s. Tommaso con le stesse parole di Boezio " Interminabilis vitae tota et perfecta possessio " (Sum. theol. I 10 1; cfr. Boezio Cons. phil. V VI 8, in Patrol. Lat. LXIII 858).
In Cv III XIV 7 si può la sua etternitade apertamente notare, significa " il carattere eterno ", " la proprietà che la sapienza ha di essere eterna ", in quanto dinanzi da li secoli creata, durerà nel secolo che dee venire; in XV 6 cose... che lo intelletto nostro guardare non può, cioè Dio e la etternitate e la prima materia, D. ne sottolinea l'inconoscibilità, annoverandola tra quelle cose che soverchian lo nostro intelletto (III Amor che ne la mente 59), secondo un criterio gnoseologico di chiara derivazione scolastica. Per s. Tommaso infatti le creature terrene non possono partecipare dell'e.: ne partecipano - non " secundum esse ", ma " secundum operationem " - gli angeli e i beati del Paradiso (cfr. Sum. theol. I 10 3 " secundum operationem sicut Angeli et Beati qui Verbo fruuntur "). Gli uomini hanno una qualche possibilità di percepire l'e., non mediante l'intelligenza, ma mediante la contemplazione, nell'ambito di un'esperienza mistica che, distogliendo la mente dal mondo sensibile, le consente la partecipazione del sovrasensibile.
In Cv IV XXI 9 anima... venuta in loco lo quale a la divina natura e a la etternitade è contrario, indica la qualità che il corpo - in quanto corruttibile, caduco, temporale - non possiede. L'espressione è tradotta da Cic. Senect. XXI 77 " est... animus... ex altissimo domicilio depressus et quasi demersus in terram, locum divinae naturae aeternitatique contrarium ").
Infine in Pd XXIX 16 in sua etternità di tempo fore, il termine è assunto a determinare l'‛ ubi ‛ e il ' quando ' della creazione delle Intelligenze; ed è precisato che l'etternità, nella quale Dio creò gli angeli, è di tempo fore, / fuor d'ogne altro comprender (vv. 16-17): " fuori del tempo e fuori dello spazio ".