ETRUSCHI (XIV, p. 510; App. II, 1, p. 882; III, 1, p. 581)
Le scoperte archeologiche (v. lazio; toscana, in questa App.) e la ricerca scientifica dell'ultimo quindicennio hanno trasformato il quadro degli studi etruscologici, dal panorama della situazione protostorica all'inquadramento delle vicende politiche e sociali, dalla storia della cultura figurativa all'epigrafia e alla linguistica.
Protostoria e storia. - Il decisivo impulso dato alle ricerche sul terreno e la rigorosa impostazione degli studi protostorici di scienziati tedeschi, italiani e inglesi hanno gettato una luce nuova sulla successione delle fasi terminali dell'età del Bronzo e di quelle dell'età del Ferro.
I dati ricavati dall'associazione di materiali micenei con manufatti dell'età del Bronzo da una parte e d'importazioni greche geometriche in contesti villanoviani dall'altra, unitamente alla scoperta della più antica colonia greca d'Occidente a Ischia (v. campania), hanno consentito d'inquadrare le culture protostoriche della fascia tirrenica della penisola entro un'ossatura cronologica assoluta e non solo relativa: grazie alle sincronie con le cronologie greche e orientali, risultano abbastanza solidamente ancorate a date assolute le fasi medie e tarde della cultura appenninica e le fasi seconda e terza della cultura villanoviana, restando solo ristretti limiti d'incertezza per le date assolute dell'età del Bronzo finale e della prima fase villanoviana, da collocare comunque tra i secoli 11° e 9° a.C. e che, attraverso lo studio comparativo, attualmente in corso, della produzione metallurgica italiana, centro-europea ed egea, si ha motivo di credere troveranno ben presto un adeguato inquadramento.
Nel corso di questo intenso processo di analisi scientifica e di revisioni critiche delle periodizzazioni, si è sviluppata una vivace polemica che ha opposto buona parte degli specialisti della protostoria italiana alla metodologia e alle conclusioni cronologiche e storicoculturali dei protostorici di scuola svedese, i quali hanno sostenuto cronologie più basse per le varie fasi dell'età del Ferro e dell'Orientalizzante e una diversa ricostruzione della dinamica storica delle culture protovillanoviana e villanoviana. Questa polemica, strettamente collegata alla ricostruzione del processo formativo urbano di Roma arcaica (v.), si è andata in questi ultimi anni attenuando, alla luce dei dati delle importazioni greche e dei materiali di Ischia e grazie al panorama vieppiù ricco e articolato del Villanoviano e dell'Orientalizzante dell'Etruria meridionale.
Le nuove valutazioni cronologiche e storico-culturali hanno anche in qualche misura influenzato la discussione sull'annoso problema delle origini etrusche, dimostrando sempre più l'evidente artificiosità delle tesi invasionistiche e l'altrettanto evidente impossibilità di ricostruire arrivi di nuclei etnici diversi in area tirrenica sulla base del materiale archeologico, che offre invece un organico e ininterrotto processo di sviluppo culturale. Di grande importanza per tutto il problema è la recente scoperta di vaste necropoli villanoviane in Campania (v.), a Capua e nel Salernitano, nell'area cioè della futura dodecapoli campana, con forti analogie con quanto già noto nella zona dell'Etruria padana. Da queste osservazioni e da una vieppiù raffinata esegesi storiografica delle fonti classiche esce ulteriormente rafforzata la posizione metodologica, da tempo formulata da M. Pallottino, che caratterizza il problema delle origini degli E. come processo formativo dell'ethnos etrusco di età storica attraverso un lungo e complesso sviluppo dialettico di fattori sociali, culturali e politici; va tuttavia registrato il riaffiorare, in ambito anglosassone, di tesi "neo-invasionistiche", che ipotizzano arrivi di genti protoetrusche in due momenti distinti, uno in piena età protostorica e l'altro nell'epoca orientalizzante.
Accanto a questi studi sulla tipologia e sulla cronologia del materiale protostorico, occorre segnalare la fioritura di un altro genere di studi: si tratta di studi relativi al popolamento, alle vie di comunicazione a media e grande distanza, alla dislocazione e allo sviluppo degli abitanti in rapporto con il territorio e le sue risorse, al significato sociale della tipologia delle sepolture, in una parola ricerche miranti a ricostruire le linee dello sviluppo economico-sociale degli E. tra l'80 e il 6° secolo a. Cristo.
Questo genere di ricerche, grazie anche al progresso degli studi epigrafico-linguistici e storico-culturali, trova ampio sviluppo lungo tutto l'arcaismo, con accenti particolarmente nuovi per il 7° e il 6° secolo a. Cristo. Le indagini più recenti mettono in risalto il diverso carattere assunto dalle strutture economico-sociali nel nord, nel centro e nel sud dell'Etruria a partire già dall'8° secolo a. C., e la conseguente differenziazione del processo evolutivo delle varie comunità in senso urbano a seconda delle aree e delle epoche, mentre un interesse particolare viene posto nell'individuare l'origine, l'intensità e le motivazioni delle correnti di frequentazione greca, spesso con una forse eccessiva insistenza sugli aspetti commerciali attribuiti alla necessità di approvvigionamento di metalli cupriferi e metalliferi etruschi. Nell'elaborazione di tale quadro evolutivo, si è indagato a fondo anche il tipo di organizzazione economico-sociale, interpretato - sulla scorta di fonti letterarie, epigrafiche e archeologiche - come struttura clientelare, fondata su di una classe aristocratica dominante e una semi-libera subalterna di servi; nelle zone meridionali, di più avanzata urbanizzazione, è stata da taluni riconosciuta l'ulteriore presenza di un demos formato in buona misura di elementi non etruschi (latini, italici, greci), in posizione ora separata, ora integrata nella compagine economico-sociale. Quanto alle strutture politiche, la scoperta delle lamine di Pyrgi (v. lazio) hanno fornito nuovi e importanti elementi documentari circa l'esistenza di tyrannoi in città dell'Etruria meridionale al passaggio tra il 6° e il 5° secolo a.C.: dalla presenza a Pyrgi di testi di lingua fenicia si è voluto trarre indizio di dirette ingerenze di Cartagine nella politica interna delle città sud-etrusche (e di Caere in particolare), in concomitanza con la data tradizionale del primo trattato romano-cartaginese.
Sulla storia politica del 5° e 4° secolo nuovi dati ci provengono dalla ricomposizione dei cosiddetti elogia Tarquiniensia, genealogia celebrativa della granda famiglia tarquiniese degli Spurinas-Spurinnae, trascritta su marmo in età giulio-claudia a Tarquinia, dalla quale apprendiamo la versione etrusca (in chiave di elogio gentilizio) della partecipazione della lega dei duodecim populi all'assedio di Siracusa del 414-13 a. C. e alla guerra contro Roma del 358-51 a. Cristo. Attivamente indagata è stata anche la relazione tra Roma ed Etruria nell'età delle conquiste romane, in cui si è riconosciuta come costante l'alleanza politica tra i principes, e cioè i gruppi aristocratici locali, e Roma allo scopo di conservare le strutture politicosociali interne d'Etruria come contropartita della perdita dell'autonomia esterna degli E.; ugualmente analizzate sono state l'integrazione e la sopravvivenza (come entità sociale dotata di propria ideologia) del mondo etrusco dopo l'unificazione politica dell'Italia nell'89 a. C. e fino a epoca imperiale avanzata.
Cultura figurativa. - Il dato saliente degli studi più recenti in questo settore è la ricerca accurata delle caratteristiche delle culture figurative delle singole metropoli etrusche: sotto questo profilo l'intenso lavoro svolto alla ricerca delle scuole locali ha gettato le premesse per una ricostruzione analitica sia delle varie produzioni artigianali sia della globalità dei fenomeni formali in terra d'Etruria. Un quadro d'insieme di tali fenomeni ci è offerto dal recente volume di R. Bianchi Bandinelli sull'arte etrusca, nel quale sono messi in vivido risalto le conquiste e i limiti della cultura figurativa degli E., ravvisati in una recezione discontinua delle forme greche riprese per esprimere contenuti locali; nel libro di L. Banti si lumeggia invece il contributo fornito nelle varie epoche dai singoli centri produttivi.
Interessi nuovi si sono sviluppati nel campo dell'urbanistica, dove l'esempio classico di Marzabotto è stato ristudiato a fondo alla luce sia dell'esperienza greca che degli altri esempi locali di urbanistica applicata alle necropoli di Caere e Orvieto. Nel campo degli studi di architettura, si è potuto documentare e confrontare con la coeva architettura funeraria la più antica architettura privata d'Etruria scoperta ad Acquarossa, che, assieme all'edificio di Murlo (v. lazio; toscana), ha fornito nuovi elementi per lo studio della tipologia edilizia monumentale del tardo 7° e dell'iniziale 6° secolo a. C. e per una coerente revisione dei dati della decorazione fittile architettonica di cosiddetta I fase; le scoperte di Pyrgi (v. lazio) hanno notevolmente allargato le nostre conoscenze sull'aspetto generale e sui dettagli strutturali degli edifici sacri del 6° e 5° secolo, fornendo un importante contributo alla soluzione del discusso problema dell'architettura funeraria; considerazioni tipologiche, archeologiche ed epigrafiche hanno fissato in modo sufficientemente chiaro la posizione delle grandi tholoi dell'Etruria settentrionale e l'evoluzione degli ipogei principeschi del 7°-6° secolo dell'Etruria del sud, mentre scavi e studi sulla tipologia e la cronologia (anche in base alle associazioni di corredo funebre e a considerazioni prosopografiche) hanno fissato in maniera abbastanza chiara posizione e sviluppo delle tombe tardo-classiche ed ellenistiche delle necropoli rupestri e di alcuni fra i maggiori ipogei dell'Etruria marittima.
Per la scultura, si è avuto un nuovo, decisivo apprezzamento della grande statuaria di Vulci arcaica e di Chiusi classica e tardo-classica; le scoperte di Pyrgi hanno inoltre consentito di valutare con nuovi dati il cruciale periodo tardo-arcaico e severo etrusco. Un notevole fiorire di studi si è avuto sulla produzione plastica tardo-etrusca e in particolare sulle urnette volterrane, con alcuni significativi contributi di classificazione iconografica e di botteghe.
La nuova, imponente serie di tombe dipinte di Tarquinia è ancora in fase di discussione, ma non mancano importanti assaggi di classificazione cronologica e stilistica sia di singole tombe che di tutto il complesso degli affreschi funerari tarquiniesi, così come vanno ricordati taluni utili riesami di altri cicli pittorici, quali le tombe vecchie e nuove di Veio e le lastre dipinte ceretane.
Il settore che tuttavia ha ricevuto maggiore impulso di ricerca è quello della produzione artigianale minore. Numerosi sono gli studi di rilievo sulla produzione orientalizzante in metallo prezioso e non, e per la classificazione del vasellame bronzeo di 6°-5° secolo, come le cosiddette "Schnabelkannen", degli specchi, delle fibule tarde; ma soprattutto la ceramica è stata oggetto d'intense ricerche e di classificazione scientifica, dall'italogeometrico tarquiniese e cerite al bucchero (con fondate proposte di attribuzione a singoli centri produttivi), dall'etrusco-corinzio - forse la ceramica meglio indagata nell'ultimo quindicennio - alla ceramica a figure rosse e al vasellame ellenistico a vernice nera. È possibile affermare che tra il 1960 e oggi la maggioranza della produzione di ceramica fine etrusca ha trovato una collocazione cronologica e ambientale abbastanza precisa, mentre stanno iniziando ricerche decisive anche per la conoscenza della ceramica comune, dipinta, acroma e grezza.
Epigrafia e linguistica. - Anche gli studi di epigrafia hanno notevolmente progredito, soprattutto per l'età arcaica: nuove acquisizioni di materiale e studi paleografici e fonetico-morfologici hanno potuto precisare ancora una volta l'esistenza di aree (in particolare una meridionale e una centro-settentrionale) con proprie caratteristiche alfabetiche e con evoluzione distinta della paleografia. Non meno fruttuosi lo studio combinato di testi epigrafici e di elementi archeologici, che ha consentito, per es., l'identificazione di alcuni nomi di vasi e, soprattutto, l'indagine onomastica, che ha rivelato l'esistenza di strati sociali subalterni in epoca sia arcaica che ellenistica.
Sul piano linguistico, si sta da molti affrontando lo studio dell'etrusco con i criteri della linguistica moderna, superando vari pregiudizi sorti dall'impiego dei vecchi e non sempre scientifici metodi etimologico, combinatorio e bilinguistico: mentre la scoperta delle "quasi-bilingui" di Pyrgi si è rivelata di gran lunga più importante sul piano storico, le pazienti indagini di recente intraprese sull'evoluzione del sistema fonetico e, conseguentemente, di quello morfologico, - valga a titolo di esempio quella, fondamentale, condotta sulla base dell'analisi degl'imprestiti greci in etrusco - stanno dischiudendo alla ricerca nuove e importanti prospettive. Vedi tav. f. t.
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