MÉHUL, Étienne-Nicolas
Compositore, nato a Givet (Ardenne) il 22 giugno 1763, morto a Parigi il 18 ottobre 1817. Dotato di singolari attitudini musicali, fu presto iniziato alla pratica d' organista (presso la chiesa dei francescani di Givet). Furono suoi maestri dapprima l'organista cieco Wilhelm Hauser, poi J. F. Edelmann, a Parigi. Quivi entrò nella cerchia degli artisti e degl'intellettuali, e fu apprezzato da C. W. v. Gluck, dal quale il giovane M. fu vivamente esortato a volgersi al teatro.
Gli esordî del M. quale compositore furono infatti felicissimi, proprio in virtù del gusto e dell'abilità subito mostrati in opere teatrali. Dopo i primi saggi, compiuti più per esercizio che per veri cimenti (Psyché, Anacréon, Lausus et Lydie) ecco già opere fortunate: Euphrosine et Coradin (1790) e Alonzo et Cora (1791, ma composta sei anni prima). Seguirono, dal 1792 al '95, sei opere: Stratonice, Le congrès des Rois, Le jeune sage et le vieux fou, Horatius Cocles, Phrosine et Mélidore, La caverne, oltre il balletto Le jugement de Pâris. Il M. s'era intanto consacrato al servizio della rivoluzione, e a questa aveva dato, nel 1794, uno degl'inni rimasti poi tradizionali, sotto il nome di Chant du départ. Collaborava fervidamente allo splendore delle feste repubblicane e allo sviluppo della vita musicale francese: con M. Grétry, J.-F. Lesueur, F.-J. Gossec e L. Cherubini fu uno dei patroni (e dei sovrintendenti) del conservatorio nato dalla vecchia École royale de chant, e all'orchestra dell'istituto medesimo offrì sinfonie appositamente composte. Con un'opera musicalmente pregevole (l'ouverture riportò un esito entusiastico e rimase nel repertorio dell'orchestra dell'Opéra) ma intessuta su fatti della giovinezza d'Enrico IV (Le jeune Henri) e quindi inopportuna nel momento che allora si attraversava, il M. conobbe, nel 1797, anche l'insuccesso.
Nel 1798 arrise invece all'arte del M. un vero trionfo, per l'opera Ariodante, che - insieme con La caverne - godette di duraturo favore. Interessa ancora oggi la musica fine e "sensible" di quest'opera, come anche la prefazione nella quale il compositore esorta a un'arte nobile, ma sempre chiara e accessibile al popolo. Intorno all'Ariodante si dispongono varie altre produzioni teatrali: Le pont de Lodi, La toupie et le pavillon (ambedue del 1797), Adrien (1799), Épicure (1800, in collaborazione con L. Cherubini), Biony (1800), il balletto La dansomanie, restato in repertorio all'Opéra per 26 anni, l'opera buffa L'irato (1801), nella quale il M. seppe dare alla scuola teatrale francese un saggio felicissimo di quel genere che avevano creato e in cui dominavano i maestri italiani.
Seguirono poi Une folie, Le trésor supposé, Ioanna (tutte del 1802), L'heureux malgré lui, Héléna, Le baiser et la quittance (del 1803, l'ultima in collaborazione con R. Kreutzer, F.-A. Boïeldieu e N. Isouard), Les Hussites (1804), Les deux aveugles de Tolède, Uthal, Gabrielle d'Estrées (1806) e Joseph (1807). L'ultima di queste opere segna, insieme con il punto d'arrivo del M., anche la vetta della sua arte, rimasta ancora oggi per i musicisti francesi un modello non superato di grazia e di purezza nell'espressione melodica e di lieve euritmia formale.
La fama del M. non conobbe, dopo il Joseph, ulteriori ascese. Già si presentava vittorioso il nome di G. Spontini, esponente d'un nuovo genere d'opera, più grandioso e d'andamento eroicizzante più proprio dell'epoca napoleonica. Dopo altre fatiche meno fortunate (opere e balletti), il M. si ritirò in campagna per riacquistarvi la salute che il lavoro e le recenti delusioni avevano scosso. Ritornato a Parigi, vi morì poco dopo.
Bibl.: A. Pougin, M., Parigi 1889; R. Brancour, M., ivi 1912.