BENIER, Etienne
Originario della Francia sud-occidentale, nacque nella diocesi di Cahors, probabilmente nel primo decennio del sec. XIV. La sua prima carica ecclesiastica a noi nota è quella
di rettore della parrocchia di Gaugeac nella diocesi di Sarlat. Egli risulta infatti tra i numerosi ecclesiastici francesi promossi nelle province pontificie sotto il papato avignonese. Il 17 maggio dell'anno 1336 venne nominato da Benedetto XII tesoriere in Romagna con il lauto stipendio di 8 tomesi grossi d'argento al giorno. Durante il periodo in cui egli fu tesoriere morirono due rettori provinciali: nel giugno del 1337, alla morte di Guglielmo Arnaldi de Querio, canonico di Couzerans, il B. ricevette l'ordine di assumere la difesa di Meldola; nel maggio del 1341, essendo deceduto il vescovo di Imola, successore di Guglielmo nella carica di rettore, fu incaricato di fungere da vicerettore. Ricevette da Benedetto XII frequenti istruzioni, molte delle quali si riferiscono alla fortificazione di Meldola e - dopo la riconquista - Tossignano. Sia Benedetto XII sia Clemente VI tennero con lui un'ampia corrispondenza su questioni fiscali, come - ad esempio - sulle rendite dalle saline di Cervia. Le lettere di Benedetto XII danno l'impressione che il pontefice nutrisse profonda fiducia nei consigli del B.; e certamente quest'ultimo ebbe diretti rapporti epistolari con lo stesso pontefice, il quale lo pregò, nel novembre 1341, di informarlo "sulla situazione della provincia". Forse Clemente non aveva nel B. un'uguale fiducia, se una volta gli ordinò di inviare immediatamente un messo alla Curia per fornire esatte notizie sulle entrate da lui riscosse.
Divenuto vacante nel 1342 il vescovato di Faenza, il B. fu assunto a quella cattedra episcopale, probabilmente per intervento pontificio. All'inizio del 1343 egli risulta vescovo eletto di Faenza; la sua consacrazione ebbe luogo, a quanto pare, nell'aprile dello stesso anno. Nel 1344 e nel 1345 soggiornò presso la Curia pontificia dalla quale amministrava il suo vescovato inviando ordini ai suoi vicari. Sembra che tale soggiorno si sia prolungato fino al 1347, dato che il B. ricevette, il 10 giugno 1347, il salvacondotto per rientrare a Faenza da Avignone. D'altro canto, da una lettera del pontefice al siniscalco, di Provenza dell'8 luglio dello stesso anno si ricava che il B. e i suoi familiari erano stati assaliti e depredati durante il viaggio di ritorno mentre navigavano presso Ventimiglia. Prima della fine dell'anno il B. fu nominato rettore in spiritualibus della Romagna, il cui rettore temporale era un nipote di Clemente VI, Astorgio di Durfort (a quest'epoca il B. aveva certamente finito di svolgere la funzione di tesoriere provinciale). Clemente VI sperava che egli sarebbe stato in grado di aiutare il Durfort a sottomettere i Manfredi, allora signori di Faenza, i quali mal tolleravano il governo della Chiesa.
Il B. venne così trascinato dalla sua posizione di vescovo di Faenza nella disputa in corso con i Manfredi, i quali nel 1349 assalirono la sua abitazione, adducendo il motivo della sua insolvenza verso di loro per alcuni debiti. In seguito i Manfredi occuparono una parte della proprietà episcopale e, nel 1365, Giovanni di Riccardo Manfredi ricevette dal legato Androin de la Roche l'ordine di pagare un'indennità di 1.000 ducati d'oro. Molto prima di questo episodio (non più tardi del 1353) il B. aveva lasciato il rettorato in spiritualibus della Romagna. Funse da vicario per l'arcivescovo di Ravenna nel 1348-1349 e, insieme al vescovo di Imola, nel 1362 conferì il pallio al nuovo arcivescovo.
Tra le attività diocesane del B. meritano menzione la costruzione nella cattedrale di un altare dedicato a s. Ivo (1372), l'assistenza da lui prestata ai basiliani armeni quando si stabilirono a Faenza (1374), e, infine, la concessione di una chiesa parrocchiale con annessa proprietà alle suore di S. Anna.
Mancano notiziesulla sua attività dopo il 1376; doveva certamente essere morto nel 1378, anno in cui Francesco Brandi fu vescovo di Faenza.
Fonti e Bibl.: Arch. Segreto Vaticano, Introitus et Exitus, nn. 169 (1338-9), 182 (1340), 189 (1341), 217 (1343-4) (libri delle finanze del B. come tesoriere); Chronica breviora aliaque monumenta faventina a B. Azzurrino collecta, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XXVIII, 3, a cura di A. Messeri, pp. 48 s.; Clément VI. Lettres... se rapportant à la France, a c. di E. Déprez e G. Mollat, Paris 1901, I, n. 3352; Benoit XII. Lettres... intér. les Pays autres que la France, a c. di J.-M. Vidal e G. Mollat, Paris 1913, nn. 883, 906, 919, 923, 932, 936, 1022, 1066, 1175 s., 1265, 1354, 1707, 2168, 2392, 2464, 2955, 3070 s., 3096, 3161, 3207 ss., 3235; Clément VI. Lettres... intéressant les pays autres que la France, a cura di E. Déprez e G. Mollat, I, Paris 1960, nn. 111, 324, 405, 1390 s., 1405, 1745; A. Vasina, I Romagnoli fra autonomi. e cittadine e accentr. Papale nell'età di Dante, Firenze 1965, ad Indicem (sembra però errata la distinzione tra B. tesoriere ed un parente vescovo); Dictionnaire d'Histoire et de Géographie Ecclés., VII, col. 1277.