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etica

Lessico del XXI Secolo (2012)
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etica


ètica s. f. – Il dibattito sull’e. della seconda metà del 20° sec. è stato caratterizzato da un lato dagli sviluppi dell’approccio filosofico ‘analitico’, a partire dalle classiche teorie di Moore e di Wittgenstein, incentrate sull’analisi linguistica dei termini e delle proposizioni morali, dall’altro dall’approccio ‘ermeneutico’. Pur entro una grande ricchezza di posizioni, si era andata consolidando, nei diversi versanti della ricerca, la tendenza verso una riflessione etica di tipo teorico; una ‘metaetica’ di carattere generale, universalizzabile, proprio in quanto neutrale dal punto di vista normativo, riservata all’ambito puramente filosofico, incentrata sul significato e sulla giustificazione dei termini e dei giudizi morali, e delle forme di ragionamento valide per essi (R. Hare, Freedom and reason, 1963; trad. it. 1971; Sorting out ethics, 1997; trad. it. 2006). Parallelamente a tali studi si era andata consolidando la riflessione ermeneutica sulla possibilità di e. fondate sul discorso, sulle concrete prassi argomentative (e. del discorso di Habermas; e. dell’argomentazione di Apel). In diversa prospettiva, l’esigenza di rispondere a questioni pubbliche legate, per es., alle tematiche della giustizia o della valutazione morale delle scelte o degli indirizzi politici, andava generando e. di tipo normativo che, sospesa la riflessione sull’elaborazione di principi teorici universali, sviluppassero approcci teorici più limitati e mirati. La critica delle classiche impostazioni utilitaristiche (orientate verso il criterio del massimo di felicità ottenibile per il massimo numero di individui possibile), si è concretizzata nelle teorie della giustizia pubblica (Rawls), che hanno ricalibrato il senso dell’egualitarismo sulla base della rilevanza morale dei diritti individuali di libertà e dei diritti acquisiti di proprietà. A partire dagli ultimi due decenni del 20° sec. il dibattito si è tuttavia focalizzato su approcci ancor più riduzionisti, di tipo specializzato o settoriale, con il fiorire di riflessioni orientate non più verso teorie, principi o norme più o meno generali, ma verso e. applicate. L’e. è stata chiamata a confrontarsi con nuove questioni originate dalle trasformazioni della ricerca scientifica e dallo sviluppo della tecnologia: nel campo della salute, della cura delle malattie; nel rapporto con l’inizio o la fine della vita biologica; nel campo delle conseguenze immediate e remote delle scelte riguardanti lo sviluppo tecnologico e produttivo nei confronti dell’ambiente; nei rapporti con la natura e con gli animali, con la sovrappopolazione, con la diversità biologica, con la sostenibilità dei modelli di sviluppo; nel campo della relazionalità e della partecipazione sociale, mediante tecnologie quali Internet e il socialnetworking. Un rilievo particolare e crescente, inoltre, hanno assunto le riflessioni femministe e quelle condotte nell’ambito degli studi di genere. Si è assistito altresì all’affermarsi di programmi riduzionisti, mediante l’individuazione di settori entro i quali la riflessione etica si connota nella sua specificità, movendo dal caso concreto, contribuendo anche a precisare, modificare, ricalibrare gli assunti normativi. Si è parlato in tal senso di una sorta di ‘casistica’ originata dalla settorialità delle questioni, che è andata a sostituire riflessioni di carattere più sostanziale e generale. Effetti di tali tendenze sono riscontrabili, per es., nella diffusa pratica di individuare codici etici settoriali, nelle diverse professioni, nei diversi ambiti organizzativi, produttivi e sociali.

Dalle etiche applicate alla nuova metaetica. – Fra la fine del 20° sec. e l’inizio del 21°, di primaria importanza nel dibattito sociale e politico, nazionale e internazionale, è la riflessione bioetica (E. Lecaldano, Bioetica. Le scelte morali, 1999), con le questioni che essa comporta in merito al rapporto fra scienza e tecnologia medica, alle conseguenze della ricerca medica, alle scelte relative al curarsi, al nascere, al morire. In tale ambito si presentano riflessioni etiche di tipo peculiare: l’azione morale è valutata non in merito a chi la compie (agente), ma all’entità che la subisce, in base alla decisione assunta da altri (paziente). Tale approccio, incentrato su chi ‘subisce’ l’azione, è centrale anche in altre e., quali l’e. medica, l’e. ambientale o l’e. dell’informatica. Il dibattito attuale sulla bioetica, che si scontra con la questione dell’incidenza politica di temi di morale religiosa (per es., in merito alla clonazione degli embrioni o all’uso delle cellule staminali nella ricerca medica, negli Stati Uniti come in Europa), pur all’interno di democrazie liberali fondate su principi di laicità dello Stato, si è spostato, rispetto alle decisioni riguardanti questioni come l’eutanasia, l’aborto, l’inseminazione eterologa, alla riflessione sul diritto, e propriamente sul biodiritto, e sulla necessità di ricalibrare i limiti reciproci di diritto e autonomia relativamente alla vita (S. Rodotà, La vita e le regole. Tra diritto e non diritto, 2006; E. Resta, Diritto vivente, 20082). Il dibattito sull’e. ambientale si è andato consolidando, a partire dalle prime riflessioni sulle conseguenze più o meno negative dello sviluppo tecnologico sulle relazioni tra le persone e sull’ambiente naturale. Il nuovo approccio delle etiche fondate sul ‘principio di responsabilità’ elaborato da H. Jonas (Das Prinzip Verantwortung: Versuch einer Ethik für die technologische Zivilisation, 1979; trad. it. 1990) comporta il convergere di genere umano e mondo naturale sulla base della necessità di valutare le scelte morali relativamente alle conseguenze che esse comportano per le generazioni future e nei confronti dell’equilibrio degli organismi vitali. In tal modo la sfera delle conseguenze morali delle azioni si estende all’ambiente, inteso come insieme degli organismi, evidenziando le caratteristiche di reciproca determinazione e interrelazione fra gli organismi e le loro condizioni vitali. Nella riflessione etica sono emersi, in maniera sempre più significativa, i temi riguardanti i diritti degli animali, legati, nel dibattito attuale, anche ai temi delle conseguenze dello sviluppo tecnologico e industriale sulle condizioni della vita animale (nuove migrazioni, modifica del clima, della biosfera, della biodiversità). Fin dagli anni Ottanta del 20° sec., P. Singer aveva identificato nella capacità di provare sofferenza (che accomuna uomo e animale) l’elemento centrale per la qualificazione morale dell’azione. Fra le e. settoriali si è andata sviluppando anche l’e. degli affari (R.E. Freeman, Business ethics. The state of the art, 1991), incentrata sulla natura morale delle relazioni fra le imprese impegnate nelle attività produttive; nata dall’esigenza di migliorarne l’efficienza e il rendimento, tale disciplina, tuttavia, nel rinnovato contesto della globalizzazione e della produzione deve essere ricalibrata entro i nuovi scenari della delocalizzazione e della diversità di culture dei paesi. È assai viva invece, nel dibattito attuale, sulla scia delle conseguenze della crisi finanziaria mondiale (iniziata nel 2007 con i mutui subprime statunitensi ed estesasi in Europa e nel mondo generando processi gravemente recessivi sul piano economico), una domanda di moralizzazione e di controllo etico della finanza, nelle sue dinamiche sovrastatali e finanziarie che originano processi speculativi in grado di orientare e condizionare le economie nazionali fino a punti irreversibili di crisi. Sempre nelle e. applicate, una crescente attenzione è stata rivolta all’e. dell’informatica, che riguarda un numero crescente di questioni legate alla privacy, ai diritti individuali e alla gestione dei dati personali e sensibili, al copyright, all’accesso consapevole e informato a Internet, ma anche al divario digitale, ossia alla diversa possibilità e capacità di fruizione di risorse digitali relativa a singole persone, ad aree sociali o a interi paesi.

Tendenze attuali. – Contemporaneamente all’affievolirsi dell’atteggiamento riduzionista che motiva la tendenza verso le e. applicate – consolidatesi tuttavia nelle prassi e nel lessico contemporaneo –, a partire dall’ultimo decennio del 20° sec. si è avuto, da diverse prospettive, un ritorno alle riflessioni etiche di tipo filosofico, orientate verso un rinnovato approccio metaetico (si pensi alla serie degli Oxford studies in metaethics, pubblicati a partire dal 2006). Si tratta di programmi di ricerca concepiti non in alternativa alle scienze empiriche, ma come integrazione ed elaborazione delle loro acquisizioni, su un piano etico teorico, nella direzione di una sintesi fra e., spiegazioni evoluzionistiche e naturalistiche, psicologia, biologia, neuroscienze, scienze cognitive – pur nella consapevolezza dell’impossibilità della completa ‘naturalizzazione’ del piano normativo. Le tendenze attuali sono volte all’identificazione di basi naturali, biologiche, psicologiche o cognitive della condotta umana, a discapito della concezione di una facoltà morale razionale di tipo universalistico, come nel modello kantiano. I nuovi studi sul carattere naturale ed evolutivo, ossia basato sulla selezione adattativa, di attitudini di tipo empatico osservabili negli animali, forniscono una base naturale della relazionalità sociale orientata verso l’altruismo, e permettono di considerare una serie di istinti, emozioni e comportamenti sociali, come frutto dell’evoluzione (F. de Waal, Primates and philosophers. How morality evolves, 2006; trad. it. 2008). Da diversa prospettiva, oltre alle tesi della genealogia evoluzionistica della morale, operano contro una teoria razionalistica della morale anche gli studi di psicologia empirica basati sulla dipendenza del razionale dall’emotivo, o sull’impossibilità di distinguere nettamente i due piani, supportando la tesi di una generazione emotiva, e non elaborata razionalmente, dei sentimenti di disapprovazione morale (S. Nichols, Sentimental rules. On the natural foundations of moral judgment, 2004). A partire dalle neuroscienze si è proposto il nuovo campo di indagine della neuroetica (v.), incentrato sullo studio del correlato neurale dei comportamenti morali. Alla luce di tali acquisizioni le morali che fanno riferimento a teorie classiche del soggetto morale, della responsabilità, della persona devono ricalibrarsi entro uno scenario che, abbandonate le nozioni universalistiche e a priori (orientate sul modello del soggetto trascendentale kantiano), colga il ‘singolo’ individuo con il suo carico di emozioni e affezioni. Entro tali prospettive i tentativi di individuare una grammatica etica a priori fondata su intuizioni naturali (M. Hauser, Moral minds. How nature designed our universal sense of right and wrong, 2006; trad. it. 2007), sul modello della filosofia del linguaggio di Noam Chomsky, hanno comunque incontrato consistenti obiezioni. Gli orientamenti prevalenti, scartate le morali di tipo razionalistico, assumono il punto di vista delle profonde diversità di vita e di concezioni di valori che indeboliscono ogni tentativo di identificare un orizzonte unitario entro cui inscrivere una concezione della persona umana. In luogo del rispetto per la ‘persona razionale’ ci si orienta piuttosto verso il rispetto dei diversi modi in cui vivono le persone umane. Nuovi orientamenti tendono a integrare l’aspetto meramente ‘calcolatorio’, con la riflessione sugli aspetti emotivi e sentimentali che si accompagnano a esso, e alla decisione di privilegiare determinati esiti rispetto ad altri, proponendo un esito utilitaristico che va nel senso di un’e. della virtù, ossia che tende alla formazione di un carattere moralmente virtuoso nel soggetto agente (J. Driver, Ethics. The fundamentals, 2006).

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sovrattassa etica
sovrattassa etica loc. s.le f. Percentuale aggiuntiva all’aliquota d’imposta stabilita per gli scaglioni di reddito previsti dalla normativa fiscale: costituisce una sorta di contributo di solidarietà che deve essere versato dai percettori...
aliquota etica
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