età dell'oro
dell'oro. Della mitica età favoleggiata dai poeti, D. fa specifica menzione nella Commedia, due volte: la prima, come uno degli esempi di temperanza nella cornice dei golosi (Pg XXII 148-150), dove, con una certa razionalizzazione del mito, è detto che in tale età la fame rendeva saporite le ghiande e la sete faceva dell'acqua dei fiumi un nettare (Lo secol primo, quant'oro fu bello, / fé savorose con fame le ghiande, / e nettare con sete ogne ruscello). La seconda volta è Matelda che afferma, nel Paradiso terrestre, che le bellezze dell'Eden sarebbero state adombrate dagli antichi poeti nelle loro favole sull'età prima dell'uomo (Pg XXVIII 139-144): Quelli ch'anticamente poetaro / l'età de l'oro e suo stato felice, / forse in Parnaso esco loco sognaro. / Qui fu innocente l'umana radice; / qui primavera sempre e ogne frutto; / nettare è questo di che ciascun dice.
Gli elementi che caratterizzano l'età aurea sono quelli descritti da Ovidio (Met. I 89 ss.): la pace e la giustizia incontrastate, l'eterna primavera, i frutti della terra nati spontaneamente senza il lavoro umano, i fiumi di latte e di nettare, ecc. L'età dell'oro veniva identificata, nell'antica mitologia classica, con il regno di Saturno, re di Creta, rifugiatosi nel Lazio, dopo che questo dio, probabilmente in origine protettore delle messi, venne fuso con il greco Kronos (v. Saturno). Infatti un'altra delle fonti dantesche, Virgilio, aveva nella IV egloga designato l'età dell'oro - che sarebbe ricomparsa sulla terra con l'avvento del puer - come Saturnia regna (Buc. IV 6), con evidente riferimento a tale mito, così come D. poteva anche leggere nell'Eneide (VIII 324-325) e, forse, in Giovenale (VI 1-2). Per questo nella Monarchia (I XI 1) D., riferendo il verso su citato delle Bucoliche, afferma: ‛ Saturnia regna ' dicebant optima tempora, quae etiam ‛ aurea ' nuncupabant; e con la stessa immagine bucolica di un rinnovato secolo d'oro si rivolge a Enrico VII in Ep VII 5 ss. La connessione dell'età aurea con Saturno appare anche in due passi della Commedia dov'è ricordato il dio: in If XIV 96 e in Pd XXI 27, dove è visibile la citata fonte virgiliana dell'Eneide e forse quella di Giovenale. Analogamente, in Pg XXII 70, D. pone in bocca a Stazio, traducendoli quasi alla lettera, i ricordati versi della IV egloga che, com'è noto, era stata interpretata nel Medioevo come profezia del Cristo.