Estonia
(XIV, p. 414; App. I, p. 564; II, i, p. 879; V, ii, p. 145; v. urss, App. III, ii, p. 1043; IV, iii, p. 754)
Geografia umana ed economica
Popolazione
La popolazione dell'E. (1.429.000 ab. nel 1998, secondo una stima) risulta in diminuzione, dato il modesto tasso di natalità e l'elevato tasso di mortalità derivanti dal notevole invecchiamento: caratteristiche che riguardano più il gruppo etnico degli Estoni che le minoranze slave.
Quasi un terzo della popolazione si concentra nella capitale, Tallinn, di gran lunga il maggior centro economico e demografico del paese, reso vivace in particolare da attività cantieristiche e dal traffico fra la Russia e l'Atlantico. Supera di poco i 100.000 abitanti la seconda città del paese, Tartu. Poco meno dei due terzi della popolazione complessiva è estone, i Russi sfiorano il 30%, mentre permangono piccole percentuali di Ucraini, Bielorussi, Finni ecc.
Condizioni economiche
Nell'economia estone, che ha quasi completato un rapido programma di privatizzazione, l'agricoltura ha un ruolo marginale e occupa solo una piccola frazione della popolazione attiva. Le produzioni principali sono quelle delle patate e dell'orzo, nonché quella dei foraggi, che alimenta un discreto allevamento di bovini (da latte e da carne) e di suini. Legname ricavato dalle foreste, peraltro ridottesi di superficie in epoca sovietica, e buone quantità di pesce sbarcato completano il quadro dei prodotti delle attività primarie. L'E. è il più ricco dei paesi baltici per risorse minerarie: oltre ai fosfati, utilizzati per la produzione di concimi, e a modeste quantità di uranio, si ricavano torba e scisti bituminosi (nel Nord-Est del paese), utilizzati direttamente o indirettamente (tramite la trasformazione in gas) per la produzione di energia. Il ventaglio delle industrie è molto ampio, e negli ultimi anni il loro contenuto tecnologico si è sviluppato sensibilmente. L'indipendenza del paese ha però portato con sé grossi problemi di ristrutturazione, data la precedente stretta interconnessione con l'apparato produttivo russo. Fra l'altro, la maggior parte della manodopera industriale è di etnia russa. Tradizionalmente importanti le attività terziarie, che occupano i tre quinti della popolazione attiva, soprattutto nei numerosi porti del litorale e delle isole (la cui attività è peraltro fortemente ostacolata dai ghiacci invernali) e nei traffici di transito con la Federazione Russa: di recente sono stati compiuti sensibili progressi anche nel settore turistico. Per il commercio estero restano fondamentali i rapporti con la Russia, cui si affiancano le accresciute relazioni con la Finlandia e in minore misura con la Svezia e la Germania. I rapporti con questi ultimi tre paesi (e, tramite questi, con il resto dell'Europa comunitaria) sembrano costituire la prospettiva più interessante che si apre per l'E., divenuta rapidamente meta di discreti flussi di investimenti nei settori forestale, dell'industria leggera e dei servizi. Appare evidente, in questo senso, l'intenzione dei dirigenti estoni di restituire al paese la storica funzione di mediazione fra Europa occidentale e mondo russo. *
bibliografia
R. Taagepera, Estonia. Return to independence, Boulder (Colo.)-Oxford 1993.
Y. Plasseraud, Les pays baltes, Paris 1996.
H. Kulu, Ethnic return migration: an Estonian case, in International migration, 1998, 3, pp. 313-15.
Storia
di Martina Teodoli
Tornata a essere uno Stato indipendente nel settembre 1991, dopo avere tenacemente perseguito l'obiettivo della separazione dall'URSS, l'E. si trovò di fronte a una situazione problematica sia in rapporto alla propria collocazione internazionale, sia sul piano interno. La preoccupazione di sottrarsi alla sfera di influenza di Mosca alimentò infatti la tendenza verso una rapida integrazione nelle strutture politiche, economiche e militari occidentali (in particolare la NATO e l'Unione Europea), mentre la disgregazione del mercato sovietico ebbe gravi ripercussioni sulla situazione economica del paese e sulla sua stabilità politica. Inoltre, la preoccupazione di preservare l'identità culturale nazionale assunse il carattere di una politica di discriminazione nei confronti delle minoranze slave (Russi, Ucraini e Bielorussi) presenti in E., ostacolando ulteriormente le relazioni con Mosca, che continuò comunque a essere uno dei principali partner commerciali del paese.
Furono diversi i punti di frizione nei rapporti fra l'E. e la Russia dopo lo scioglimento dell'URSS: in particolare la richiesta estone di un rapido ritiro delle truppe ex-sovietiche stanziate nel paese e passate sotto il controllo di Mosca, ritiro che venne comunque effettuato da quest'ultima fra il 1992 e il 1994. Mentre la demarcazione del confine, modificato nel 1944, veniva sottoposta a un negoziato, la questione dei diritti della minoranza russa continuò ad alimentare la tensione fra i due paesi, soprattutto dopo l'adozione nel 1991 di una controversa legge sulla cittadinanza (più volte modificata nei primi anni Novanta). Quest'ultima prevedeva il riconoscimento automatico della cittadinanza solo per coloro che risiedevano in E. da prima del 1940 e per i loro discendenti, stabilendo per gli altri residenti (per la maggior parte di nazionalità russa) una complessa procedura di naturalizzazione.
Dopo l'indipendenza, l'E. si impegnò in una diversificazione delle proprie relazioni internazionali e nella prima metà del decennio furono rafforzati i legami con la Finlandia e con i paesi dell'Europa occidentale. Membro del Consiglio degli Stati del Mar Baltico dal 1992 e del Consiglio d'Europa dal 1993, nel luglio 1995 l'E. stipulò un accordo di associazione con l'Unione Europea, alla quale presentò domanda di adesione nel dicembre; nel marzo 1998 fu avviato il negoziato per l'adesione dell'E. (unico fra i paesi baltici) all'Unione Europea. Nel 1994 l'E. aderì, insieme ad altri Stati ex-sovietici, al programma di cooperazione militare con la NATO denominato Partnership for peace, ma la prospettiva di una piena adesione all'alleanza fu ostacolata dal parere negativo espresso dalla Russia. Negli stessi anni fu sviluppato un processo di integrazione con le altre repubbliche baltiche e nel luglio 1996 venne raggiunto con la Lettonia un accordo sui confini marittimi, oggetto di contrasti nei mesi precedenti.
Le prime elezioni politiche dopo l'indipendenza si svolsero nel settembre 1992, dopo il varo, in luglio, di una Costituzione che introduceva un sistema di tipo parlamentare (in sostituzione di quella sovietica del 1978). L'affermazione delle forze di centro-destra portò alla formazione, in ottobre, di un governo di coalizione guidato da M. Laar, leader del Partito nazionale della patria, mentre un altro esponente dello stesso partito, L. Meri, veniva eletto presidente della Repubblica (confermato nel 1996). Fu accelerato il processo di transizione verso un'economia di mercato, già avviato nel periodo sovietico, ma l'emergere di tensioni all'interno della maggioranza portò alla caduta del governo (ottobre 1994) e alla sua sostituzione con una nuova coalizione di centro-destra, mentre i costi sociali delle riforme e la difficile situazione economica del paese erodevano la base di consenso delle forze di governo. Anche dopo le elezioni del marzo 1995 e la nascita di un esecutivo di coalizione centrista, presieduto da T. Vahi, leader del Partito estone di coalizione, la vita politica del paese continuò a essere caratterizzata da un'accentuata instabilità. Nel marzo 1999, benché le elezioni legislative avessero fatto registrare il successo del Partito di centro, allora all'opposizione, che conquistò 28 dei 101 seggi disponibili, fu formato un governo di coalizione di centro-destra costituito dal Partito nazionale della patria (Isamaaliit), dai Moderati e dal Partito della riforma, guidato dall'ex primo ministro M. Laar.
bibliografia
A. Lieven, The Baltic revolution: Estonia, Latvia, Lithuania and the path to independence, New Haven-London 1993, 1994².
Return to the western world: cultural and political perspectives on the Estonian post-communist transition, ed. M. Lauristin, P. Vihalemm et al., Tartu 1997.