ESSENZA (fr. essence; sp. esencia; ted. Wesen; ingl. essence)
Per i pitagorici essenza (ἐστώ) era la parte immutevole e divina dell'universo, onde s'originava la parte mutevole o natura. Con Socrate la ricerca divenne d'indole logica: di ciascuna cosa egli domandò quid est?, o come dissero gli scolastici, la quiddità. La quale, contrapposta a ciò che delle cose appare, fu di nuovo additata metafisicamente in una essenza (οὐσία) o specie (εἶδος), che Platone concepisce come un'idea, un modello che il demiurgo ha copiato per le cose sensibili, ma che Aristotele definisce come entelechia che nell'esistenza delle cose sensibili si attua e moltiplica.
Nella filosofia classica greca l'essenza non è confusa con la substantia (ὑποκείμενον), perché l'essenza è o puramente intelligibile, come per Platone, o intelligibile nelle cose esistenti, come per Aristotele; mentre la substantia, il subiectum, l'ὑποκείμενον è il substrato per sé sussistente, comprendente nelle cose sensibili forma e materia, a cui ineriscono le qualità come o proprietà o accidenti. Ma nel Medioevo si affermò il valore preciso delle due espressioni di essenza e di sostanza e, seguendo Aristotele, si distinse sostanza, sussistenza, essenza ed essere, secondo il triplice atto di substare, subsistere, esse, che competit essentiae e si chiamò sostanza, ciò che substat et subsistit sub accidentibus, mentre l'essenza si attribuì anche a lor modo così agli accidenti in ordine al loro essere, come alle sostanze, anche separate, quali agli angeli. Così si aprì la via, nei secoli posteriori, ad ogni materialismo che, anche quando si sforzi di risalire dai fenomeni a una loro essenza, non sappia intenderla che come un mero sostrato materiale e sensibile, che stia sotto di essi. Sennonché, a chi confuse poi l'intelligibile essenza con la materiale sostanza, non rimamva che o pensare la sostanza viva della vita stessa dei suoi modi, rendendo l'essenza immanente all'esistenza (Spinoza), o satireggiare prima (Locke) e poi negare (Berkeley, Hume) una sostanza anteriore ad ogni qualità, priva d'ogni determinazione, e intanto presupposta a ciò che esiste come se questo avesse bisogno d'un simile inerte sostegno (il che apre la via a un puro fenomenismo, negatore di qualsiasi essenza sotto i fenomeni). Ma, scacciato dalla metafisica il concetto di una sostanza, o fatta immanente ai modi o dichiarata superflua, il concetto di essenza, non più confuso con quello di sostanza, riacquista un significato logico, nel sistema della mente umana. Mera nozione logica è per Kant. Per Hegel essenza è una categoria logica, superiore a quella dell'essere, in quanto nel reale vede già il rapporto da essenza a fenomeno, ma inferiore al concetto, nel quale essere ed essenza trovano la loro verità.
Bibl.: R. Eisler, Wörterbuch der philos. Begriffe, 4ª ed., Berlino 1930.