esporre (esponere; sponere; part. pass. anche esposito)
Nell'accezione di " interpretare e illustrare ordinatamente un testo " (che risale a un uso classico del latino exponere), e. è solo nel Convivio, oltre che nelle opere latine; e secondo il procedimento dell'esegesi biblica medievale, applicato anche alle composizioni letterarie, riguarda la spiegazione sia del senso letterale sia del sovrasenso allegorico (Cv II I 2 le scritture si possono intendere e deonsi esponere massimamente per quattro sensi, cioè letterale, allegorico, morale, anagogico).
Il vocabolo forma campo semantico con " aprire una sentenza ", " mostrare ", " manifestare ", " render palese " (o " parvente "), e denota essenzialmente un chiarimento razionale e intellettuale, dato che l'esposizione dantesca mira a enucleare soprattutto i valori conoscitivi di un testo poetico. Cfr. ancora Cv I II 2, VII 8 lo latino... avrebbe esposite molte parti de la sua sentenza - ed espone, chi cerca bene le scritture latinamente scritte, 11, 12 E 13 (2 volte), II XII 10, III XV 1, IV XI 1, XVI 8, XVII 1 E 11. Cfr. ESPOSIZIONE.
La forma aferetica ‛ sponere ' ricorre, nello stesso senso di " illustrare ", " chiarire " (riferito a un testo poetico), in Cv II XV 12 (in un'integrazione accolta sia nella '21 che da Busnelli-Vandelli e dalla Simonelli), e I 6 si spone una scrittura. In Fiore CXXXI 14 si ha spuose (ma per Costretta già mai no lla spuose), nel senso traslato di " non la chiarì a sé stesso ", cioè " non si rese conto che era " (analogamente il Petronio). Questa spiegazione ci sembra migliore di quella del Parodi che interpreta " non la chiamò ".
Per " deporre ", in If XIX 130 Quivi soavemente spuose il carco, e Pg XX 24 dove sponesti il tuo portato santo; in quest'ultimo caso vi è forse anche l'accezione concomitante di " mettere in vista ", in analogia con l'uso liturgico della parola.