ESPARTERO, Baldomero, duca della Vittoria
Generale e uomo politico spagnolo, nato a Granatula il 27 febbraio 1793, morto a Logroño il 9 gennaio 1879. Destinato dai genitori alla carriera ecclesiastica, nel 1808, quando la Spagna si sollevò per la sua indipendenza dalla dominazione napoleonica, s'iscrisse come volontario nel "battaglione sacro". Nominato nel 1811 luogotenente del genio, poi di fanteria, andò di guarnigione a Valladolid, e di là seguì (1815) il generale P. Morillo, inviato nell'America meridionale contro le colonie insorte. Promosso capitano, salì rapidamente fino al grado di colonnello (1822), e tornato in Spagna fu destinato di guarnigione a Logroño. Morto Ferdinando VII (23 settembre 1833), che aveva abolito nel 1830 la legge salica, l'E. si dichiarò in favore della successione al trono d'Isabella contro il pretendente don Carlos. Nominato comandante generale di Biscaglia, poi tenente generale, infine comandante in capo del corpo di spedizione destinato a coprire Madrid, la difese valorosamente contro un colpo di mano delle bande carliste (1837), per cui fu creato generale in capo dell'esercito del nord, viceré di Navarra e capitano generale delle provincie basche. Fu pure eletto lo stesso anno deputato alle Cortes. Nei due anni successivi guerreggiò sempre contro i carlisti, riuscendo a concludere con R. Maroto la convenzione di Vergara, per cui il pretendente fu costretto ad abbandonare la Spagna, lasciando a R. Cabrera la cura di sostenere con le armi le sue pretese al trono. Avversario di R. M. Narváez, riuscì, dopo avere sconfitto il Cabrera, a sostituirlo nella presidenza del ministero, ed entrato trionfalmente in Madrid, costrinse la regina Cristina a rinunziare alla reggenza, che fu invece affidata a lui (8 maggio 1841). L'E. riuscì a comprimere sia i moti repubblicani, sia quelli d'O'Donnell in favore di Cristina, e a debellare l'insurrezione delle provincie basche e di Barcellona. Nel 1843 la fortuna dell'E. parve tramontare. Il 26 maggio egli aveva sciolto le Cortes, in cui il partito progressista s'era unito con quello moderato, parteggiante per la regina Cristina. Nel frattempo le provincie di Catalogna, Andalusia, Aragona si erano sollevate contro di lui, e un governo provvisorio, formato da J. M. López, A. Caballero, F. Serrano, lo aveva dichiarato traditore della patria e privato di tutte le sue cariche e dignità. Il Narváez, postosi a capo degl'insorti, marciò su Madrid, vi penetrò senza resistenza (22 luglio 1843), costringendo l'E. a ritirarsi su Cadice, dove il 30 luglio s'imbarcò per l'Inghilterra. Tornò in patria nel 1848, e benché reintegrato in tutti i suoi titoli, sembrò un estraneo alla vita politica, onde si ritirò a Logroño. Riapparve nel 1854, quando l'insurrezione minacciò il trono della regina Isabella. Nominato (18 luglio) presidente del consiglio dei ministri e generalissimo degli eserciti nazionali, quando la giunta di Saragozza ebbe formato un governo provvisorio, l'E., unitosi con O'Donnell, sostenne una lunghissima lotta tra le opposte fazioni politiche, durante la quale furono discusse le basi costituzionali e financo l'esistenza della monarchia. Costretto a dimettersi per rivalità sorta con O'Donnell, che lo sostituì nel governo, l'E. tornò a vita privata. Nel 1868, dopo l'espulsione della monarchia borbonica, aderì al governo repubblicano del Serrano; e quando il duca d'Aosta fu proclamato re di Spagna, ebbe dal nuovo sovrano dimostrazioni di stima e d'affetto, fra cui il conferimento del collare dell'Annunziata. Aderì alla monarchia, ma rifiutò di entrare in una di quelle complicate combinazioni ministeriali che funestarono quel disgraziato regno. Accettò tuttavia di essere nominato duca di Vergara (gennaio 1872). Ma, dopo l'abdicazione di re Amedeo, si affrettò a riconoscere nel Castelar, capo del potere esecutivo, il "veterano della libertà".
Bibl.: Florez, E., Historia de su vida militar y política, Madrid 1843-44; Mariana, La regencia de B. E., Madrid 1870; A. Pirola, Historia de la guerra civil con la regencia de E., Madrid 1889.