ESORCISMO (XIV, p. 340)
Folklore. - Nelle credenze popolari, la pratica degli esorcismi è ancora viva, sotto la forma e il nome di scongiuro. Come l'esorcismo, lo scongiuro consiste in atti e parole che sono ritenuti efficaci a prevenire i malefizî di qualunque natura o ad annientarne gli effetti.
Gli atti possono consistere in: 1. atteggiamenti o gesti, come la mano cornuta, il volgere il deretano, il calare le brache, il mettere fuori la lingua, ecc.; 2. esibizioni di speciali oggetti o di sostanze, come ramoscelli di alloro, di fico, capi di aglio, chiodi di ferro, coltelli, scuri, "pietre del tuono", ecc. (v. amuleto, III, p. 55 segg.); 3. cerimonie per purificare o disinfettare magicamente gli animali, le piante, ecc. I fulmini, i temporali, le trombe marine, che sono creduti dal volgo opera dei demonî o conseguenza delle stregonerie, vengono scongiurati con le armi (si espongono scuri o coltelli sulle soglie o sui tetti, si scagliano frecce, come i Goti, contro le nubi temporalesche, si sparano fucili, ecc.). I suffumigi di erbe aromatiche sono largamente usati per fugare i malefizî dai campi, dai greggi, dalle case, come pure sono adoperati a tale scopo i fuochi, che si accendono in determinate ricorrenze o circostanze con legna speciale.
Le parole consistono in carmi magici per sciogliere le fatture e disincantarle. Rientrano in questa categoria le formule esorcistiche, che cominciano con l'invocazione di qualche santo e sono adoperate nel corso delle pratiche ad accertare l'esistenza del malefizio o a fugarlo. Ve ne sono per ogni genere di mali veri o presunti, contro l'emicrania, la risipola, il dolore di ventre, le malattie degli occhi, ecc. Spesso atti e parole procedono di conserva e l'operatore che recita il carme deve assumere speciali atteggiamenti (tenere nella bocca un briciolo di sale, nella mano una chiave, lambire con la lingua il paziente, ecc.). Talvolta lo stesso maleficiato è a ciò obbligato, con l'entrare in un circolo tracciato col carbone, tenendo sul capo reliquie e ramoscelli di verbena, mentre recita gli scongiuri del caso.