esodato
agg. e s. m. – La riforma pensionistica varata dal governo Monti (d. lgs. n. 201 del 6 dicembre 2011 convertito nella l. n. 214 del 22 dicembre 2011) ha richiamato l’attenzione dei mezzi d’informazione e dell’opinione pubblica sui lavoratori definiti e., quelli cioè che hanno accettato di lasciare il posto di lavoro prima del collocamento a riposo, presentando le proprie dimissioni volontarie a seguito di accordi individuali o collettivi con i datori di lavoro. Tali accordi, per lo più determinati dalle difficoltà contingenti del mercato del lavoro e da esigenze di ristrutturazione aziendale, prevedevano una somma corrisposta come incentivo e risarcimento per il periodo mancante al raggiungimento della pensione. La situazione è stata considerevolmente alterata dal repentino innalzamento del limite di età necessario per il raggiungimento della pensione, lasciando i lavoratori e. senza stipendio, spesso sprovvisti o solo parzialmente provvisti di ammortizzatori sociali, e privi dell’assegno di pensione. Il governo si è detto disponibile a studiare la consistenza del fenomeno e a individuare i meccanismi più opportuni per la sua soluzione. Secondo molti commentatori e opinionisti, l’espressione e. rappresenterebbe un esempio di brutto neologismo del linguaggio burocratico, mal formato perché direttamente derivato dal s. m. esodo come part. pass. di un inesistente verbo esodare. In realtà, le prime attestazioni in ambito amministrativo e burocratico risalgono a tre decreti dei ministri del Lavoro e della Previdenza sociale relativi al «personale e.» degli autoferrotranvieri (rispettivamente del 20 novembre 1989 e del 12 dicembre 1990, firmati da Carlo Donat Cattin, e del 18 dicembre 1991, firmato da Franco Marini). Dopo il 1992, anno in cui l’Istituto per la ricostruzione industriale (IRI) fu trasformato in società per azioni, venne intrapreso un processo di dismissione o di ristrutturazione delle società partecipate che prevedeva un taglio radicale del personale dipendente, rendendo necessario il ricorso a varie forme di incentivazione al pensionamento e al prepensionamento, allora ammesso dal sistema pensionistico. Le testimonianze del verbo esodare e del part. pass. esodato, usato anche come s. m. e agg., sono però anticipate dall’accezione con la quale negli anni Cinquanta del 20° sec. si fece riferimento ai protagonisti dell’esodo istriano o giuliano-dalmata: in seguito al Trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, le regioni dell’Istria, del Quarnaro e della Dalmazia furono assegnate al nuovo governo iugoslavo e coloro che avevano ragione di temerne le rappresaglie furono costretti ad abbandonare le proprie terre. Questa emigrazione di massa (interessò tra le 200.000 e le 350.000 persone), che ricorda per molti aspetti l’esodo biblico verso la Terra promessa, ha poi determinato l’uso metaforico del verbo esodare, nel quale si conserva il tratto semantico di cambiamento guidato dall’aspettativa di una situazione migliore.