ESICASTI (gr. 'Ησνχασταί "viventi nella quiete")
Con questo nome si designano i seguali di una dottrina mistica, praticata specialmente dai monaci Atonili, che nella metà del sec. XIV provocò aspre controversie e agitazioni nell'impero bizantino.
Gli esicasti associavano le speculazioni più elevate a pratiche di rozzo realismo. Per arrivare alla visione sensibile della divinità si rinchiudevano in una cella, espellevano ogni pensiero terreno, chinavano il mento sul petto, fisso lo sguardo sull'ombelico (ὀμϕαλός), trattenendo il più possibile il respiro e ripetendo la giaculatoria: "Signor Gesù Cristo, abbi pietà di me!". L'anima trovava così il luogo del cuore e, dopo dense tenebre, veniva circonfusa di una luce misteriosa, che la faceva partecipe della gloria divina: era la stessa luce che splendette la prima volta sul monte della Trasfigurazione, luce increata, emanazione della divinità. L'esicasmo, procedendo da modificazioni dell'ascetica sinaita e dal misticismo di simeone il neoteologo, con infiltrazioni orientali e della setta dei Bogomili, fu ridotto a sistema e condotto, dopo la condanna nel 1345, al pieno trionfo contro gli attacchi di Barlaam Calabro, di Niceforo Gregora, di Gregorio Acindino, da Gregorio Palama, arcivescovo di Tessalonica, nel sinodo delle Blacherne del 1351: tanto che gli esicasti sono detti anche palamiti. Nella controversia s'immischiarono diversi fattori, come competizioni dinastiche, la continuazione della lotta fra gli zeloti e i politici, e fra il clero secolare e il nonachismo, il conflitto tra le due scuole filosofiche, l'aristotelica adottata dalla chiesa greca e la platonica da essa condannata, l'antagonismo tra le due chiese e civiltà, bizantina e latina. La decisiva vittoria della rigida ortodossia e degli ideali monastici del Monte Athos accentuò il dissidio tra Bisanzio e l'occidente, mentre invece le condizioni politiche, con l'incalzare della minaccia turca, spingevano gl'imperatori a conciliarsi con la Chiesa romana, che giudicavano l'unica autorità ancora capace di bandire la crociata contro la mezzaluna.
Bibl.: Stein, Studien über die Hesychasten, Vienna 1874; G. Papamichael, ? Ο ἅγιος Γργόριος Παλαμᾶς, Pietroburgo-Alessandria 1911; O. Taphrali, Thessalonique au XVIe siècle, Parigi 1913, pp. 170-203; I. Hausherr, La méthode d'oraison hésychaste, in Orientalia Christiana, IX (1927), pp. 97-209; M. Jugie, L'origine de la méthode d'oraison des hésychastes, in Echos d'Orient, 34 (1931), pp. 179-185; L. Fabri, Uno scritto ascetico inedito da un cod. del M. Athos (introd. e testo), Roma 1931.